giovane critica - n. 11 - primavera 1966

14 Quello che no11 è umano non può essere c<illolico, in Giot edi n. 10, 15 ollobrc 1953. p. Il. 15 P. ~Ioni 10:\. /,,e basi filosofiche ciel neorealismo ci11cnwtoF,rafiro ,wlùmo. in Bianco e Nero. giugno 1918, pp. 20-26. 1& lhidt:'111.I mcde-.imi conectti si trovano in una lcllcrn di Frnnrf'•<'O Dorieo a Cirrema nuOLO pubblicala nel numero 63 drlla ri, i,ta -.tc,-.a: « 11 neorealismo, nel suo processo di ricerca dt•lla realtà ( ...] cle,c climo~trarc [ ... ] che il destino dcl1\1omo t.· ~oprattutto e prima di o~ni altr:i cosa quello di essere figlio di D,o [...]. fn.:;omma. bi..,ogna tener conto che l"uomo non si proietta soltanto in po~izionc umana, ma anche in una sfera di,•ina. E il ncorc-aJi..,mo può dare, cosi, una ragione alla crisi che tra- ' a~lia !"uomo da ,livcr!Òc generazioni >). 17 '\'1"\0 G11E1 LI. art. cit. In questa direzione le forzature idcoloeichc « c..,tcrne » all'opera ne falsano spesso il significato, eornc quando si trova in Pt1isà un commosso cc sentimento di pirtà umana e una partecipe accumunazione di vinti e vincitori in un lirico afflato di solidarietà»: dove? forse durante la !uci1.-:zionc--.ommaria del faccista, nell'episodio fiorentino del film? li I.a s<"eneggiaruradel film neorealista, in /.'Unità, 24 agosto 1955. ora in enitii e grcuule=.=.aciel cinemll. Roma 1962, p. 193. 19 /I /1/one idealistico della critica del neorealismo, in GioL'Crne critico. dicembre-gennaio 1963_.6 I, p. 53 e sgg.; "· anche: Problemi cli teorie, generale ciel neorecilismo. in Cinenrn. Libro quinto. ~lilano 1961. Per i limiti della posizione di Oldrini v:11e lo s, iluppo di queslo lavoro. ::zo :'\1:\0 G11ELLI. art. cit. 2. Ciò che colpisce maggiormente nell'attività degli uomini di cultura nell'immediato dopoguerra è il fervore appassionato, lo slancio ricco di speranze P di ottimismo, la volontà di riguadagnare il tempo perduto che caratterizzano ogni programma e ogni iniziativa. Se pensiamo alla atmosfera chiusa del prcccdenk ventennio, alropprcssione esercitata pesantemente dalla dittatura fascista e ~ certamente diversa ma grave anche essa - dall'egemonia crociana, comprendiamo meglio lo forzo di quegli anni per svincolarsi dalle remore pro,·incialistichc, dalle soggezioni e dalle ipoteche di un recente passato. I nostri intellettuali, cui la partecipaziona alla Resistenza aveva conferito nuova e «mondana» dignità, intendevano far valere i loro diritti anche in periodo di pace, quando si trattava di ricostruire il Paese e 20 sembrava impossibile che non v, contribuissero anche il soHio e l'energia liberatrice di una cultura nuova, di una razionalità vivificata e concreta. Due clementi caratterizzano sostanzialmente la situazione descritta: da una parte il desiderio, il moto di rinnovamento; dall'altra - in conseguenza e in stretto rapporto con questo - il tentativo di configurare piu solidi nessi e interazioni tra cultura e politica. C'era insomma, un'ansia di « ri coprire le numerose zone proibite che [ ... ] [le imposizioni precedenti] avcrnno contribuito a delimitare e isolare. L'entusiasmo della curiosità repressa fece muovere allora la ricerca nelle piu disparate direzioni, in un lavoro febbrile di aggiornamento. Ci si accostò cosi con mente vergine e con rinnovalo interesse - nell'intento di far fare alla nostra cultura un bagno europeo, anzi mondiale - al marxismo, nelle sue piu recenti formulazioni, come all'esistenzialismo, al pragmatismo come al neopositivismo, al personalismo cattolico, all'operaismo della Simone Wcil, alla narrativa americana, all'espressionismo, al cinema; ci si interessò agli sviluppi e ai risultati cui certe discipline - quali la psicologia e la sociologia - erano pervenute all'estero; si tentò di mettere a fuoco in termini rinnovati problemi antichi ( per esempio quello del Sud); si avviarono a esplorazione zone del 'primo ' Risorgimento che tradizionalmente la storiografia idealistica aveva lasciato in ombra ( Cattaneo, Ferrari, Pisacane) »1 • Ciò poneva immediatamente il primo problema per un.i cultura creatrice di nuove funzioni e di nuovi valori, che rappresentasse la coscienza « non delle pure soluzioni ideali, ma dei problemi concreti della vita umana »2 • Insomma l'intellettuale non doveva soltanto « cercare », elaborare o chiarire entro un àmbito concettuale, quasi fosse membro di una sacra casta; bensi collaborare a costruire una nuova società, agire in essa: « il savio deve contribuire a ridare il senso e la coscienza umana in cui sia po ibile vivere degnamente [ ... ] circola ovunque anche nelle persone in apparenza piu disimpegnate, un impegno preciso, una polemica e una decisione»'. Quello « impegno» che poi significava, per l'artista, la volontà

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