Da parte sua, invece, tutta o quasi la critica « di sinistra » ha cercato di individuare fra neorealismo e Resistenza (antifascismo) dei nessi organici, delle articolazioni che rispecchiassero dialetticamente una medesima dimensione. Il suo limite di fondo è stato però quello di rapportarsi sempre ad una realtà, l'antifascismo, considerato tutto sommato in modo acritico - non storicistico - sul piano dell'apologia, e usando comunque gli strumenti conoscitivi dell'antifascismo stesso. In questo senso crediamo ci sia stata carenza di analisi, da parte di una generazione critica, della propria formazione, dello stato funzioni e limiti di tutta una cultura - quella uscita dall'antifascismo -, e dei suoi rapporti con l'antifascismo « politico » che ne era il sostrato, e ne rappresentava in un certo modo il momento pratico, cioè la mediazione tra attività intellettuale e realtà concreta. Tale « vuoto » ha impedito finora sia un 'esatta collocazione del neorealismo nei termini reali ( storici) in cui operò, sia il rinnovamento degli strumenti ideologico . critici di fronte alle attuali contraddizioni della vita sociale e culturale. Per questi motivi ci chiediamo: che rapporti ci sono fra il neorealismo e la cultura dell'antifascismo? e, anzitutto, quali sono le caratteristiche e i connotati di quella cultura? 1 Il Convegno di Parma, testimonianze, in Rivista del cinema italiano, marzo 1954, n. 3. 2 Dario Persiani, Villorio Stella, P. Gadda Conti, Mario Gro• mo e altri. 3 « Condizione necessaria della poesia, qualunque sia la poe~ tica su cui si fonda, è unicamente L'attività fantastica», in Lo Spettatore Italiano, gennaio 1953, p. 16. 4 DARIO PERSIANI, art. cit. Su queste posizioni si trova anche Vittorio Stella: « [. .. ] realistica è, nella sua essenza, la natura dell'arte, in quanto assolutamente essa sfocia nell'espressione del reale e, in questo, costituisce appunto una delle forme, quella fantastica, in cui lo spirito tesse la trama dello propria vita» ( Ra,segna del film, 1953, n. 18). Lo Stella si dichiara d'accordo con Ragghianti nel concepire il mm come linguaggio che tende « essenzialmente alla liberazione nell'arte » pur non escludendone, come ,trumento, le funzioni pratiche e concettuali. ' DARIO PERSIANI. in Lo Spellalore lta/it,110. aprile 1952, p. 181. 6 Pn:no GADDA CONTI, in /...,a nuova antologia. settembre 1955, p. 73, "· anche M. Gromo: « [. .. ] definire quei film con la formula del neorealismo sarebbe un po' sbrigativo [. .. ] appartcn• gono semplicemente a un comune periodo, accertabile con l'ovvio criterio della cronologia. e individuabile nelle molteplici premesse a111bie11rali [ •..] » (Cinema i1a/ia110. 1954, p. 99). 7 V1TTon10 STELLA, art. cit. • « [ ... ] [Si potrebbe pensare] che questo alternarsi di realismo e di naturalismo non sia che la formulazione, nei termini cli una particolare poetica. cli una legge comune a ogni espressione artistica, e cioè il ricorrente cristallizzarsi della poesia in lcltcratura )), 0Alll0 PEHSIANI, in Lo Spettatore Italiano, gennaio J 953, cii. 9 <<[. •.] Condizione essenziale affinché il cinema italiano continui a vi\'crc è che esso rinnovi costantemente le proprie scelte poetiche n ( DARIO PERSIANI, in Lo pettalore ltalicwo. giugno 1952, p. 283). Un esempio perlomeno sconcertante di soggettivismo cui sembrano pcn·enirc queste posizioni, è in Mario Gromo, di cui riportiamo alcune considerazioni su Rossellini: « È stato artista quando una immediata realtà lo urgeva [. .. ]. Poi l'essere stato do- \'unque riconosciuto ccl esaltato come l'iniziatore del cosiddetto neorealismo, deve crverlo molto impen..sierito; e si è allora cosi retto a inseguire slranc tenta:io11i di film, lavorandoci con una sicurezza di mestiere che. fine a se stessa, non poteva non cadere nel convenzionale. l\fa si traila pur sempre di un regista fra i piU dotati (. .. ] e può certo ancora darci delle sorprese, basterà rhe torni ad ascol1<1re se .stesso>) ( in Cinema itana110, 1954, pp. 111-112). Do\'c il mito dcli'« autonomia» ser"c in sostanza ad eludere c coprire, ogni seria e concreta spiegazione. 10 e< L'arte, non a\'endo altra finalità ohre se stessa quale pura formalità. è indipendente come valore dalla storia [ ... ] » ( '1No GHELLJ. Cinema e Re.sisten:a, in Rivista del cinematografo, 1955 n. 6, p. 11). 11 V., in generale, L'Osservatore Romano, Civiltà cattolica, Disco rosso. 12 V. anche ANDREOTTI, li film ila/iono nella polemica parla• rnentare, in Bianco e Nero. 1948 n. 10. Va ricordato qui il pesnnte e volgare nllacco sferrato io quegli anni da Indro Montaoclli, su1 Corriere ciel/a Sera, contro il neorealismo accusato di presentare gli italiani soltanto come « disertori » e «ladri» ( di biciclette e galline). Montanelli, si sa, è uomo d'onore, e certamente " spingerlo furono motivi culturali o il buon nome degli italiani all'estero. 13 Neorealisti a convegno, in La Fiera Letteraria. 13 dicembre 1953. - 19
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