giovane critica - n. 11 - primavera 1966

O a qualche tempo il discorso sulla crisi della critica cinemat.ografica italiana si fa più insistente, e piu frequenti le occasioni di dibattito o di scontro: che sono qualcosa di pos11lvo, indice di vitalità, si sente dire. Tuttavia se andiamo a rileggere le discussioni e le polemiche di una decina di anni fa - ad esempio quelle sulla « revisione critica », sullo « specifico filmico », su Se~o e il realismo, ecc. - scorgiamo in esse un grado di passionalità, una volontà di rinnovamento, una ricerca delle cause che - al di là del giudizio di merito su quelle vicende - oggi sembrano del lutto mancare. Anzi, se volessimo stabilire un termine per definire la situazione alluale, non sapremmo trovare di meglio che parlare di « stanchezza »: cioè esaurimento, sbandamento. Si ha quasi !"impressione che la nostra critica cinematografica viva ormai alla giornata, che le analisi dei film - più 'l meno acute, piu o meno serie - si riducano ad un fondamentale empirismo nel senso della carenza di nessi organici intesi a legare il giudizio sul singolo film ad una piu generale impostazione culturale, a radicarlo insomma ad una precisa ideologia. Su un terreno cosi debole si afferma sempre piu la pressione ideologica del neocapitalismo, tendente nella sua sostanza a ridurre ogni analisi e attività culturale, da una parte, a studi quanto piu possibile « scientifici », « positivi », io cui la tecnica e la specializzazione valgano soltanto « all'interno » dell'oggetto esaminato, e coprano - neghino - il « senso » il « valore " generali; dall'altra, ad impostazioni richiamantisi all'universalità dei valori e all'oggellività della cultura, di impronta genericamente « umanistica ", cui è negata ogni praticità e « funzione », e quindi facilmente integrabile ( integrata). La nostra critica cinematografica sembra oscillare fra l'incapacità di concepire motivazione ideologiche nuove e la implicita coscienza che le vecchie ragioni sono ormai insufficienti. Tale stasi e sbandamento non toccano solo il mondo della critica, ma rimandano a qualcosa di piu complesso - che è la gravissima crisi ideale ( e pratica) che investe la politica culturale ( e la politica tout court) del movimento operaio italiano nei confronti del neocapitalismo. Ma, a voler rimanere nell'àmbito cinematografico, possiamo indicare due modi diversi di porsi di fronte a questa crisi: uno I assume come punto di vista quello del critico tradizionale, dello specialista, che si lamenta delle attuali difficoltà, non cerca nemmeno di spiegarne i motivi, perché troppo « teorici » e « culturali », e richiama ad una specie di fedeltà al mestiere; l'altro sceglie la strada dell'analisi rigorosa, del riesame di ogni posizione e della capacità di ciascuna di incidere positivamente nell'odierna realtà sociale e culturale; cerca i suoi fini, fa le sue scelte con una seria coscienza dei legami esistenti Ira ogni àmbito speciCico e tutto ciò che tradizionalmente si definisce« eteronomo >>; e si assume anche il rischio di una « paurosa genericità »', se questo è necessario perché si possa ristabilire un comune destino tra i giudizi critici e la propria po• sizione nella società. Perché allora il neorealismo? Per qual motivo si è scelto il fenomeno neorealista come spunto, direzione di indagine? A buon dirillo il neorealismo viene definito come la « stagione d'oro » del nostro cinema, il suo punto piu alto, che ha fatto conoscere in tutto il mondo i nostri registi. Ma non è solo, e non tanto per tali ragioni che ci accingiamo a questa analisi. Pensiamo infatti che il neorealismo sia il centro, il punto nodale che ci permelle di verificare: I) La sostanza e la formazione della nostra critica cinematografica, i suoi rapporti con la cultura del dopoguerra, le sue componenti ideali e pratiche. Il) La capacità o incapacità da parte della critica suddetta di rinnovarsi in senso « qualitativo » di fronte alla crisi del neorealismo e della cultura dopo gli anni '50. Ciò rappresenta il passato prossimo dell'oggi. E noi crediamo che soltanto da un profondo ripensamento di qnelle vicende e dell'eredità che ne deriva, soltanto da una comprensione spregiudicata che storicizzi concretamente origini e funzioni, la nostra critica cinematografica potrà forgiarsi degli strumenti atti a inserirla attivamente nelle attuali contraddizioni: « un rinnovamento concreto e concludente dei discorsi sul neorealismo [ ... J può forse gio- -15

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