giovane critica - n. 11 - primavera 1966

gniloquente e retorico » gli appariva « poco serio, inutile e a volte persino moralmente sospetto ». Particolarmente vicini alla sen~ibilità del poeta sono adesso i villaggi, le casette, i piccoli porti e i traghetti della provincia russa, e con essi i sentimenti sinceri, la gente comune dedit:i ai lavori piu semplici. La natura stessa cerca rispondenza in questo ambiente: il tabacco profumato evoca l'immagine di un fuochista in riposo, la primavera indossa un giubotto imbottito e si trova un'amica nella stalla [ ... ]. Parallelamente vediamo esprimersi nella lirica di Pasternak le sue teorie - che hanno ormai assunto una forma definitiva - sul destino e sulla vocazione dello uomo, sul suo posto nella storia. La persona umana, secondo il poeta, è al tempo stesso la depositaria di altissimi valori morali e un'apparenza insignificante ( l'ordinario e il geniale sono strettamente legati - pensa Pasternak - ed ogni uomo, in potenza, è geniale, ma l'ingegno è semplice, riservato); la persona umana vive oscuramente, di una profonda vita interiore, e dona volonta• riamente se stessa per il trionfo della vita intesa nel suo significato piu vasto, e cioè della storia, della vita universale. Fra « microcosmo » e « macrocosmo », secondo Pasternak, esiste un legame profondo, e per questo ogni singola persona ha un valore assoluto, purché però si trovi in armonia, e non in contrasto con la vita. In una lettera al poeta Kajsyn Kuliev, scritta il 25 novembre 1948, egli cosi riassume le sue opinioni sul destino dell'uomo dotato d'ingegno: « È singolare il fatto che il talento innato sia come un modellino dell'universo immesso nel cuore umano fin dalla prima infanzia, un manuale scolastico che insegna a capire il mondo dal di dentro, nel suo aspetto migliore e piu sorprendente. L'ingegno porta al senso dell'onore e al superamento della paura, in quanto rivela quale elemento fondamentale lo onore stesso sia nel grande dramma della vita. L'uomo dotato sa quanto la vita si arricchisce quando è illuminata da una luce piena e giusta e quanto invece perde se è immersa nella semi-oscurità. E il suo stesso interesse lo spinge ad essere fiero e ad aspirare alla verità. Questa posizione nella vita, rn se stessa feconda e felice, può anche risolversi in una tragedia, ma questo ha un valore secondario [ ... ] ». [ ..."I La lirica del tardo Paslernak gclla sulla posizione del poeta nei conl:ronli del mondo e della poesia una luce alquanto diversa da quella della sua lirica precedente. L'idea della (unzione etica della poesia è ora assolutamente predominante, sebbene egli non ces,i di credere nella capacità del poeta di cogliere un'immagine vivente della realtà ( va d'altra parte ricordato che l'esigenza etica era stata sentita da Pasternak anche in pas• salo). Mentre un tempo l'estetica di Pasternak era dominata dal concello della « poesia-spugna », e cioè di una poesia destinata ad assorbire la realtà, piu tardi, pur senza rinnegare tale principio, egli pare attratto da una altra idea: « il fine ultimo dell'allività è il dono di se stessi [ ... ] ». Contemporaneamente, nelle ultime opere di Paslernak vediamo determinarsi e dominare la coscienza di avere assolto la propria funzione storica. Da tale coscienza traggono origine, in particolare, quella tonalità straordinariamente luminosa e quel fondamentale senso di fiducia nell'avvenire che - se si eccelluano poche poesie in cui aHiorano noie tragiche - caratterizzano la sua lirica piu recente. Tanto nella sua concezione storico-morale quanto nella sua visione dei compiti dell'arte, Pasternak, pur contestando a volte alcune delle premesse e delle esigenze del nostro tempo, rivela tuttavia tratti, opinioni ed esperienze che lo avvicinano molto ad esso. « Tu sei la periferia, non un ritornello », ha detto Pasternak della poesia. Quest'ultima, cioè, deve abbracciare la realtà aderendole strettamente, ma non la deve ridire parola per p3· rola, non deve ripetere all'infinito la verità che ormai tutti conoscono. Questa analogia - la cui strullura è tipica di Pasternak - rende in una certa misura anche il carattere del rapporto di affinità-divergenza che intercorre fra il poeta e il suo tempo. [ ... ] Andrej Sinjnvekij ( lradu:ione di !ti. Fabri.s] - 13

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