giovane critica - n. 10 - inverno 1966

può essere infinitamente complesso, poiché in esso opera gran parte delle nostre esperienze precedenti di questi animali. Pcn ando distintamente ad oggetti come 'cerbiatto ', il nostro contesto diventa specializzato, e debbono e- ere implicate solo quelle proprietà che sono comuni agli altri membri della classe in questione. Gli altri non debbono andare perduti, ma possiamo tuttavia convenire sul fatto che esiste in essi una forte tendenza a scompa· rire, cosi che essi saranno certamente, e a buon diritto, dimenticati, in tutti gli atti di distinzione veramente diUicili. All'estremo della coscienza, più lontana dall'attenzione analitica e astratta, sono possibili molti stati mentali, secondo la specie e la vastità del contesto, cui ap• partiene l'e perienza in questione. Tale stato può essere semplice, come quando siamo impegnali in una normale attività percettiva, come il gettare i dadi, o prevalentemente emozionale - balzando all'irrompere dei motociclisti, per salvare la pelle, possiamo sperimentare ancora i semplici palpiti di un'esperienza pura e incontaminata. Ma alcuni di questi stati concreti, immediati, non intellettualizzati della vita, posseggono, nella loro specificità, una complessità e ricchezza che nessuna attività intellet• tuale può eguagliare. Tra questi figurano prevalentemente le esperienze estetiche. Molti di quelli cui si rivolgono !"appello all'immediatezza di Bergson, e la sua insistenza sui tesori che attendono chi la riguadagnerà, ammetteranno che questo è il motivo per cui sembra loro che Bergson descriva ciò che avviene quando raggiungono il punto piu alto della C!-Jnlemplazione artistica. Dal punto di "ista della psicologia piii o meno convenzionale non possiamo entrare nei particolari di ciò che accade in que• sti stati di cenestesi 19 • Tuttavia, da questo punto di vista, è indiscutibile che i piu importanti di essi derivano il loro valore dal modo caratteristico in cui sono messi in opera gli impulsi che rappresentanto l'esperienza passata, che ha formato chi contempla. In un senso preciso, quindi, anche se formulabile io modo molto piu elaborato, gli stati di contemplazione estetica devono la loro pienezza e ricchezza all'opera del78 - lu memoria; non della memoria ristretta e specializzata, quale è richiesta dalla referenza, ma dalla memoria che agisce liberamente per allargare ed estendere la sensibili• tà. In tali condizioni si è aperti ad un complesso di sii• moli piu ampio ed eterogeneo, una volta che siano state allontanate le inibizioni che canalizzano normalmente le nostre risposte. Non è strano che questi stati siano stati spesso de• scritti come stati di conoscenza, in parte grazie ad alcuni dei loro caratteri, che abbiamo descritto, - una sensa· zione di rilassamento e soddisfazione non dissimile dal riposo che segue ad uno sforzo intellettuale coronato dal successo, anche se originata da cause del tutto diverse - ed in parte per altri motivi. È quasi irresistibile la tentazione che prende un filosofo, ehe studi un argomento con particolare passione, di servirsi di tutte le parole più adatte ad attirare l'assenso sull'importanza di esso. Dun• que, ogni staio mentale verso cui si è animati da grande interesse deve essere chiamato 'conoscenza·', dal momen• to che nessun altro termine della psicologia ha un tale valore evocativo. Se questo stato mentale è molto diverso d:i quello solitamente cosi chiamato, la nuova ' conoscenza ' sarà opposta alla vecchia, e sarà esaltata come cono• scenza di natura superiore, piu reale ed essenziale. Questi sguardi periodici all'estetica sono comuni nella storia del• la filosofia. L'istanza finale di Kant, e la tentata annes• sione dell'estetica da parte dell'idealismo, ne sono gli esempi piu recenti. È ragionevole perciò suggerire che solo comprendendo la duplice funzione, simbolica ed emotiva, della parola ' conoscenza ', è possibile rimuovere la difficoltà che sta all'origine della controversia tra intuizionisti e intellet· tualisti, una volta cioè che si sia sfuggiti agli pseudoproblemi sorti dalla confusione dei termini, e che si sia negato ogni credito alla illusoria promessa di un nuovo cielo e di una nuova terra, avanzata piuttosto debolmente dei bergsoniani. Negare che la ' conoscenza virtuale ' sia conoscenza in senso simbolico non implica in nessun modo una rinuncia allo stato mentale cosi denominato ( secondo l'opinione qui sostenuta, esso è uno stato, o

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