giovane critica - n. 10 - inverno 1966

2 /vi, pp. 414-415. ' lvi, p. 412: « [. •.] dal fatto che gli antichi non pensassero, nella loro mitologia, a ciò che noi ora vi trovia• mo non consegue affatto che le loro rappresentazioni non siano, e non deb. bano quindi essere considerate in sé come simboli; giacché i popoli, nell'cpo• ca in cui creav:rno i loro miti, vivevano io condizioni esse stesse poetiche, prendendo quindi coscienza del più profondo del loro intimo non' in forma di pensiero, ma nelle ligure della fantasia, senza separare le rappresentazioni astratte generali dalle immagini concrete. Che le cose siano realmente cosi, è quello che qui dobbiamo essenzialmente fissare ed accettare, sebbene non sia da escludere che si possano spesso insinuare io questo genere di spiegazioni simboliche, come nelle ricerche etimologiche, delle combinazioni semplicemente artificiose, ingegnose». 6viene scartato e distrutto »2 • In questo breve trailo, Hegel a suo modo afferma una verità estetico-scientifica fondamentale, che nell'imponente trattato estetico del filo ofo tedesco trova séguito soprattutto a un grado generico ( nel senso cli un'avvertenza solo formale, di un « alibi » speculativo), ma che comporta o richiede chiarimenti ulteriori e degni di considerazione. Per noi, essa significa soprattutto che: 1) lo Zeus di Omero, in quanto idea poetica, non solo non sopporta iJ peso - estraneo e inerte - di un astratto confronto teologico, ma è tale da riassorbire, ai fini della sua parte poetico-contestuale, lo stesso - obbligato - nesso storico con lo Zeus della mitologia: poiché, ad esempio, là dove Omero dice: « 'H xai xvavÉ!)OlV ln' Ò<pf?UOl vEùoE KQov(wv/ .... », l'idea poetica della quieta e propizi'.! terribilità del cenno delle ciglia che fa scuotere l'Olimpo non è peri· frasi o aggiunt<i esornativa alla concezione della potenza e dell'autorità di Zeus, ma è - rispetto allo Zeus della mitologia - una conferma in funzione di una trasgressione qualitativa (l'invenzione di un diverso significato), cioè un'idea che assume dialetticamente il suo precedente mitologico in un diverso ordine contestualc·significativo; 2) le opere dell'arte « bella » in tanto si oppongono a una traduzione generica del loro contenuto determinato in quanto tale traduzione, infrangendo o eccedendo la loro legge interna, coinciderebbe con la negazione della loro signiCicazionc speciEica e quindi della loro stessa ragion d'essere; e però la chiusura estetica che nell'opera d'arte si riscontra al li vello dell'astrazione generica appare inevitabile e totale, ma non è altro, per noi, che l'indice speculativo della complessità del legame storico-dialettico su cui poggia la logica specifica ( l'organicità contestuale) dell'opera stessa. A questo segue, per un lato, che, ove sia inteso nel senso veramente scicn• tiCico, libero cioè da riserve speculative, il riconoscimento hegeliano di cui sopra è tale da eliminare il bivio metodologico già prospettato, poiché comporta non una semplice abilitazione ma l'obbligatorietà, sia pure non esclusiva, dell'accertamento storico-Eilologico ai fini di un'esperienza estetica scientifica in senso proprio. D'altro lato risulta inequivocabile che, in quanto inipone come essenziale la scelta opposta•, il programma concellualistico di Hegcl non può di per sé produrre eh~ un discorso estetico disposto iperbolicamente a vani/ icure l'esteticità dei suoi oggetti. L'opposizione dei due procedimenti si configura insomma, secondo un obbligo rituale interno all'àmbito filosofico hegeliano, come un'alternativa solo apparente o fittizia, destinata a dileguarsi cli fronte all'urgenza e alla prcpo• lenza del disegno unitario-onnicomprensivo e a lasciar quindi via libera a una fu. ga speculativa dall'arte stessa; come dire che, nel momento stesso in cui vede e addita il luogo autonomo della rappresentazione artistica, Hcgel antepone alla via che porta all'opera d'arte la via che ne ollontana, cioè finisce per avvantaggiare - 11 scapito del metodo propriamente estetico ( eh 'è insieme storico e scientifico, in nesso reciproco) - il metodo dell'astrazione speculativa, che riguarda gli og-

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