giovane critica - n. 10 - inverno 1966

sione. Se in generale ogni parola, o frase, o tipo di ' élan vital ', • analisi puramente logica' ...che può essere usata come bandiera " o come una mazza ferrata, o in entram· bi i modi, deve essere adoperata senza che ne derivino danni, è necessario che queste due funzioni del linguag· gio siano comprese chiaramente e costantemente. È inutile tentare di sterilizzare i nostri strumenti prima di studiare le abitudini dei batteri. Neppure la matematica è libera, nel suo complesso, da complicazioni emotive; esse sembrano essere parti di essa, ma il sollievo con cui i matematici guardano alla mistica ( « Anche se le cose non esistessero affatto, esisterebbe egualmente la proprietà di un numero di essere divisibile per 107 ») quando ne considerano i fondamenti, mostra quale sia realmente la situazione. L'insegnamento di Bergson intorno alla natura della conoscenza è una delle discussioni meglio conosciute sulla funzione del linguaggio. Citiamo da una recente esposizione: « Il compito della filosofia, secondo Berg• son, non è quello di spiegare la realtà, ma di conoscerla. A questo scopo si richiede una specie diversa di lavoro mentale. L'analisi e la classificazione, invece di accrescere la conoscenza diretta, tendono piuttosto ad allontanarsene » ". Cosi come lo stesso Bergson dice: « Dal campo infinitamente vasto della nostra conoscenza virtuale ab· biamo scelto, per tornare alla conoscenza reale, tutto ciò che riguarda la nostra azione sulle cose; abbiamo trala· sciato il resto » 18 • Il suo espositore continua: « La disposizione di spi· rito che si richiede per spiegare i fatti è opposto a quella che si richiede per conoscerli. Da questo punto di vista puramente conoscitivo i fatti sono tutti egualmente importanti, e non possiamo consentire ad una discrimina• zione di essi, ma, ai fini della spiegazione, alcuni fatti sono pili rilevanti di altri, perciò, invece di conoscere semplicemente, tendiamo a concentrare la nostra attenzione su questi fatti, dotati di utilità pratica, e ad omettere tutto il resto » 11 • I procedimenti esplicativi, quali sono stati descritti -da Bergson, somigliano moltissimo a ciò che abbiamo chiamato referenza, quando questa è sorretta dal simbolismo. A causa della sua particolare teoria della memoria, tuttavia, egli non è in grado di utilizzare i fenomeni mnemonici, il cui uso è essenziale, come abbiamo visto, al fine di sfuggire al misticismo, anche quando riguarda questo tipo di • conoscenza '. La altra specie di conoscenza, o ' conoscenza virtuale ', la co• noscenza che è 'durata creatrice', l'unica specie di co• noscenza delJa 'realtà realmente reale', i bergsoniani ce lo consentano, è, come egli la presenta, inevitabilmente mistica. Non solo perché ogni descrizione di essa porrà l'espositore in contraddizione con se stesso - come abbiamo visto perviene a queste conseguenze chi pretenda cli non voler usare un ortodosso apparato simbolico " - ma anche perché esso richiede un iniziale atto di fede nelJa esistenza di un vasto universo di ' conoscenze virtuali ', che, in realtà, è ignoto. Nondimeno, chi non pos· siede una fede di questo genere, e segue soltanto l'am· monimento dei bergsoniani di trascurare i termini effettivi delle descrizioni date per compiere invece un 'atto di sintesi ', può facilmente giungere alla convinzione di capire la natura della • conoscenza virtuale', e di possederla persino. Abbiamo precedentemente sottolineato ( p. 81) che la conoscenza, intesa come referenza, è quanto mai indiretta, ed abbiamo anche detto che, pur essendo riluttanti ad ammettere che il nostro rapporto mentale col mondo non sia né diretto né completo, ma al contrario distante f' schematico, la nostra riluttanza tuttavia potrebbe esser vinta dallo studio dei rapporti conoscitivi reali. Anche questi sono in gran parte indiretti, ma capaci di una completezza di molto maggiore. Quanto pili chiara e distinta diviene la referenza, tanto piu esile si fa il legame con l'oggetto della referenza, relativamente ad una referenza simile ma meno perfetta. Possiamo accettare tutto ciò che Bergson dice sulla tendenza verso una esatta, anali• tica, attenzione nel distinguere, per ridurre il nostro rap• porto solo a ciò di cui ci occupiamo. Inoltre Bergson ha ben posto in rilievo l'azione esplicativa del linguaggio nel rafforzare e portare all'estremo limite questa tendenza. Pensando per es. a dei conigli, il contesto implicato - 77

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