cli parte, senza contestare il sistema? Comunque Bascvi si proclama « d'accordo con il 'discorso Cln' di Schacherl su Rinascita ». Essa non valuta la dissennatezza politica di chiedere che il centrosinistra, che spacca il movimento operaio, [accia invece il Cln nel teatro, ossia includa in un centro di potere, i comunisti e le forze eversive. Il cen• trosinistra organizza, anche nel teatro, la socialdemocra• zia e il sollogoverno come base e copertura del neocapi• talismo: ad esso, dunque, va la delega del potere nella politica delle alleanze. Delega che, invece, organismi e grup• pi operanti dal basso, spesso nella periferia del paese, si rifiutano di concedere. Alcune di queste spinte, meticolosamente documentate, filtrano anche nella stampa•. Rina• scita pubblica due lettere di giovani comunisti. La prima ( di O. Da Riz di Terni, 30 ollobre '65) pone in discus• sione la valutazione ollimistica degli Stabili, giudicati or• mai integrati al sistema per dichiarazione dei loro stessi autorevoli dirigenti, e difende l'idea di un teatro del sistema. « Secondo me, non si tratta di appiccare etichette o ripetere esperienze fallite. C'è la possibilità di porta1:e avanti un nostro discorso in campo teatrale. C'è, di piu, l'e• sigenza di mostrare la validità delle nostre convinzioni, anche in questo campo, coram popnlo. C'è, ancora, la necessità di approfondire la ricerca in questo settore all'inter• no del partito prima, e verso l'esterno poi ( di qui anche la necessità del recupero di questa esigenza anche al di fuori del movimento operaio). C'è, infine, il bisogno da parte nostra ( mia almeno) di dire una parola chiara alle nuove generazioni che sono in pratica abbandonate a loro stesse e soggette alle piu diverse sollecitazioni alienanti che l'industria culturale non tralascia di sfruttare. Non credo che sarebbe una buona politica né che potremmo coglier~ frutti proficui se lasciassimo cadere anche questa possibilità "· Schacherl rispondeva frettolosamente dando del provinciale al suo interlocutore e ribadendo senza l'ombra di un argomento le sue posizioni: anzi, cambia le carte in tavola accusando il giovane di demolizione totale del passato e di pretendere la riesumazione del vecchio teatro di massa dedito alla celebrazione. Seguiva la seconda lettera ( S. Ragni di Perugia, 20 novembre): « Scbacherl ' intende per teatro di parte solo qualcosa del tipo ciel teatro di ma•sa, tristemente nolo infalli per il suo populismo e per la sua retorica celebrativa ispirala al bolso realismo socialista del teatro staliniano r..).. Poniamo dunque a Schacherl questa domanda: come comunista crede ne• ccssario esprimere col teatro la nostra concezione del mondo e la critica di fondo alla ocietà borghese che essa con• tiene? Se si, crede davvero che gli Stabili, per quanto migliorali, possano mai assolvere questa funzione? D"altronde, se sentiamo questa esigenza, insuccessi e di({icoltà pra• tiche non po ono spaventarci, per quanto enormi es i sia• no - e non lo sono affatto [ ... ]. Obiella Schacherl che un simile discorso ci isolerebbe, e invece, secondo lui, il dialogo trova la sua sede piu adalla proprio nel teatro. Qui hisogna chiarire quale concezione del dialogo si abbia: se una concezione di vertice, come la propo la dei Cln teatrali mostra chiaramente, o di base popolare. Credo che quest'uJ. tima sia l'unica congeniale al teatro. Un'opera di rollura aperta si pone in dialogo col pubblico che la rice,,e, dia• logo che può divenire concreto alla fine dello stesso spella• colo, o sulla stampa, o con un'opera di segno contrario, ma sempre a contatto diretto con la mas a degli spettatori. Parlare di isolamento in questa prospeltiva diventa ridicolo ». A questi argomenti di base si evita la risposta immediata e i rimanda al numero del Conternporaneo della sei• timana successiva, dedicalo ai problemi del teatro. In questo numero (Il Contemporaneo, n. 11, novem• bre 1965) del dibattito precedente non si dice nulla, Iran• ne qualche fuggevole accenno mascherato fra le righe, e nessuno spazio viene dato agli oppositori. Parlano solo i direttori dei teatri municipali piu importanti. ella premessa Schacherl ripete punto per punto le note posizioni, ormai, pare, acquisite dal partito. Aggiunge che la linea mirante ad una rete di teatri a gestione pubblica ha le sue origini nella Resistenza. È stata questa base, assicura, « che ha procurato un'azione sempre di opposizione, di contestazione, sia nei confronti della restaurazione capi• talistica, sia nei confronti del processo di massificazione culturale che si veniva delineando ». Al quadro della politica culturale per il teatro mancava la fondazione nella -71
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