giovane critica - n. 10 - inverno 1966

nuove. , ioleutc e scabrose. li ritmo teatrale convenzionale ~i rompe, a: la durala dello spellacolo si amplificava. Emcr• gcrn la prevalenza dell'elemento visivo sull'elemento propriamente drammatico ( la parola), nella persuasione che una co,a possa c,,erc rappresentala dai riDessi del contorno e che le immagini complementari possano tenere il luog.:, dclrimmagine centrale. Lo spazio scenico era pieno com.: un fotogramma, curalo allo stesso modo in ogni partico• lare. La parola si cli tacca,·a dal testo e diventava una parie di , i,ione e di azione, di pantomime o di pause in cui gli oggclli erano quasi inquadrati da una macchina eia pre- ,a. come nell·cquil'nlenle del primo piano cinematografico ( che sla\'a in quel portare avanti, verso il pubblico, i particolari e gli oggetti della « visione >>). Poco per l'Olta il teatro entra nel quadro della programmazione go,.ernativa, che concilia, nel sistema, R. Paonc-. paladino clcll'irnpresariato privalo, con P. Gras.si, organizzatore ciel teatro « servizio pubblico », e poi i due con D. Fabbri. mandarino callolico. Intanto era stata rimossa la clispo izione che limitava ai capoluoghi con 011mcro cli abitanti superiore ai seicentomila la possibilità cli fondare un teatro stabile che fruisse dei contributi dello lato. A Roma il Teatro Stabile diventa, su proposta democristiana. uno dei primi impegni della giunta di centros;. nistra. La politica di dirigenza culturale e di accentramento burocratico nei confronti del teatro sfocia, in cruesti giorni, nel progcllo ministeriale di nuova legge sul teatro di pro5a, Il finanziamento raddoppia: da uno a due miliardi di lire. Poca cosa ma il giuoco dell'integrazione viene condotto sagacemente. Da una parte si mantiene in vita l'impresariato pri,·ato. non con l'a6olizione dei diritti erariali ma con forti incenlil'i finanziari ad iniziative private parassitarie, politicamente garantite ( ad es., speciali contributi a compagnie che facciano capo a teatri « di particolare tradizione »). Dall'altra parte si proclama la funzione pilota dei Teatri tabili, denominali « a gestione pubblica », come " principali strumenti per la diHusione del teatro di prosa otto forma di pubblico ervizio »: anche se la norma che ne legittima la costituzione nei capoluoghi di regione con almeno trecentomila abitanti esclude dal teatro intere re68 - gioni del nostro paese. Tra le due parti giostra il centro ministeriale burocratico, adoperando due strumenti: il Comitato di coordinamento composto dai direllori degli Stabili e presieduto dal Direttore Generale del Ministero, e l'ETI. L'ETI tiene ora in pugno l'edilizia teatrale. Per il teatro italiano urge recuperare, restaurare e costruire teatri. Ebbene, la legge riserva in esclusiva q1.1esto compito all'ETI, << un carrozzone burocratico, di origine fascista » che ge1 isce lrenlollo sale comunali sparse per l'Italia. Il nuovo ordinamento lo potenzia facendogli assorbire anche gli altri enti esistenti ( l'lDl che tutela gli autori italiani e l'EIS che cura gli scambi con l'estero); inoltre dispone di un miliardo per dieci anni coperto dallo Stato per concedere mutui ai Comuni a patto che poi questi gli cedano la gestione ,·enlennale delle sale ricostruite o costruite ( questo mentre si sa che nes uno Stabile dispone di sale comunali adeguale e che il loro sviluppo dipende spesso dalla soluzione di tale problema). Che fare? Il movimento operaio per anni procede alla cieca, campa alla giornata; poi si arresta, nell'elaborare la politica culturale per il teatro, ai Teatri Stabili per i quali propone la direzione di una specie di Cln: essere de11lro i centri del potere culturale, evitare l'isolamento rifiutando l'impegno di un teatro di parte. In un articolo apparso sul Contemporaneo, n. 58, marzo 1963, G. Casini pro pellava la prima idea di una politica culturale per il tratro che si inserisse nelle supposte contraddizioni del sistema. « È merito - scriveva - della borghesia italiana c•scrsi finalmente accorta, non piu a livello degli specialisti, ma a livello dei politici, che il suo teatro di classe è avviato al dissanguamento. La novità della situazione attuale sta nel fallo che per ricostruire un suo teatro la borghesia deve fare appello alle classi subalterne, deve chiamarle a partecipare di nuovo al divertimento, ma su un piano di assoluta parità. La partecipazione di queste classi, comunque si attui, cambia e cambierà la sostanza del rapporto teatrale. La politica di piano che la Dc ha adottato nei confronti del teatro nasce si da un oggettivo interesse d1 eia e della borghesia a riavere un suo teatro reale, m:i impone come condizione parallela la nascita di un teatro

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