1 HECEL, E11e1ka (trad. di N. Mer• ker e N. Vaccaro), "Milano 1963, pp. 410-01. vrebbe quindi essere inte·a simbolicamente. Simbolico, infa11i. significa c1ui solo c.he i miti, in quanto prodolli dello pirilo, per quanto bizzarri, frivoli, grollcschi, ccc. possano sembrare e per c1uanto siano mi chiati ad accide11tali1à arbitrarie çslcriori della Cantasia, abbracciano tullavia in sé significati, cioè pen ieri gene· rali sulla natura di Dio, filosofemi»'. Si tratta di un bivio metodologico eHellivo, ·mche se nel testo hcgeliano citato traspare piullosto chiaramente la tendenza a proiettare e dissolvere la negatività reciproca dei due procedimenti al livello di una neutrale collaternlità: quasi pote e, l'intenzionalità storica ( empirica), esser chiusa fuori dallo spazio scientifico (se pure speculativamente delimitato) c però esser destinala a un uHicio solo supplementare o secondario; e il secondo punto di vista, indicato come quello inerente a una considerazione scientifica, non pre• tendesse - conformandosi perfettamente a un disegno finalistico o ideali ticamente unitario - di allribuirsi una superiore capacità di penetrazione e di com• prensione storica ( ovvero il privilegio di quella storia che Labriola chiamava « storia dimostrata, dimostrativa e dedotta »). Si tratta, fondamentalmente, dell'opposizione tra il procedimento storico-estetico ( nel senso oggettivo e specifico), o metodo volto a cogliere l'oggetto artistico nella determinate:;za del suo signif icato («esteriorità », nel linguaggio hegeliano) e il procedimento storicistico in ~enso idealistico o deduttivo-regressivo, che astrae dalla forma propria dell'oggetto per adattare il contenuto di questo al livello formale della categoria, se· condo un piano speculativo-sistematico. Nell'orizzonte hegeliano, il divario tra le due impostazioni metodiche è questione che interessa la mitologia solo quando il mito sia inteso - come deve essere - nella sua unità di fenomeno estetico-religioso; né coinvolge in pari misura le tre fasi della fenomenologia dell'arte, ma si produce e si evidenzia nella sua forma piii problematica di fronte alle opere dell'arte classica, nelle quali la perfetta congruenza di forma e contenuto chiude per se stessa ogni adito al simbolo e alla simbologia. Hegel: « Significato e rappresentazione sensibile, interno ed esterno, cosa ed immagine non sono allora piii distinti gli uni dagli altri e non si presentano piii, come avviene in ciò che è propriamente simbolico, semplicemente come affini, ma si presentano come un tutto, in cui l'apparenza non ha piu altra essenza, né l'essenza altra apparenza fuori di sé o accanto a sé. Manifestante e manifestato sono superati ad unità concreta. In tal senso gli dèi greci, nella misura in cui l'arte greca li pone come individui liberi ed in sé autonomamente conchiusi, non vanno presi simbolicamente, ma sono sufficienti per se stessi. Le azioni di Zeus, di Apollo, di Atena proprio per l'arte appartengono solo a questi individui e non devono rappresentare niente altro che la loro potenza e le loro passioni. Se ora da tali soggetti in sé liberi viene astratto come loro significato un concetto generale che viene accostato al particolare come spiegazione dell'intera apparenza individuale, ciò che in queste forme è artistico -5
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