dunque, si situa la contesa culturale, e in particolare il settore dell'impegno per un teatro contemporaneo ( di contestazione, come si dice)? Anche i singoli settori della cultura operano, si sa, in un quadro di enormi assestamenti. I quali hanno in comune, sempre, le dimensioni mondiali, da una parte, e dall'altra il contrasto tra« vecchio » e « nuovo " all'interno di ogni posizione ideologica ed economica. Per riepilogo : I. Trasformazione tecno1ogica applicata oll1industria, concentrazione e intcgrozjone internazionale del capitale; il potere di decisione sulle scelte fondamentali economiche, e quindi politiche, si restringe sempre piU ai massimi gruppi finanziari e industriali e si trasferisce al livello internazionale; tentativo cli integrare le masse al sistemo mediante la copertura socialdemocratica, il controllo del tempo libero e dei mass-media, lo s.briciolamento dell'azionariato secondario. Tale spinto contrasta con una concezione di relroguord.ia del capitale, che opera in maniern provinciale ed arcaica. 2. Trasformozionr tecnologica nelle strutture del mondo a economia collettivislica e processo faticoso verso unn nuova integrazione internazionale del movimento operaio, contrastata dai residui del « vec. chio »: ossia l'imperialismo dello Stato-guida; la coesistenza pacific:;a come equilibrio cli sfere d'influenza; l'autarchia nazionale incapace di instaurare una pianificazjone economica sovranazionale. 3. L'apcrtu.ro ecumenica e l'integrazione delle varie Chiese che tendono a sganciarsi dalle tradizioni conservatrici elci mondo occidentale; iniziativa contrastata da.lJe roccaforti religiose del primato della razza bianca, del capita.lismo, dell'imperialismo anglosassone, del principio di autorità. 4. L'indipeodenz.o di interi continenti, i paesi del Tcri:o Mondo, che apre ora nuove contraddizioni di classe al.l'interno di ogni ex. colonia; fra la soggezione neocolonialistica delle borghesie e clientele nazionali all'imperialismo nordamericano e, da quest'altra parte, la spinta per una trasformazione socialista dello vila associato. 5. 11 contrasto tra centralismo burocratico e centralismo democratico; tra centrali burocratiche e potere dal basso (la socializzazione del potere che distingue i compiti del partito e le fu01.ioni dello Stato); altalena tra centralizzazione burocratica dell'economia e decentrnmento autarchico: si comincio con l'occentramento burocratico, si passa poi al decentramento « burocratico » o autarchia regionale, finnlmente il cerchio si chiude con l' 'economia di mercato': e sempre sprechi e disorganizzazione. E si ricomincio il giro. Il circolo vizioso si rompe !olo con: la pianificazione centrale democratico elaborata e controllata dallé masse, l'outogcstione operaia delle imprese nel quodro del piano centrale (cioè senza autonomia nel campo degli investimenti prin10.ri), la dcmocraz.in nel regime politico che pennetta il pubblico esercizio di critica deUo politica econom..ica e rclahorazionc collctth•o di soluzioni di ricambio. 6. Nella odierna dimensione mondiale, ogni fatto, qualsiasi problema riguarda sempre l'insieme: la vita in ogni punto della terra poggiD. nl1a base, su certi dati elementari: la popolazione mondiale aumenta di 64 milioni di persone all'anno; due terzi del mondo hanno fame, per tre quarti il cibo, la casa, le scuole, gli ospedali sono inadeguati; bisogna aumentare del 400~0 la prodU2ione di cibo in tren• tacinque anni, ma in dieci anni si è avuto un aumento trascurabile del 30%. 3. Genesi di una politica c1ilturale. Anche nel teatro si va da una fase arretrata, con le cosiddette compa• gnic di giro, ad una successiva iniziativa riformatrice che impianta e cerca di coordinare i Teatro Stabili finanziati dallo Stato, dalJe Province e dai Comuni. Il periodo dell'irnpresariato privato e mobile, imperniato sul mattatore, con sovvenzioni caotiche e censura preventiva, corrisponde, per usare una metafora, alla fase della mezzadria: allestimenti scalcinati, continui tagli ai testi per far presto: ad es., il copione degli Spettri usato da Zaccooi e dalla sua compagnia si potrebbe leggere in mezz'ora: non esiste scena che non sia mezza tagliata. Successivamente, intorno agli anni cinquanta, iniziano i cambiamenti: viene abolita la censura preventiva, nasce la legge sui Teatri Stabili: il Piccolo di Milano fa da pioniere con la sua fatica, il puntiglio, la severa disciplina del suo modo di lavorare. Gli stregoni della regia imperversano e la messinscena guadagna il campo. La messinscena si giova della esperienza cinematografica: l'evidenza incalzante dei falli, il gusto del materiale plastico e del movimento secondo il variare dei piani scenici, un andamento naturale della recitazione, l'aggiustatura del montaggio che serra le parti del discorso portando nel palcoscenico la meticolosa cura del particolare, l'insofferenza per il pressapoco delle prove sommarie, dei tagli arbitrari, delle interpretazioni casuali, dell'indisciplina degli allori, e la ricerca dei testi « sgradevoli », in qualche modo impegnati, che forniscano al pubblico sensazioni - 67
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