E tuttavia la conferma dell'autonomia del linguaggio teatrale rischia spesso di sfociare nella pretesa di una autarchia dell'esperienza teatrale. In questo caso il teatro viene esaltato e poi contrapposto alln cultura di massa e ai nefasti dell'industria della coscienza. Specie di zona franca dello spirito, dove si incontrano gli intelletti onesti, separala dalla giungla della « barbarie contemporanea n: ai mezzi di comunicazione di massa spetta servire il mercato del consumo, mentre il mercato teatral.: si risen•a la funzione specifica di negazione del « consumo », di orientamenti culturali e ideali autonomi. Alcuni, invece, celebrano l'autarchia teatrale nel senso di un linguaggio per pochi, di un teatro per i pochi che lo meritano. Far teatro per pochi e con questi pochi, proclama N. Chiaromoote. « Non ha senso concepire il teatro per un pubblico che non esiste, o peggio io fuoziont! dei costumi e del gusto per la massa bastarda che si nutre di cinema, di televisione e di canzonette; ovvero, peggio ancora, secondo quell'intruglio di letteratura, di cinematografo e di ideologie deteriorale che è il gusto oggi dominante tra la gente letteraria e la borghesia sofisticata ». Difatti, sempre a parere di Chiaromoote, l'immagine iodica oggetti e azioni, secondo una legge di successione efficace, provoca emozioni, quindi in essa conta l'evidenza, la forza d'urto: azione senza ragione, puramente emozionante; hai l'aspetto fisico delle cose e anche l'equivalente fisico dei moti dell'animo ma non il pensiero, la conoscenza, le idee. Le parole del teatro evocano significati, e quindi la chiarezza, la trasparenza di ciascuna, e l'ordine io cui vengono pronunciate. Parola autentica, ossia rivolta a noi io particolare e io concreto, non io generale e io astratto: non rivolta soltanto al nostro orecchio, ma alla nostra mente e coscienza, quindi la sola capace di trasmettere pienezza di significati. Di contro, le parole artificiali dei mass-media fanno parte di un linguaggio artificiale valido per tutti e per nessuno al tempo stesso. La parola vera e viva non si rivolge a tutti, ma solo a quelli che sono capaci di ascoltarla e capirla. I quali oggi ·sono pochi : e quindi il teatro, oggi, è un'arte per pochi, e come tale va praticata. E dunque non preoccupiamoci se la censura infierisce contro il cinema: il suo intervento riguarda al massimo corpi nudi n ,•iolcnza o, raramente, scene irrispettose delle credenze uHiciali e delle autorità costituite: « In ogni caso, si tratterà sempre di singole scene, immagini, dettagli. Le idee, pensieri, le quc tioni di coscienza, le proteste morali non sono censurabili, al cinema, per la buona ragione che non sono cincmatogra[abili. Invece il teatro, anche il pit'.i frivolo, è fatto di pensieri e cli idee n. li teatro viene ritagliato dal contesto dell'industria culturale e della cultura di mas a, in altre parole dalla situazione politica e sociale che ci condiziona. E dunquP si continua a fraintendere e a svalutare la polivalenza dei mass-media confondendo la natura del mezzo con J'u o che e ne [a; questo o quel [iJm con le ragioni cspre ivc del mezzo medesimo. Si continua a bersagliare lo pettatore ignorandone i condizionamenti e i conlropotcri, si identifica il discorso della ragione con il discorso verbale. I gruppi dominanti hanno interesse a limitare il campo d'azione del teatro, per riservargli una funzione di sollievo e di decorazione magari prestigiosa, senza presa sulla ma sa popolare 1 • D'altra parte, quando la censura la spunta contro la televisione o il cinema, prima o dopo anche il teatro si infiacchisce. Ormai lo Stato ( non neutrale) regola insieme teatro, cinema e il resto: la vita associata tende a diventare tributaria principalmente dello Stato anche per quanto riguarda i divertimenti: il sistema di intervento governativo ha spianato ovuLtquc la ,·ia delle sov,,enzioni e quindi della direzione burocratica. Lo intero spettacolo dipende in qualche maniera dall'intervento statale: lo sport, il cinema, il teatro cli prosa, il teatro lirico, i concerti, la televisione, e ora anche le industrie discografiche. Sicché non regge un teatro progredito e di contestazione in un paese addomesticato dai mass-media, adoperati dai centri di potere. Lo stesso mcc• canismo di integrazione al sistema e ai centri burocratici del potere vige per il teatro come per il cinema e per il resto. lo quale situazione del teatro italiano si inquadra il ragionamento di politica culturale? Da qualche anno - 63
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