giovane critica - n. 10 - inverno 1966

l'avvenire, di candore anche. Cioè tutto fuorché la realtà, pure mediata, del '39, anno senza prospettive se non disastrose, tragiche soprattutto per l'infanzia... Eppure Clair prepara Air pur, e ne inizia la lavorazione, interrotta dallo scoppio della guerra. Scrive Lo Duca nel 1940 ": << L'innocenza quasi rituale dei suoi personaggi, che s'incontra ne il buono come nel cattivo, è il motivo dominante della sua opera. Quest'innocenza, quest' 'angelismo' èovevano necessariamente condurre ad Air Pur ». Il duo Carné-Prévcrt, che già aveva vagheggiato qualche anno prima un film ben piu duro sulle prigioni di ragazzi, prepara invece Ecole communale ... E Daquin, per conto di Ciné-Liherté, sopravvissuta a se stessa, legata sempre piu strettamente al PCF, e abbandonata dai sostenitori e animatori di maggior peso, prepara invece Nous les gosses, che sarà il solo fihp portato a termine, ma sotto l'occupazione. La piacevole storia di un gruppo di ragazzi che deve rimediare soldi per pagare un danno da loro provocato, in uno scenario banlicu, è gentile e otti_mistica. Che sia stato possibile realizzarla sotto l'occupazione, è prova di quanto ne fosse limitata la portata « sociale ». Lo stesso, nonostante la grande simpatia che quest'opera ha sempre suscitato in noi, accadde per Le ciel est à t:01,s. La vie est à nous, Le ciel est à vous; la filiazione dei titoli colpisce. E d'altronde cosa piu « Fronte Popolare » di questo film dedicato all'aviazione popolare, all'accesso del popolo al tempo libero e allo sport, perfino nelle sue forme sino ad allora piu aristocratiche e chiuse? Il film era fatto apposta per il '36 e per le realizzazioni dell'aviazione popolare promosse dal ministro Pierre Cot. Eppure venne realizzato nel 1944, senza che la censura nazista vi trovasse da ridire. Il pubblico, e ancora di piu la critica, lo considerarono a giusta ragione un film di esaltazione delle capacità e dello spirito francese. Lo era, ma è evidente che quest'esaltazione di un mondo piccolo borghese di provincia, progressista, non dava fastidio a nessuno, pur consolando i francesi con il riconoscimento delle loro virtu nazionali. Sadoul II ne parlò, in un giornale clandestino, in questi termini: « Amiamo, nella Débacle di Zola, il bravo piccolo borghese di Sedan che, preso nella battaglia, si batte tranquillamente e salva, coi nostri soldati, il nostro onore. Gli eroi di Grcmillon riescono a fare fuoco con tutto, ed è questa l'immagine dell'eroismo francese, che è come quel bambino nudo e senza altra difesa che un pezzo di cuoio e una pietra. L'amor di patria batte in queste semplici immagini ». A distanza il film può ancora essere letto in questa chiave, ma al di fuori del suo tempo e del suo ambiente ci appare come un'opera sopravvalutata e limitata. E' Gremillon però ad averci dato a guerra finita, ancora una volta con troppo ritardo, un film ancora schiettamente ancorato al Fronte Popolare e pieno dei suoi miti e delle sue speranze. Lumière d'été, gioiello di convenzioni e motivi affascinanti, proprio perché le convenzioni vi sono liberate in personaggi di una grazia da maschere di una nuova commedia dell'arte che si muovono sullo sfondo di un castello muffito, di un albergo e di un cantiere, nel Mezzogiorno francese. L'aristocratico sadiano, la sua amante, l'artista che passa da una scena all'altra mormorando « che noia, che noia! », la ragazza innamorata e indecisa, il giovane e baldo ingegnere dalla parte del popolo, sono appunto maschere, che inscenano, con un briciolo di caricatura e molto effetto da parte dei loro creatori ( Gremillon e Prévert), un « balletto di classe », un po' coi modi del Renoir della Règle. E Gremillon-Prévert non esitano a terminare il film su un hallo in maschera che passerà dal castello al cantiere, e in cui ogni personaggio avrà la maschera che gli conviene: il pittore-Amleto che s'aggira affermando « C'è qualcosa di marcio in Danimarca », l'aristocratico-Des Grieux, la fanciulla-Manon ... per finire tutti in una tragica e livida alba alla resa dei conti, all'appuntamento col destino, che avviene stavolta sul cantiere, tra gli operai che lavorano dalla prima luce, e a cui, morto il cattivo, nello scioglimento la fanciulla si unirà, per camminare col biondo ingegnere e con loro verso l'aurora. Oggi questo film delizioso ed etereo, appare come lo schematico compendio di un'epoca e di un atteggiamento visti già con gli occhi del ricordo. In questo senso va visto, ed apprezzato, senza volergli dare colorazioni sociologiche troppo spinte. La sua prospettiva, di una simbolica unione tra classi medie e proletariato, non è forse ancora una - 59

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