giovane critica - n. 10 - inverno 1966

e un documentario ufficiale sul 20° anniversario dell'armistizio (novembre 1938). Il primo film si svolge in Alsazia: un vecchio alsaziano filo-francese non vuole che il figlio sposi una tedesca. Naturalmente tutto si accomoda, tanto piu che un altro personaggio, un giovane scultore, prende l'altra figlia del vecchio a modella per un enorme monumento alla pace: « essa [l'Alsazia] terrà tra le braccia, a destra e a sinistra, i due fratelli: il soldato tedesco e il soldato francese ». Il progetto del monumento, e la scritta: « Lo vedremo mai, un monumento cosi? » chiudono il film. Il documentario, di E. Buhoit e J. Lordier, è un invito alla pace con la Germania e una esaltazione di Monaco. Nel mondo in tempesta, la Francia e la Germania segnano un trattato, il primo passo per una pace mondiale. Un vecchio brano ci mostra Briand che tuona: « Via i cannoni! Via le mitragliatrici! Via la guerra che fa piangere le madri! » ". Nello stesso anno Wiene rievoca in Ultimatum i giorni precedenti all'inizio della guerra del '14. La Francia ha dimissionato. Le speranze sono crollate, la grande ondata rivoluzionaria è finita in una bolla di sapone, in una serie di sconfitte provocate da una politica di compromesso e di odioso « buon senso " socialdemocratico, e peggio. Tutti ne sono responsabili. E il terreno è proprio per Vichy, per la « drole de guerre », per la collaborazione. Renoir, al sommo della sua arte, ci darà il film che meglio fa presagire la catastrofe: La règle du jeu. 11 L'Aclion Cinémalographique, 25 gennaio 1937. 12 J. PnÉvERT, Branle-b,u de combai, (scénario pour Raymond Bernard cl Morcel L'Herbier), in Cinéma,.Tographe, n. 1, marzo 1937, e n. 2, maggio 1937. " L. CeAVANCE, L'influence polilique du cinéma. in La Flèche, 13 giugno 1936. 84 Cinéma 38, 25 ollobre 1938. 12 « D. Che cosa sarà infine questa Regola del gioco? • R. Una descrizione esatta dei borghesi del nostro tempo. Voglio dimostrare come per ogni gioco ci sia una regola e se non la si rispetta si perde la partita » 15 • E 13 anni dopo: « Quando ho fatto la Regola del gioco sapevo dove andare. Conoscevo il male che rodeva i nostri contemporanei. Ciò non significa che ho saputo come dare nel mio film un'idea chiara di questo male. Ma il mio istinto mi guidava. La coscienza del pericolo mi forniva le situazioni e le risposte e i miei compagni erano come me. Come eravamo inquieti! ». Il '38 non è un anno semplice, e il '39 ancor meno. La tragedia spagnola, Monaco, la Cecoslovacchia, i colpi di grazia offerti alla sinistra dalle purghe di Mosca, e piu tardi dall'accordo Stalin-Ribbentrop, la sfasciamento da ogni parte del Fronte e il ritorno a Daladier, sono avvenimenti che si susseguono a singhiozzo, via via piu gravi, tra altri mille piccoli e grandi cedimenti, compromessi, tradimenti. E tutto questo è presente, leggibile, nella Regola. Questo film perfetto e sublime, per lungo tempo incompreso e ancora oggi, nonostante la smagliante versione completa che è stato possibile presentarne, accolto con diffidenza e con una certa paura, è non solo il piu organico ed equilibrato lavoro di Renoir, quello in cui il suo mestiere diviene geniale e totale dominio dell'arte cinematografica, ma anche il piu autenticamente suo e il piu ricco di implicazioni. Restituito dallo scetticismo delle sconfitte e delle disilJusioni ad una lucida conoscenza di sé, del suo ruolo e della sua arte, Renoir si è liberato di ogni equivoco o attrazione superflua, ha ritrovato il suo fondo piu genuino. Ora, è chiaro, le dichiarazioni proletarie non lo interessano piu che relativamente: le sue radici borghesi, la sua appartenenza ad una tradizione borghese, gli sono pienamente presenti, ed è su queste che egli agisce. Membro e partecipe di una classe in sfacelo, egli ha su questa il vantaggio della lucidità e di una certa esteriorità. Dentro e fuori allo stesso tempo, partecipe e giudice, osserva la « regola del gioco » della società cui appartiene senza piu veli, ed è a questa che principalmente egli si attacca: studiarla, smontarla, spiegarla. In un mondo chiuso e isolato ( un castello in Sologne) si muovono, resi a nuova attualità, i personaggi di Musset, Marivaux, Beaumarchais. Il balletto macabro e grottesco, descritto con perfezione di notazioni e di costruzione e con la compenetrazione di tutti gli elementi dell' « arte della commedia », si svolge atroce e pietoso insieme, noncurante, spiritoso e insulso, amo- - 57

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