giovane critica - n. 10 - inverno 1966

senno e diventino perfino criminosi e nefasti semplicemente perché non si adatlano piu all'epoca; e che principi molto meno elaborati, con idee molto pili ingenue, funzionino a.mmirevolmente: sono in nccortlo con l'epoca [ ...]. Si può perfino affermare che, durante le rivoluzioni, non sono i rivoluzionari che vincono, ma i reazionari rhe perdono, cd è cosa estremamente diversa. Anche sr non ci foS!ero rivoluzionari, i reazionari sparirebbero da soli ». 14 Il 5 marzo 1937 gruppi socialisti e comunisti tentarono di impedire un convegno pubblico di estrema destra. La polizia del governo frontista intervenne: 5 morti e 300 feriti. Una veo• tioa di giorni prima Blum aveva pronunciato il suo famoso discorso oi funzionari per annunciare una a: pausa J> nelle riforme sociali. 15 B. Chardère, Op cii., pp. 251-53. 1 • Cahier, de la Jeune$$e, art. cii. 11 Io France-Observaleur, 9 ottobre 1958, a proposito de La grande illusione. 11 D. W. Brogan, Op. cii., voi. 2, p. 437. 10 Nel '37 il personaggio principe del cinema fran- • cese di quegli anni, il proletario di Gabin, attraversa decisamente un periodo di crisi. Il suo cesellatore Prévert ha superato il periodo dell'entusiasmo e, dalle reazioni che accolgono i suoi film ( Renoir qualificherà con foga Il Porto delle nebbie di «controrivoluzionario») non si direbbe che la sinistra Io consideri come << uno dei suoi ». Il sentimento anarchico, romantico del personaggio Gabin è anch'esso uno dei punti obbligati della critica cinematografica, spessissimo analizzato Tt, si che ~on vale la pena di ritornarci se non per indicare ancora qualche componente fondamentale. La prima, che è spesso e volentieri sfuggita a causa di una certa faciloneria storico-sociologica, è che il personaggio Gabin, creatosi attraverso opere disuguali e influenze svariate (Mac Orlan, Spaak, Duvivier, Renoir, Gremillon, ma anche Prévert, e dietro l'Albert-Préjan di /enny si riconosce già la sua silhouette) risente fondamentalmente dell'impostazione che gli darà Prévert con Il porto delle nebbie. Romantico, anarchico, predestinato, col senso della tragedia scritto in volto, ribelle sino in· fondo ma senza credere in nulla salvo nell'amore e talvolta nei u copains », Gahin rappresenta non tanto un personaggio del Fronte (se non per La belle équipe) quanto dell'agonia e della fine del Fronte, e dell'approssimarsi della guerra. In ogni film, compresi i meno noti ( come il bel Guele d'amour di Gremillon) egli si porta appresso una cappa metafisica di disperazione e sconfitta: l'« assassino-eroe-buono sconfillo-daiprepotenti-e-dai-vili » non trova scampo né soluzioni in un mondo dove tutto è corrollo e borghesia, preti, militari, menano il gioco. Anche l'amore, unica via di salvezza apparente, gli sfuggirà, in ogni film, fino alle tragiche so• luzioni finali. Di questo romnnL1c1smo pessim1s1tco sara impregnato anche La béte humaine, pure se là l'origine è apparentemente quella del positivismo wliano / in-de-siècle. In un bel confronto tra film e romanzo, Trompeo osservavo acutamente quanto di romantico malgré soi resiste in Zola e in Renoir ••. Non si può dire che Gabin rappresenti direllamente lo spirito della classe operaia del '37 e '38, ma certo, nei film di Prévert-Carné, si avverte indiscutibilmente la stanchezza, la sfiducia, la crisi che dominano in questi anni tra gli operai. Una volta scomparsa l'illusione di una soluzione collettiva, sociale, la speranza del socialismo, chi si lascia irregimentare in un parlito staliniano e burocratico, chi si isola in un << ciascuno per sé » di portata tragica. La CGT, che ha visto un afflusso eccezionale, immenso, di aderenti nel '36, vede nel '37 un riflusso altrettanto vasto. Il disgusto del personaggio-Gabin è giustificato, le sue reazioni non sono magari tipiche, ma esprimono il disorientamento di tutta una classe. Renoir, come Prévert, finisce anche lui in una visione disperatamente individualistica, e anarcoide dell'operaio. Non c'è piti speranza, poiché non si sa chi accusare, o non si ha la forza per ricostruire e ripartire daccapo. Dal Quai di!$ brumes all'Hotel du Nord, fino ai piti disperati ancora La Béte humaine e Le jour se lève, è un'immensa speranza finita, nei compromessi e nelle manovre, nelle paure e negli inganni, che si porta dietro il crollo di un 'esperienza e di una generazione. - 55

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