giovane critica - n. 10 - inverno 1966

una vecchia credenza borghese che le differenze di classe possano parire di fronte alla guerra ( le ammirabili scene con Fresna) e trohcim), una solidarietà di classe che non resiste al nazionalismo; e quelle tra Gabin e la Parlo, piu fiacche, che tendono a dimostrare il contrario per la classe operaia), pure questo tema passa in secondo piano di fronte alla eguale nobiltà dei tre personaggi, che si trovano su uno stesso piano morale. Come scrive Bazin: « la sua posizione morale nei confronti dei personaggi si sarebbe potuto riassumerla col motto: ' Ognuno ha le sue ragioni ' n 77 • Il secondo elemento centrale del film è dato dal suo pacifi mo, onesto e non privo di un fondo sentimentale e populistico. ma che ha a parer nostro il torto di nascere su una visione della guerra che è già quella sentimentale del ricordo, idealizzata dunque, e senza riferimento, checché se ne sia detto, colla descrizione della guerra di Barbusse e di Remarquc, ma solo colle loro conclusioni. La guerra di Renoir è tutt'altro che abbrutente: quasi cavalleresca a tratti, è comunque sempre lontana dalla tragedia orrida di un !\Iilestone, di un Losey, cli un Trivas, di un Kubrick, o dello stesso Pab t, con cui i riferimenti erano piu stretti. La stessa visione, accettabile allora entro questi limiti, diverrà vent'anni dopo assurda, inaccettabile, in quella specie di parodia della Grande Illusione che Renoir darà realizzando il suo Caporale D1ipont, che pure è basato su uno stesso tipo di pacifismo. Il messaggio del Renoi.r del '37 è pieno di illuminato buon senso, ma non di piu. L'anno '37 d'altra, parte, ricorda Brogan 78 , è « l'anno di un regolare declino della fiducia e dell'energia morale dei francesi », non solo per la crisi interna, ma anche per i modi di reagire del Fronte davanti alle questioni internazionali. « Difendere la pace ad ogni costo » è diventato il mollo di Blum, e difendere la pace significa sacrificare la pagna, accettare le conquiste hitleriane, fino all'odioso tradimento della amicizia cecoslovacca. E' in questo clima di pacifismo ad oltranza che il film si inserisce, e da questo clima deriva la fiacchezza del suo mc,•airgio. TI pacifismo del '37 è equivoco e rinuncia54 - tario, fino ad essere davvero illusorio. La mano tesa alla buona volontà dclJa Germania hitleriana pur di scongiurare ad ogni costo» la tempesta in terra /rancese, porterà alla beffa di Monaco, e piu tardi a Vichy. La sincerità e la nobiltà dei sentimenti di Renoir è ancora una volta fuori discussione; ma ancora una volta non sono sufficienti a riscattare completamente la sua opera. 72 Che fu uno degli a scandali • del '37: al momento della inaugurazione erano pronti solo i padiglioni russo, tedesco e ita. liano. mentre tutti quelli francesi, per varie beghe e corruzioni, vennero aperti ,1ia via solo nel corso dell'anno. Tra le iniziative italiane, va ricordato che l'allivo Franciolini avrebbe dovuto girare un documentario sulla vita degli operai italiani all'estero, che ignoriamo se sia poi stato realizzato, ma di cui non è difficile prevedere lo spirito. (Vedi in La Cinématographie françaùe, 11 nprile 1936, J proposito del passaggio a Parigi di Franciolini e di alti funzion,ri italiani per la presentazione alla stampa di Vérilés ,ur l'flalie, lungometraggio documentario di propaganda fascista che la censura lrancese aveva proibito « per ragioni di op• portunità politica ».) ,. Sulla pteparazione e lavorazione del film esiste un'abbondantissima letteratura giornalistica, in particolare sulle colonne dcll'flumonilé e delle riviste comuniste. Ci limiteremo a ricordare: G. Dulac, in La Flècl1e, 6 marzo 1937 ( nel film si vedrà • un popolo sulla strada della sua emancipazione, che avanza contro la volontà meschina di qualcuno, e dell'Europa unita contro le nuove idee»); Commune, aprile 1937 (« durante il grandioso comizio del 12 marzo [ ...] e dove fu possibile ascoltare Jcanson, G. Dulac. Piv~rt, Lngrange, Vaillant-Couturier, Bayet, Jarville, Ciné-Libcrté coulcrmò per bocca di Renoir e Dreyfus il suo ardente desiderio di vedere unite tulle le buone volontà per assicurare il trionfo del primo grande (ilm nazionole che de,•'essere, per essere piu precisi, il film della Francia»); J. Renoir, La l\larsei/laùe, in Cal,iers de la ]eune,,e, 15 febbraio 1938; L. Weissleib, lntervi,ta con Re,wir in L'Avant,.Carde, 2 gennaio 1937 (contiene tra l'altro una esoltozione del sistemo sovietico quale il cauto Renoir non aveva mai fatto in termini cosi netti: « lo libertà dell'esisten• zo è il pegno dello nuova Rinascenza che si produce in URSS..• •); J. Krcss, Une lieure avec Renoir, ibidem, 13 marzo 1937; J. Renoir, manifesto pubblicitario del film, in volantino, 1937; eccetera. In un'intcrvisto di qualche anno la (in Cahier! du Cinéma , .. 78, notale 1957), Rcnoir si lancia, a proposito di questo film, in una tcorio della storia umona che, benché elaborata piu tardi, ero già presente in germe nel suo lovoro di allora: « Capita che principi eccellenti, indiscutibili, assolutamente difendibili, apari-

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