giovane critica - n. 10 - inverno 1966

tro il quale il governo si scagionerà barcamenandosi ridicolmente tra affermazioni liberali e un comportamento sempre più ambiguo. D"altronde, anche sul piano sindacale la situazione va deteriorandosi. Le promes e della primavera '36 vengono messe tranquillamente in disparte: i finanziamenti per la cultura sono pressocché inesistenti, le smanie di nazionalizzazioni in questo campo dimenticate rapidamente. Basterà ricordare la risposta di René Faure all'inchiesta di Cinémonde ( aprile 1936) sul programma cinematografico della SFIO io caso di vittoria elettorale: « Che il nostro partito abbia un giorno la totalità del potere politico, e farà del cinema un'istituzione di Stato. Perché è impossibile che un governo che voglia instaurare un nuovo ordine lasci un mezzo di propoganda cosi possente nelle mani di gruppi che possono avere interessi opposti ai suoi » ••. Nella Federazione dello Spettacolo, la situazione si deteriora al punto tale che !"abbandono del Programma del '36 e gli interminabili compromessi con lo Stato e coi produttori provocano uno sciopero spontaneo rivolto esattamente contro i dirigenti del siodacato stesso! ••. cl campo delle organizzazioni di sinistra piu o meno autonome e unitarie, la situazione è ancora in movimento, anche se bloccata dalla necessità di non affrontare i problemi di fondo e una lotta aperta contro il governo di Fronte che si è contribuito a far nascere. La libertà d'azione è in fondo corrispondente a quella del Partito Comunista nei confronti di Blum, di adesione sempre più critica e, in certi casi, « disfattista ». Ciné-Liberté organizza di tanto in tanto proiezioni e conf1;renze, allarga la sua rete di circoli e di aderenti ( nei vari arrondissements parigini, la sede è in generale in crualche bistrò), pubblica un giornale non eccezionale. Ma gli esempi di produzione sono limitati e sempre più piatti: « I campi di pionieri in URSS», servizi sugli alberghi della gioventù, e sciocchezze del genere. Tutti gli sforzi vengono puntati sulla preparazione e la realizzazione del grande superspettacolo nazionale e frontista: La Marsigliese, che verrà diretto naturalmente da Renoir. Una risposta non firmata ad una bella inchiesta dei Cahiers de la jeunesse, rivista comunista diretta da Nizan, sul cine50 - ma e la gioventu 67 , ripete i vecchi slogan: contatto tra tecnici e artisti, tra artisti e popolo, possibilità di un cinema indipendente di giovani, lotta contro la chiusura. Nasce io questo periodo una tradizione cinematografica comunista che è ancor oggi viva, seppure non vegeta: quella del prodotto edulcorato e populista, gentile e « sociale », che affronta temi di cosi grande portata quali quello dei pensionati o delle colonie di vacanza, delle amministrazioni municipali o delle bellezze della Francia. In confronto alle derivazioni La Vie est à nous si presenta ancora come un capolavoro irripetibile, perché sincero ed autentico grazie alla adesione di personalità di genio e all'entusiasmo del momento. Nelle derivazioni, tutto è costruito e fasullo nel rispetto di formule peggio che discutibili, insulse. E' il caso dei lavori di Le Chanois, ad esempio, che gira Les temps des cerises, per conto non piu di Ciné-Liberté, ma di una società che nasconde in realtà il Partito stesso. Iniziato nell'autunno del 1936, il film sarà presentato al pubblico nel '37 con ben scarso successo, ma merita comunque di essere ricordato come esempio di tutta una politica. E' la storia, che inizia nel 1895, di due uomini: il ricco e il povero, nati nello stesso giorno. Storia parallela, che segue le disavventure del povero e i successi del ricco dall'infanzia alla giovinezza alla vecchiaia. Il ricco lo perdiamo prima della guerra, cui non partecipa, per seguire piu da vicino l'operaio, che a guerra finita si ritrova coi vecchi compagni del fronte: « Uno di loro, decoratore di talento, è caduto in miseria, l'altro, ingegnere, fa lo scritturale, un terzo è cacciato dalla fabbrica, troppo vecchio! E' la triste storia della vecchiaia straziata: la vecchia cui si rifiuta di dare ancora la biancheria da lavare, il vecchio che deve mendicare cantando per vivere, lui che non sa cantare f ...] poveraccio! La sua voce rauca che modula Les temps des cerises ci sconvolge » ". Ma ci si rassicuri, non si tratta di un crudo documento pessimistico. « I vecchi non sono soli. II partito comunista veglia su di loro. Reclama 'la pensione' con manifesti, volantini, comizi cui accorrono a migliaia coloro che portano ora in cuore una nuova speranza. Assistiamo ad una riunione imponente [ ... l e potrete verificare voi stessi che non si tratta di comparse, ma dei no-

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