'34 col Gruppo Ottobre). Renoir mette di suo anche una immensa intuizione registica, una capacità quasi istintiva di saper dare un ritmo alle immagini, di cogliere gli aspetti piu significativi della realtà da rappresentare, andando diritto allo scopo con una libertà scevra da regole stabilite o da canoni ortodossi, e mette inoltre una direzione degli attori che sa cogliere nella sceneggiatura di Prévert il senso di « coralità » che la impregna e trasporlo in immagini ribollenti di vita e di fantasia. Scanzonato e preciso, c'è inoltre un messaggio importante, presentato con simpatica nonchalance: quando Batala, il padrone della tipografia, torna dopo il suo fallimento e la ripresa della sua impresa da parte di una cooperativa dei dipendenti ( torna, guarda caso, vestito da prete) viene ucciso da Lange ( e invoca grottescamente: « Un prete, un prete ... »). Lange fugge, contro la polizia non c'è nulla da fare, ma con lui c'è la stiratrice innamorata e al confine i doganieri e le guardie cui racconta la sua storia ( tutto il film è all'interno di questo flashback) lo lasciano passare, anche loro dalla sua parte, anche loro solidali. Il messaggio è conclusivo e insistito, ma passa lievemente pur derivando dall'immensa carica di simpatia sprigionata dalla storia, cosi semplice e ariosa il massimo di carica. Un film che poteva essere fatto solo in quegli anni. Usci, oltretutto, per le feste di Capodanno 1936 ... E' questo l'apporto piu intelligente e piu riuscito dato da Prévert alla diffusione dell'ideologia del Fronte. La sua capacità di ridurre temi generali a personaggi chiave immediatamente identificabili, ma mai macchiette semplicemente ( l'impareggiabile Batala di J ules Berry è cosi spiritoso da indicare ancora una volta una certa simpatia verso i « cattivi » tipica della letteratura rivoluzionaria di quel tempo, e nell'unanimismo del girotondo renoiriano, sempre piu evidente nei film successivi, ha un posto non secondario: è un peccato in fondo che sia necessario eliminarlo; in lui, cattivo simpatico com'è, si trovano già le basi di altri personaggi del regista, fino al dottor Cordelier del Testament), è tale d!i far passare con la massima tranquillità le parole d'ordine apparentemente piu avanzate. La strada è ancora quella dell'ottimismo e della fiducia; l'unione fa la forza; la solidarietà sconfigge tutto; i problemi economici verranno risolti con la buona volontà e la cooperazione 2 •, che è già una cooperazione interclassista: il « capitale » è eliminalo, ma vi partecipano l'intellettuale - autore a dir vero di romanzi western e d'appendice - e il portinaio, le stiratrici e i tipografi, e nel finale perfino le guardie di finanza, che in fin dei conti sono ancora dei Clic. La vi la è nostra ... 27 • L'atmosfera della Francia di quei mesi era quella di un grande cambiamento imminente, quasi una rigenerazione. Di quest'atmosfera il film di Renoir risente allo stesso tempo in cui vi contribuisce. Il successo di M. Lange apre a Renoir, attraverso Préverl, la via di un piu stretto contatto con gli ambienti intellettuali e politici progressisti, in particolare con quelli comunisti. Prévert dal canto suo riesce a far passare temi simili a quelli trattati in Lange dappertutto, con un'attività che non è mai piu stata cosi varia e frenetica: teatro ( il gruppo Ottobre), music-hall (le canzoni per Marianne Oswald, presenti in tutti i grandi meeting e le manifestazioni culturali della sinistra), poesia, giornalismo e cinema. Un'invettiva, una canzone d'amore, un veemente articolo di protesta ( ad esempio quelli sulle case di rieducazione pubblicati ne La Flèche "), una presa in giro: tutte le armi sono buone, sia per esprimersi che per agire. Nel cinema in particolare, dopo il commento per Ténériff documentario di Eli Lotar e Y. Allégret girato da costoro in sostituzione di un progetto andato a monte su Las Hurdes, che suggerirà a Buiiuel il suo documentario, dopo Ciboulette, « féerie musicale » satirica per Autant-Lara, dopo le gag alla Marx Brothers di L'affaire est dans le sac, anche un piccolo film come Un oi,. seau rare (1935) di Richard Pottier, testimonia in fondo di questo spirito eversivo e aggressivo: se la farsa da cui è tratto non valeva niente, le idee e la satira che lo pervadono ne fanno un'operina non trascurabile e in pieno nello spirito dell'anno. Il 1936 è l'anno dei gran raccolti, anche da un punto di vista cinematografico. E' certo l'anno in cui l'entusiasmo della vittoria, imminente o avvenuta, coinvolge tutti gli intellettuali di sinistra, si che le loro opere non possono - 35
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