giovane critica - n. 10 - inverno 1966

PCI, con la pubblicazione cti Gramsci -, aveva già avuto in F'rancia ( e altrove: Spagna, lnghillerra, USA, Cecoslovacchia) una diffu ione massima, ed aveva seguito il suo arco di sviluppo fino alla paurosa crisi del '38 e alla guerra mondiale 2 • Non olo manca una Lratlazione completa e soddisfacente per questo problema, anche dal punto di vista teorico. ma per la stessa storia generale del Fronte Popolare. Cè un solo libro d"insieme, pubblicato appena qualche mc e fa, e tutl'altro che soddi facente 3 • Poche pagine sbrigative nei libri di storia sulla terza Repubblica, con rarissime eccezioni•. Alcuni studi in lingua inglese che. a giudicare dal titolo, debbono presentare un interesse notevole. ma che sono pressoché ignorati in Francia e in Italia e che non abbiamo potuto consultare 5 • E infine un numero sterminato di opuscoli, brochurcs, articoli, memorie. che po 0110 fornire un materiale importante per uno studjo, ma che rischiano anche, tanta è la loro varietà, di disorientare e confondere il compulsatore che non abbia ancora una visione chiara del momento•. E' forse troppo presto per un bilancio spassionato e sincero? Si direbbe di no, nonostante la diversità delle interpretazioni. Oppure, e questa è la nostra tesi, ogni dibattito su argomenti che rischiano cli ritornare d'attualità, e dunque di ritrovarsi ad assumere un ruolo attivo, di battaglia, slogan, intervento, è forzatamente costretto alle manipolazjoni di ogni tipo piuttosto cbe alle disamine distaccate. Il Fronte Popolare è, innanzitutto, il momento culminante dell'ideologia ili un periodo di crisi del movimento operaio, ideologia ancora presente e per cui anzi si prospetta un nuovo rilancio. In Italia, con il dibattito sul partito unico e con la crisi del centro-sinistra, era ovvio, preveilibile, che ad essa si dovesse tornare anche suJ piano teorico per trovare radici e giustificazioni storico-dottrinali ad una politica di tipo arnendoliano. D'altronde è lo stesso Amcndola ad assumersi coscientemente questo compito quando 7 si china a stuiliare Dimitrov e a trovare in Gramsci e Togliatti, senza sforzi enormi, tutto sommato, sostegni alle sue tesi ( pur evitando con la cura piu grande di riferire che Di. mitrov, teorico al VII Congresso dell'Internazionale• della politica frontista, era anche portavoce di Stalin al Comin28 - tern: e che, dunque, tra gli avoli che si cercano, Stalin ha ben diritto di citazione ... ). Ma per tornare alla Francia, e alle prospettive aperte dalle ultime elezioni là ancora il tema del Fronte, le sue parole d'ordine, sono all'ordine del giorno, e lasciano presumere una vasta riapertura di dibatlito sull'alleanza tra certe classi ( medie e proletarie e contadine e intellettuali) per « il pane, la libertà, la pace n secondo lo slogan principe ciel '36, ormai altrettanto evasivo e privo di senso di quello ugualmente a tre punte della grande rivoluzione. Ha insistito Mittcrrand: « Il 1966 vedrà il rilancio del 1936 » •. n·inchiesta dei Te,nps Modernes dimostrava, dieci anni fa 10 , che il Fronte era un ricordo ancora sufficiente a dividere in due grandi gruppi, destra e sinistra, i francesi, ad esclusione della generazione piu giovane che del Fronte conosceva le poche equivoche righe riservategli dai testi scolastici di storia. Le due posizioni non sono piu cosi chiare, qua il bianco là il nero. A destra, il ricordo della grande paura del giugno '36 è sufficiente a metter tutti d'accordo. Ma a sinistra le divisioni vengono fuori con altrettanta se non maggiore varietà di quelle di quegli anni. I comunisti, in primo luogo, sono i piu fedeli paladini del ricordo del Fronte, e ne predicano il ritorno, ma non risparmiano le loro critiche ai socialisti e a Blum e alle loro manovre tendenti non « a formare un governo di lotta contro il fascismo e i privilegi del gran capitale, che si appoggiasse sull'attività extra-parlamentare delle masse, ma al contrario a vuotare poco a poco il Fronte popolare del suo contenuto di lotta e a scompaginarlo » 11 • La loro politica è immune da macchie, e se hanno sbagliato è solo per aver dato troppa fiducia alla SFIO. La quale, dopo le ambiguità e le debolezze del galantuomo Blum e il crollo del '38-'39 ha visto non pochi dirigenti finire a Vichy (Faure jn testa) e ora da una parte accusa i comunisti per le loro critiche nei confronti « di una esperienza di cui non furono neppure gli iniziatori, e in cui si misero a denunciare il nostro tradimento a sole poche settimane dal suo inizio » 12 , da un 'altra se la prende con gli industriali che, nonostante la salvezza offerta loro dal governo Blum di fronte all'ondata rivoluzionaria del '36 e alle occupazioni delle fabbri-

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