z'altro e natura reificata vengono a confondersi l'uno nell'altra. Parallelamente il personaggio intellettuale ha rinunciato all'azione, all'intervento diretto sul reale. L'alienazione, infatti, non è superabile nel corso delle attuali strutture economiche, come aveva creduto Mino, sic et simpliciter, con una scelta di tipo democratico ( per un marxismo, ha dimenticat<> di aggiungere il Saccà, mistificato e scaduto a feticismo ideologico). Né, come aveva ritenuto Marcello, con « lo spersonalizzarsi nel conformismo », cioè col perdersi nell'oggetto. Giustamente il Saccà, nel saggio citato, dice che le« soluzioni » date da Moravia al problema degli intellettuali « hanno una motivazione contingente, e si presentano s.oltanto come soluzioni problematiche e provvisorie ». Se, per un processo di immedesimazione, di quella che ieri veniva riconosciuta come « la piu alta forma storica del sentimento » ( la « noia » di Dino) si fa uno stato assoluto, al modo di Sanguineti, si perde proprio quell'intrinseco rapporto tra neocapitalismo e nuova problematica, che è lo stesso Moravia ad aver posto, non tanto per la sua opera, quanto, lato sensu, per la nuova problematica d'avanguardia nel suo complesso. Il lungo saggio di Sanguineti su Alberto Moravia è certo ben centrato sull'alienazione duplice di « sesso e denaro » che fanno della società borghese « un inferno », secondo le interpretazioni basilari di Freud e Marx. Ma poi questo quadro vede come non mosso, irrigidito nel suo capovolgimento. Il critico ( come il suo autore) raggela il mondo nel pervertimento capitalistico. Mentre il Sanguineti può chiudere il suo saggio parlando di « animo del borghese onesto » che per la « sua redenzione morale » rinuncia ad « esercitare violenza sopra la realtà in ogni forma » per accettare « una sorta di 'serenità funebre e rassegnata' », « 'un sentimento di disperazione totale, ma calma, e per cosi dire, stabilizzata' » 11 , il Saecà, pur analogamente osservando come questa condizione dell'intellettuale borghese sradicato non abbia « tendenza restaurativa », le toglie, anche, il carattere suggestivo di scelta esistenziale, di « rinunzia » moralistica che conserva nelle formulazioni sanguinetiane. Se iJ razionalismo, sempre vigile, di Dino, si mantiene costantemente ad un livello di tensione pari alla drammaticità della verità rivelata, Francesco, nell'Attenzione, ha cessato di sperimentare direllamcnte sul « reale ». Siamo al di là della Noia. Le legittimazioni teoriche del romanzo d'avanguardia sono " respirate nell"aria del tempo » dal Merighi. L'arte, che non serviva piu a Dino ( cessa di dipingere, come tulli sanno, nella prima riga del romanzo), perché l'impossibilità di stringere rapporti con la realtà si traduceva immediatamente nell'impotenza artistica, ridiventa possibile dopo la rinuncia al « possesso dell'oggetto », con la nuova fondazione del reale per mezzo di una qualsiasi di quelle operazioni ( l'epoché fenomenologica, lo strutturalismo, il grado zero di scrittura) che circolano sotto la denominazione comune di nuova avanguardia. Forse in questo senso, per Sanguineti, la situazione alla quale approda Dino « trapassa [ ... ] senza altra mediazione, alla realtà della nostra esperienza »: all'esperienza del « romanzo autre », dei Novissimi ". Se « lo sperimentalismo " denota l'allinearsi della cultura letteraria italiana ad una koiné culturale propria di taluni paesi capitalisticamente avanzati », in anticipo, << non tanto nei confronti della tradizione » ma « sul reale ritardo socio-economico dell'Italia rispetto a questi " ( Spinella), Moravia, nell'At"tenzione, col suo realismo di scrittore non sperimentale, ha mostrato la vischiosità di questo ritardo « del contesto socio-economico », per un romanziere tendenzialmente sperimentale. Ma non vorremmo addossare al protagonista dell'Attenzione piu ragioni che non sopporti. Ci basti, in via d'ipotesi, illustrare la tendenza della narrativa entro la quale, senza espUciti riferimenti, piu per una necessità vitale che per un concreto impegno critico, egU vorrebbe porsi. Francesco Merighi non ci darà nessun romanzo « autre "· E neppure il « romanzo di un romanzo » autre. I prelievi diaristici del quotidiano, come si accorge alla fine, possono costituire da soli iJ libro ( con l'aggiunta di un Prologo e di un Epilogo esplicativi) in cui, piu che i fatti rappresentati, conta la storia del romanzo preventivato, « solo protagonista di tutta la vicenda » ( A. Banti). - 23
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