a ven1·a11ni di distanza, ( e nell'aver scelto un romanziere a protagonista sia forse la giusta intuizione di quest'opera, CO· mc vedremo), non può che opporre frontalmente - proprio nei termini. al di là delle suggestioni d'avanguardia, della celebre antitesi lukacsiana - al « narrare n del suo primo romanzo. il « descrivere n del secondo. Tra queste due scelte estreme, nel tempo della « continua disattenzione », le fatali metamorfosi della società italiana. 1 ALBERTO MORAVIA, l.,"atten:ione, Milano, Oompiaoi, 1965, p. 35. 2 In uno ~critto del ]9,n (Perché ho scritto « La Romana») co'-i .\I ora\ in giustifica\ a criticamente il conflitto posto al centro di quel romanzo: « Il rapporto tra Adriana e lo studente è proprio quello che corre tra chi accetta il destino, ossia il lempcramcnto e le cleterminaz.ioni naturali e sociali, e chi non le accetta. E' anche il rapporto tra una natura passiva, anz.i la natura senz'altro, e un prin. cipio aUÌ\O ». 3 [DO\ROO SA~Cl.'INETI, Alberto ftloravia, Milano, l\fursia, 1962, p. 43. • La « meditazione lellcraria » di Francesco è contenuta tra p. 31 e p. 37 de L"Allen:ione. 5 i può estendere benissimo a tutte le opere di Moravia « in prima persona» ciucllo che Pasolini dice a proposito della Noia: «An. che la Noia è un solo di<:corsoHbcro indiretto, da principio alla fine: e l'io anche qui non è che un egli che, per for rivivere meglio i suoi pensieri all"autore, diventa io. E infatti c'è una leggera degradazione linguistica, dal livello di lui, ~lora,•ia, al livello di Dino. leggermente inferiore all'autore per cultura e talento>> (P. P. PAS01..1N1 1 Intervento sul discorso libero indiretto, io Paragone o. J 84. 1965). 2. Riapriamo un momento il Lukacs: « Il racconto dj. stingue e raggruppa; la descrizione livella ogni cosa ». E ancora: « E solo attraverso la prassi gli uomini divengono interessanti l'uno per l'altro; solo cosi divengono degni di essere oggetto della rappresentazione letteraria » •. embrano (le meditazioni di Francesco) un Lu1-.acsripensato in un linguaggio tolto a prestito dall'esistenzialismo. e invertito di segno. La prassi si è rivelata inautentica. 11 suo primo romanzo, basato sulla prassi, è fallito. « Per una storia. un dramma, una vicenda che avevo un 20 - principio e una fine e che ovviamente non poteva durare che poco tempo, quanti anni di quotidiano, di Iran Iran giornaliero nei quali non si agiva ma, per cosi dire, si era agiti, e la vita scorreva informe, senza capo né coda, e non succedeva niente che non poteva succedere a chiunque in qualsiasi momento » 7 • Francesco si accosta al quotidiano, quindi, con la chiara consapevolezza (lo spartiacque segnato eia Lukacs tra « narrare n e «descrivere,, resta un co. stante polo di riferimento, anche se - poniamo - il « tipico n in senso lukacsiano, venga ora riconosciuto come inautentico), di prendere allo di una realtà feticizzata. E sembra un tutto coerente passaggio da quello che potremmo definire, grosso modo, il realismo critico ciel primo romanzo, al progetto di un romanzo che inglobi, nel suo farsi, quel vasto àmbito di esperienze narrative che, come è stato scritto, sono « affastellate » da Lukacs sotto la specie del descrivere. Vedremo come infatti Francesco ( e dietro di lui Moravia) compio, all'interno di quella ristretta ponione di realtà che si è scelta ( i suoi interessi non esorbitano dalle mura domestiche), oltre che dei sondaggi, per cosi dire, « naturalistici », delle operazioni che, almeno intenzionalmente, vorrebbero riferirsi all'avanguardia piu radicale nel sospendere (sprofondare) il mondo naturalisticamente considerato, quella cli ascendenza fenomenologica. Dalla Nc,ia (perdita della realtà) all'Attenzione (recupero della realtà, ma, in quanto essa non si pone piu, alla coscienza del romanziere, come un organismo resistente, sul quale accertare mediante controllo la parabola romanzesca, in un al di là fenomenologico, dove il reale equivale al possibile) l'intellettuale moraviano ( che è il risvolto critico dell'intellettuale d'avanguardia) ha tacitamente composto in un compromesso « l'atto dell'autoalienazione ». L'unica lettura fruttuosa dell'Attenzione ( e, in genere, di ogni libro di Moravia) è una lettura straniata. Straniata è ogni volta rispetto all'autore ( ma anche, dentro certi limiti, rispetto al personaggio) la problematica che ci viene proposta. Moravia non si affida « a vie invisibili e segrete ». Nell'Attenzione il protagonista è un romanziere che vorrebbe concepirsi un « Edipo grammaticale >>•, come coscienza romanzesca pura, ma che dimostra l'impossibilità di sfug-
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