giovane critica - n. 10 - inverno 1966

Nell'ago,to ,cono ,i è co,1i1uilo a Catania il Circolo « politico l> Giaime Pintòr, alimentato dai gruppi della sinistra 'dinidenle ': l'Ugi, /a Fgs del Psiup, i giovani comunisti, il gruppo dirigente del Cm:, il sindacato pittori, e indipendenti vari. Fra i primi suoi alli quello cli invitare Li.vio l\faitan ad una conferenza .,,l tema « Prospellive della ,ituazione politica internazionale •· La conferenza veniva boicollata dal Pci con l'appoggio del segretario della Fgci locale; costui emanava una circolare nella quale i giovani comu.nidi erano « vincolati» a partecipare ad altra mani/e• stazione, organi::ata dal Pci nello stesso giorno alla .ste.ua ora. La con/eren:a di ~laitan riscuoteva, ciò malgrado, un .successo politico notevole. Successivamente, all'interno della stesJa Fgci veniva votata a grande maggioranza una mozione nella quale si plaucliva all'operato del • Pintòr » ,mentendo cosi la deci,ione della segreteria Fgci, tre membri della quale soltanto volavano contro la mo• :ione. Ciò che al centro succede come « tragedia », è noto, :-i ripete in provincia come t< farsa ». Non metterebbe dunque conto occuparsi di que.sto episodio cli paesano oscurantismo se, probabilmente, i dirigenli e/ella Fgci, non fossero convinti di avere, cosi agendo. compiuto un energico gesto politico: se impedisco al giova11e comuni.$ta irrequieto di partecipare allo conferenza di ltlaitan vuol dire clie il mio punto di vista è automaticamente quello cor• rello. Confondono cioè i Gesuiti con l\facl,iavelli. Diamo qui, rivi,ta ed esplicitala dallo ,tesso /lfaitan, la • ,caletta ,, dei suoi argomenti. Quanto di schematico vi posso apparire è dovuto appunto alla sede ongu.sta in cui Jono stati coJtretti. Drammaticità della situazione internazionale In una situazione intemnzionalc, carotteriz.z.ato da tendenze molteplici che si intrecciano e si controppoogono e giunta proprio io que. ste settimane a un alto livello di d.rammoticità, è difficile trocciore un quadro d'insieme sinteticamente. lo uno conversazione come questa non è possibile che soffermarsi su aJcuni problemi particolarmen• te scottanti traendo magari allo fine qualche conclusione di caratte. re generale. Parliamo io primo luogo del cosiddetto terzo mondo, dell'area dei paesi coloniali o ..,;,,_;coloniali. E' noto che sulla funzione e sulle possibilità di questo sellore del mondo ci sono state e ancora ci sono dcUc polemiche, anche nel quad.ro del confljtto ciao-sovietico. Una cosn comunque pare difficilmente contestabile e cioè che io tale settore continuano a concentrarsi, in q·uesla fase, le contraddizioni piU esplosive. Aggiungiamo sllbito che la.le tendenza è destinala a sussistere nel periodo che ci sta di fronte. Infatti, le drammatiche coodizioni economjche e sociali, che in ultima analisi haono determjnato l'ondata ascendente della rivoluzione coloniale nei vent'anni seguiti alla fine della g·ucrra, non sono affatto mutate né tendono a mutare. lo proposito esistono ormai una quantità enorme di statistiche e di stucLi, non di rado opera addiritlura di esperti di grandi istituzioni internazionali: chiunque voglia una dettagliata documcntaz.ionc in p~ posito. non ho difficoltà a procurarsela. C'è cli pili: in q·ualche caso non solo sono Hate compiute puntuali analisi delle situazioni di fatto, mo anche i;i sono fatte previsioni abbastan1.a precise dj tendenze che si sarebbero sviluppate. L'unico inconveniente è che statistiche e previsioni sono rimaste nei cassetti e nulla è staio fatto per migliorare, sia pur modestamente, la situaziooc esistente o per prepararsi a fronteggiare prospettive drammatiche. Naturalmente non si è trai• toto di incuria o di incapacità in senso tecn.ico: la cau53 della para• Jisi va ricercata in ultima analisi nelle strutture sociali e nei sistemi cli potere politico che assicurano l'egemonia cli classi conservatrici e reazionarie, sollecite solo a difendere i loro cnorm.i e rivoltanti pri. vilegi. Un solo esempio, quello dell'India. per cui già verso la fine degli anni '50 era stata prevista u.na drammatica crisi alimentare scn. za tuttavia che nullo di scrio venisse progettato per fronteggiarla: e ora l'Indjo si trova davanti allo spettro di una carestia che m.inaecia l"esistenzn di milioni di uomini con ben poche possibiJità d.i rimediare ao• che con misure di cmergenz.o e con massicci interventi di altri paesi. E' tra l'altro come una d.iver~ione da questi problemi che le classi dirigenti indfaoc hanno cercato di sfruttare la guerra con il Pakistan, una guerra profondamente reazionaria da entrambe le partj. In nome della difesa della patrio in questa guerra, il primo min.ist.ro Sbaslri ha chiesto con cinica ironia a masse già sotto il li,,cllo della fame cli rinunciare o un pasto a1 giorno. Ciò non ha impcd.ito che proprio il giorno in cui o Nuova Delhj veniva nnnunc.iato il razionamento a.Jj. mentare venisse inaugurato nella stessa citlà un ristorante-albergo di extro-lu.sso in cui i rappresentanti delle classi privilegiate si « sacrificavano » con cibi preparati da cuochi pariginj e si deliziavano in sale addobbate con tonnellate di specchi importati dall'estero! Se all'interno dei paesi sottosviluppati aumentano i dislivelli di classe e in realtà spesso si verifica un vero e proprio impoverimento assoluto delle masse, sul piano mondiale continuo lo nota tendenza per cui si accresce costantemente e drammaticamente il diva.rio tra paesi sottosv·iluppoti e paesi altamente industrializzati e sul mercato mondiale, in varie forme, i primi continuano o essere oggetto d.i vere e proprie operazioni di rapina (basti pensare alle vicende dei prezzi, al. l'evoluzione a lungo termine della ragione di scambio, ccc.). - 15

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