11 Cfr. io proposito i nostri Àppwati .su una questione marxiano, in Marzùmo ed e,tetica in Italia, Roma 1963, pp. 91-103. 19 Ne deriva inoltre, ed ovviamente, la sconfessione, sul piano scientifico, del criterio estremo che porta a un adattamento individualistico delle forme e dei contenuti artistici, non dissimile, nella sostanza, da quella « norimbergbizzazionc • dei miti tradizionali che Hegel trovava in Hans Sachs e addebitava a un difetto di cultura. ( Che questa specie di anarchismo estetico ahbia trovato la sua sanzione filosofica nell'àmbito neohegelistico gentiliano è per altro un fatto meritevole di particolare attenzione.) .tici che si cela dietro la soluzione concclluali tica hegeliana: nel riconoscimento dcli'« eterno fascino » che proviene dalla verità poetica dell'epos omerico i, implicato infatti il rifiuto di ogni formula metodologica che annulli l'oggettiva concretezza e quindi la storicità reale del fatto poetico. È noto che, per Marx, la verità dell'epos non è un puro e semplice riflesso delle credenze religiose o della realtà sociale che i Greci esprimevano nei miti, ma - anzi - i contenuti del mito greco sono nient'altro che i materiali, pur necessari, della poesia omerica ( di un diverso fatto di cultura, la cui dignità peculiare sopravvive al tramonto della circostanzialità sociale originaria) 18 • L'accento problematico posto da Marx in relazione alla suggestione che l'epos classico continua a esercitare su noi è strettamente connesso all'avvertenza (pur presente in Hegel) dell:. necessità del legame culturale tra epos e mito greco, e però deriva propriamente dal fatto che tale avvertenza storico-scientifica è indispensabile ma non basta a farci cogliere la peculiare positività del contesto omerico: a questo punto, all'interrogativo marxiano non si può dare altra risposta che non .ia il riconoscimento, in concreto, della costruzione logica specifica dell'opera poetica come condizione essenziale alla comprensione della specifica positività conoscitiva o storicità reale dell'opera stessa, e che - quindi - non comporti l'obbligo di un riferimento dialettico determinato ( su base storico-filologica) come obbligo interno all'esame della organica struttura significativa della poe- ~ia, cioè all'esperienza estetica intesa nel suo senso piu profondo e piu vero. F, si intende che in questa risposta alla complessa richiesta storico-materialistica di Marx c'è il rifiuto critico d'ogni giudizio pseudo-storicistico dell'opera poetica, sia che esso risulti dalla chiusa prospettiva estetizzante delle storie lellerarie particolari ( quelle in cui pare - diceva argutamente Labriola - che i poeti « si porgano la mano allraverso o al di sopra dei secoli, per comporre un'illustre catena »), sia che esso si produca mediante il dotto filtro di una «giustificazione» simbolico-concettualistica al modo hegeliano ". Quando ancora si afferma - nell'àmbito marxistico - che l'esame unilaterale dei contenuti dell'opera d'arte rende conto in se stesso del « lato » formale, e ci si :imita a convalidare genericamente tale criterio con il presupposto dell'assoluta identità di significante e significato artistici, questo estetico « buscar il levante per il poniente », in quanto non suffragato da un chiarimento scientifico, ri- ;ulta essenzialmente una conferma e una riabilitazione dell'unilateralità concettualistica hegeliana, e quindi un ritorno al metodo dell'astrazione generica ( al « versus-occasum-semper » idealistico). Di qui il limite dello storicismo contenutistico di Lukacs. Non a caso l'interpretazione che Luluics fornisce delle note estetiche dell'Introduzione appare nellamente restrilliva. Mentre pretende di riassumere e di convalidare il significato storico-scientifico della questione estetica posta da Marx, la formula lukacsiana dell'« autocoscienza storica della - 13
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