giovane critica - n. 10 - inverno 1966

12 La teoria estetica crociana, cioè la teoria che pili nettamente si è oppo• sta, sul piano idealistico, al conccttua1isrno estetico hegeliano, non ha potuto evitare, per essere idcalisticamcnte coerente, un punto d'approdo che non fosse altrettanto ( ma ben piu poveramente) unilaterale e generico. Secondo Croce, l'opera d·arte, di fronte alle generaliz. zazioni contenutistiche di tipo hegeliano, si chiude nel guscio (speculativo) della sua perfetta particolarità, riconfermando in tal modo la sua assoluta autonomia (speculativa). Al lume dell'esperienza estetica che in concreto ne deriva, la coerenza di tale argomentazione, che non consente d'uscire dal terreno metafisico dell'ipostasi, vale per noi quale prova ulteriore dell'impossibilità di una soluzione del problema estetico-logico dell'opera d'arte nella sfera puramente idealistica. 13 V. Estetica come &cien.:adelfespres- ,ione e /ingui,tica generale, Bari 1950 (9' ed.), p. 337. 10art1sllco ( per cui - come risulta anche nei limiti dell'esempio già considerato - il contenuto artistico si avvia a perdere la sua storicità reale, specifica, nel punto stesso in cui viene separato dalla forma che lo determina artisticamente); e, in ~econdo luogo, che proprio tale criterio conduce, per gradi, a quella catastrofe ,oggettivistica dell'oggettivismo estetico hegeliano, di cui è coronamento la tesi della fine dell'arte ( tappa necessaria, a sua volta, della finale concezione di un presente senza passato e senza futuro, trionfo mistico della pura identità di sog· getto e oggetto). È noto che la tesi della morte dell'arte, sia essa considerata come luogo aporetico apparente o effettivo del discorso estetico hegeliano, costituisce un punto cardinale del rapporto tra il piano fenomenologico e il piano speculativosi tematico delle Lezioni. Di ciò dà conto - piu che a sufficienza - la letteratura critica sull'argomento, eh•!, nelle sue direzioni prevalenti, si è eser· dtata a porre in rilievo o invece a negare, a pareggiare in vario modo, sul piano dell'estetica, quel divario antinomico tra metodo e sistema che, dal tempo della « sinistra hegeliana » in poi, è la diagnosi piu perentoria e piu somma· ria del deficit interno all'opera filosofica hegeliana in generale. Se ci si limita .1gli esempi piu conosciuti e piu recenti si trova che, fatto il dovuto accenno al recupero sottilmente speculativo, in senso « hegeliano », che della tesi hanno operato Banfi e Bosanquet, non resta altro di notevole se non l'interpretazione crociana P, quella lukacsiana: cioè, da una parte, la critica unilaterale che Croce ha avanzato per far passare l'unilaterale coerenza razionalistica della tesi hegeliana quale prova autorevole, se pure e contrario, della validità del proprio formalismo estetico 12 ; dall'altra, la traduzione sociologica ( in sé acuta) che, della tesi, Lukacs propone in accordo con la sua intenzionale correzione materialistica della « contraddizione » dell'estetica di Hegel. Ciò che qui mette conto di sottolineare è il fatto che sia Croce sia Lukacs, seguendo o sottintendendo un 'accezione letterale della celebre tesi hegeliana ( decadenza e morte storica dell'arte), colgono, sia pure in diverso modo e con intento diverso, la sostanziale congruenza che si stabilisce tra tale tesi e il metodo storicistico-fenomenologico delle Lezioni. Tradotta in termini scientifici, la famosa definizione crociana, secondo cui l'intero discorso estetico di Hegel è un « elogio funebre dell'arte »", vale infatti a rilevare, per l'aspetto che qui ci interessa, che la tesi della fine delJ'arte è un presupposto fondamentale e decisivo della fenomenologia hegeliana; il che lo stesso Lukacs, pur sempre intento ad avvalorare la distinzione tra un Hegel « positivo » e un Hegel « metafisico », a modo suo conferma quando bcrive che nell'analisi e nella valutazione estetica dei fenomeni concreti il criterio della fine dell'arte non risulta applicato da Hegel « in maniera conse-

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