giovane critica - n. 10 - inverno 1966

•• V. Opere /ilo,o/iche siovanili ( tr. G. della Volpe), Roma 1963 (2' ed.). pp. 27-28 (Critico della /ilo,o/io· heseliana del dirillo pubblico) e efr., ivi, pp. 271-272 (Mano,crilli economico-/ilo- •o/ici del 1844). 11 Cfr. MARX•EN&ELS; L'ideolosia l«le- •co, Rama 1958, p. 42 ( e pp. 136-137). trio logico torna a scapito tanto piu grave del campo dei valori artistici, in quanto in esso il ruolo gnoseologico del « sensibile » si afferma nella sua positività piu complessa ed espansiva.) Che cosa resta, infatti, nel discorso estetico hegeliano, dei C'oncreti valori poetico·contestuali di Zeus « che aduna le nubi », di Era « dai grandi occhi » o dcli'« amica del sorriso » Afrodite, dal momento che la « verità >> hegeliana di tali idee poetiche coincide di necessità con la loro dissoluzione ete· rologica? Soggetto com'è al meccanismo della dialettica speculativa, il discorso contenutistico hegeliano tende inevitabilmente a riguardare il fatto poetico non qual esso è, ma piuttosto quale si vuole, idealisticamente, che sia: si attua, cioè, anche ndl'àmbito della filosofia dell'arte, quel ribaltamento idealistico per cui -- come dice Marx - « il concreto contenuto, la determinazione reale, appare come formale; la determinazione formale, del tutto astratta, appare come il contenuto concreto », e, insomma, il fatto artistico « ritrova » la sua verità o supe• 1 iore realtà solo nel punto in cui viene sussunto in una categoria storico-filoso· fica (la filosofia dell'arte come la vera realtà dell'arte)••. Si è già indicata la perJita dell'oggettività determinata, empirica, dell'opera d'arte come un ufficio del· l'ipostasi contenutistica e come il risultato di una serie di sostituzioni per identificazione generica: contenuto epico = contenuto mitico = contenuto religioso = contenuto filosofico. L'ovvia priorità del materiale storico della poesia (qui: il mito come precedente sociale-culturale dell'epos) si traduce in tal modo in una conferma del primato sostanziale dell'astratto contenuto, cioè in una con· ferma del dominio del generico, che - previa disintegrazione della concreta realtà poetica - si fa incontrastato ed esclusivo: s'intende come l'intenzionalità storico-contenutistica del grandioso inventario fenomenologico, attuandosi come istanza positiva, antiformalistica ( oltre Kant e oltre Schclling), nelle forme e nella misura imposte dallo schema deduttivistico, possa giungere a configurarsi, a un generico esame, come funzione insieme parafrastica e giustificativa del disegno logico-ideale ( ratio quaerit, intellectus invenit), e come la validità dei suoi esiti specifici - che per noi oggi si riassume soprattutto in un'ampia, magistrale potenzialità di suggestioni problematiche - possa finalmente risultare in rapporto inversamente proporzionale all'obbligo e all'incidenza dell'astrazione spe- <·ulativa. Non sfugge, in questo senso, la rispondenza perfetta che si stabilisce tra la riduzione generica del contenuto dell'opera d'arte e il metodo mistificatorio, ,oprastorico, della « profezia » au rebours, che distorce a tal segno speculativo il processo reale dei fatti da prospettare la storia successiva come scopo della storia antecedente ( laddove tale « scopo » non è che un 'idealistica « astrazione dell'influenza che la storia anteriore esercita sulla successiva »)11 • Importa cioè vedere anzi tutto che, nelle Lezioni hegeliane, tale criterio soprastorico - giustificato metafisicamente dall'unità dell'Idea - trova il suo congruo terreno metodologico mediante l'accorgimento speculativo della progressiva an-estesia del fatto -9

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==