giovane critica - n. 7 - feb.-mar. 1965

l'epoca dell'imperialismo: Sten'ka Razin p1u Kerl Liebknecht, hanno prodotto le rotlllra della catene nell'anello pili debole; questa medesima peculiarità dovrà però portare a conseguenze negative se in breve volger di tempo non •occorra la rivoluzione internazionale, nei paesi a capitalismo avanzato. ltfa in ciò sta il pregio della Storia nel non essere passiva esemplificazione delle tesi; quest'ultima, e in formulazione ben pili ricce e complessa, viene anzi fuori ('astratta' in Marx) dalla storia, elemento razionale che guida i fatti; e dallo stimolo polemico ( antistalinista) nasce una organizzazione scientifica della realtà, esattamente come dallo stimolo polemico dall'aprile all'ottobre (Lenin contro la destra) nacque la stessa rivoluzione, e la mediazione si fa atto, e la pagina arma. Né l'autore accetta un impossibile pacificatorio divorzio dalla propria concezione: « Il lettore serio e dotato di spirito critico non ha bisogno di una ingannevole impan:ialità [. .. ] ma gli occorre la buona fede scientifica che [. .. ] cerca di fondarsi su uno studio onesto dei fatti, sulla individuazione di quanto, nello svolgimento dei fatti vi è di razionale. Questa è la sola obiettività storica possibile• (p. 14): parole certamente che non mirano solo al cuore dei •olerti storici borghesi. Tuttavia, la parte storiograficamente pili emergente della Storia è al di là della tesi della rivoluzione permanente: sta negli attivi interventi, per esempio, sul concetto di rivoluzione: « La caratte• ristica pili incontestabile della rivoluzione è l'intervento diretto delle masse negli avvenimenti storici» (p. 9) « le trasformazioni che si determinano tra l'inizio e la fine di una rivoluzione nelle basi economiche dello società e nel soslralo ,ociale delle clo,si, non sono affollo sufficienli a spiegare il corso della rivoluzione stessa, che 1n un breve lasso di tempo, rovescia istituzioni secolari, ne crea di nuove, per rovesciarle ancora. Lo dinamica degli avvenimenti rivolu:ionari è determinata direttamente da rapidi, inlemi e appasionati mutamenti nella psicologia delle claui esi• ,tenti prima della rivoluzione• (p. 10; corsivo nostro). Che tra l'altro è la chiave del giudizio sulla politica bolscevica e su Lenin, in questo perenne rincorrersi tra Partito e masse, le quali ultime, nel processo rivoluzionario, « sono sempre pili a sinistra di qual. siasi dirigente ». Questo per quanto riguarda la coscienza di classe; ma anche citando altri schemi teorici di questo tipo ( prima fra tutte la que• •tione dei contadini, servendo•i della quale Stalin infieri su Trot• sk.ij) avremo fatto un torto al libro, che ci dà sempre dell'altro. Cosi delle •ue virili letterarie (fin dal 1902 Lenin apprezzava Trotskij per le •ue doti- di scrittore) ci pare da •ottolineare, tra i ttnli, un upetto minore ma peculiare all'uomo Trotskij: la beffarda ironia, feroce se rivolta contro i parolai, i relitti storici, di cui troviamo gran copia nella Srorio: « i due comitati [ .. .] discutevano sul modo di lavare la pelliccia senza bagnare il pelo•; i contadini o: concedevano al febbraio un dilazione di tre mesi, dopodiché procedevano al sequestro d'autorità » ( p. 556, p. 429). t l'ironia di chi nella sconfitta non dimentica di aver contribuito a creare un mondo nuovo. [o. r.] FRIEDRICH NIETZSCHE, Aurora e Frammenti postumi (1879-1881), Edizione italiana condotta sul testo critico stabilito da Giorgio Colli e Mozzino Montinari, Milano, Adelphi editore, 1964, pp. 669, L 6.000. • La pubblicazione delle opere complete di Nietzsche in Italia, a cura di Giorgio Colli e Mazzioo Montinari, ha inizio con Aurora e Frammenti postumi (1879-1881). Questa edizione è un'insperata occasione per avvicinarsi in maniera pili completa e adeguata a questo grande pensatore che ha tanto influito sulla cultura europea. E veramente questa prima traduzione promette una capacità di lettura non solo degna del nostro migliore livello storiografico, ma rupondente soprattutto alla piu ,•iva condizione culturale italiana di questi tempi. Le passate traduzioni di Nietz• sche, in gran parte delle edizioni Bocca, erano davvero lo spec• chio di una differente temperie culturale. Lo stimolo irrazionalistico e l'accentuata retorica del testo sopraffacevano ogn.i altra condizione di lettura. Si confronti invece questa traduzione di Aurora fatta da Ferruccio Masini. Il lettore sarà portato ad una differente capacità di riflesoione, a rucontrare sotto nuova luce quei tratti stilistici ( ma non solo questi), e.be ooo pote,•ano essere eredità dell'irrazionalismo, e non lo furono se non stra,•olti, ma che ritroviamo invece, ad esempio, nella grande prosa di un Mann. Questa migliorata condizione di lettura non è il solo pregio. Un secondo motivo di lode sta nel livello filologico dell'edizione. I curatori, infatti, non si limitano ad una traduzione fedele del testo, ma ne ordinano loro stessi un'edizione critica. Per quante diffusioni e traduzioni si siano fotte in Italia e in Francia delle opere di Nietzsche, è sempre rimasto aperto il problema della correttezza e completezza dei testi. Già in sede di edizioni critiche l'opera di Nietzsche è un problema annoso. Gran parte dell'opera pubblicata, pili della metà, cioè lo cosiddetta Volontà di poten:.a e il resto dei frammenti postumi, in quello che resta ancora l'edizione canonica (Grossoktav Ausgabc, in 19 volumi, Leipzig, 1898 · 1912), non è attendibile né completa, sia per gli arbitri e le interpolazioni spesso dccisil•c ( operate in gran parte dolio sorella Elizabcth), sia per l'utilino ridotto e arbitrario di una grande - 73

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