giovane critica - n. 7 - feb.-mar. 1965

desse il sospetto di una scelta di comodo, dettata come spesso accade da regole di «strategica» compensazione. In eUetti l'im• pronta attuale della pubblicazione sembra non eliminare tota!• mente il rischio di disperdere, agli occhi soprattutto del lettore comune, proprio il suo auspicato carattere di « guida valida ad orientarlo nella tumultuosa, •ilaseinante realtà del cinema con• temporaneo», per apparire invece una semplice, seria, ma limitata, ' raccolta ' di saggi che, al di là di una del resto impensabile uniformità di vedute, disorienti anche solo per i metodi spesso disparatissimi di approccio al fatto cinematografico. Qui sta senza altro il punto piu delicato e di non ovvia soluzione del modo di impostare il periodico. Si accoglie con qualche dubbio quan• to Vittorio Spioazzola - comunque non a caso e non inop• portunamente posto alla cura dell'iniziativa, data oltretutto la sua puntuale attenzione alle vicende del mercato cii/turale non sol• tanto cinematografico - aUerma nella prelazione a Film 1964: che « nella presente situazione culturale solo la moltiplicazione dei punti di vista sembra garantire un integrale recupero della complessità <lei fattori, che concorre ad assicurare la presenza vitale del fatto cinema "· Perplessità suggerita dall'esperienza di come finora si è ordinata una tale « moltiplicazione » che, pos~a ne fosse la necessità, non dovrebbe in ogni caso sfuggire ad una scelta piti disciplinata ed essenziale, se si tiene conto oltretutto dc1le particolari esigenze di un periodico a scadenza annua e di mole limitata. È chiaro che i rilie,•i per lo piu ad indirizzo retrospettivo qui mossi .-1lla pubblicazione, possono avere un senso anche in rapporto al fascicolo attuale che, di struttura alquanto piu orga• nica dei precedenti, non elimina tuttavia i difetti in parte su individuati. Lacune che non si dovrà far pesare ulteriormente se si vorrà conferire al1a rassegna un significato e una presenza piU definiti e personali. Resta a questo punto un ragguaglio piu dettagliato dei motivi e degli argomenti di Film 1964, che reca come sottotitolo film di mru.sa e cinema d'avanguardia e in copertina nomi di registi per tutti i palali: Fellini Rosi Visconti e Dino Risi J acopetti Mario Bava a esemplificare probabilmente il « film di massa » ( dove gli approdi dei suddetti si pongono ovviamente a distanze qualitative abissali); Tarlr.ovslr.ij Tinto Brass Jonas Melr.as come esponenti, in misura personalissima, del « cinema d'avanguardia ». (A meno che non sia questa un'interpretazione rigida fino a diven. tare capziosa. Il sospetto potrebbe forse apparire fondato se, per analogia, oi leggesoe allo stesso modo il frontespizio di Film 1963 dove, accanto alla frase il cinema è divenlolo mauiorenne si no• lavano con qualche sorpresa, Ira gli altri, i nomi di Hitchcoclr., Aldrich e Dassin - la cui attività attuale sarebbe oltretutto inge• neroso investire di cosi alta responsabilità - o addirittura, sulla scia di certa ' scoperta ' francese, quello del non disprezzabile ma fin troppo sopravvalutato Cottafavi. Allora - verrebbe da sug• gerire - dovendo essere Ja copertina del volumetto una spia quanto più fedele del suo contenuto, non sarebbe opportuno strul• turarne 1c indicazioni in senso un po' piU rigoroso, evitando in tal modo genericità semplicistiche o indizi confusionari per chi fosse portato a riferire immediatamente le personalità segnalate con l'indirizzo tematico delJ'insieme?) Scorrendo il sommario si incontrano nell'ordine: Vittorio Spinazzola, Cinema italiano 1963: Giovanni Cesareo, Le commedie del • boom »; Michelangelo Nota• rianni, Tinto Bras, o della pruden:a; Claudio Risé, / documen• tari «sexy»; Lorenza Mazzetti, Film dell'angoscia e film del/'aut • out~ Vi1torio Strada, li giovane cinema .sovietico: Ettore Capriolo. A proposito cli Eli:abeth Taylor: Tommaso Chiaretti, Le ragioni dell'avanguardia; Georges Sadoul, L'avvenire del cinema; Guido Bezzola, Appunto sugli operatori. Se inuti1e può risultare un resoconto particolareggialo dei singoli interventi ( fra i quali in ogni caso meriterebbero piU che un semplice accenno gli scritti di Strada e Risé, acuti e puntuali in uguale misura), do,•erosa appare la segnalazione del saggio di Chiaretti ( a livello delle sue cose migliori), fra gli apporti più esemplarmente indicativi di quella che potrebbe essere la fisionomia davvero insostituibile della collana: una rassegna nella quale il « fatto » cinematografico, attraverso la voce della persona adatta al momento giusto, riaffiorasse da] terreno stesso ~u cui, durante l'annata o il periodo in corso, avesse posto o ponesse radici e implicazioni meno contingenti (sotto forma di « av,•enimcnto » culturale o «commerciale», d'occasione di dibattilo critico o di fenomeno sociologicamente rilevante). In una stagione come quella del 1963-64, ad esempio, dove le vicende cli molta critica in re1azione ad alcuni fatti e opere chia,•e per una chiarificazione metodologica hanno raggiunto - con eco, vivacissime su riviste specializzate - punte di estremo interesse, si sarebbero indubbiamente tro,·ati ricchi spunti per portare i ternuni p1u seri del dibattito stesso, sotto forma di concrete analisi, <' non di piU o meno educate diatribe, all'attenzione di un pubblico piu vasto. Proprio in tal senso è notevole l'interesse del contributo di Chiaretti, che nel dibattito suddetto rientra assai opportunamente e ne1l'unico modo tuttora producente e auspicabile: quello di riferire costantemente il discorso all'area piu legit• tima dei temi ad esso legati, cosi che le considerazioni di metodo risultino esemplificate dalla indagine concreta e non procedano indefinitamente, come spesso accade, al di là dei limiti e della nutura dei fotti in esame, con le schermaglie personali, le ampli- -71

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