dogana Cinema TOMMASOCHIARETTI, lngmar Bergman, Roma, Canesi, 1964, pp. 201, L. 1500. • Proporre oggi un profilo critico di lngmar Bergman è còmpito di non lieve peso: perché significa non solo tener conto dei moheplici ( e spesso disparati) contributi critici, ma anche muo,•ersi, o districarsi, tra i non pochi 'accaparramenti'. Né si può lare certo un taglio netto ( di qua i voli metafisici, di là i grezzi contenutisti inclini alla 'parafrasi'), perché la linea di accaparramento si muove per vie non sempre scoperte. E poi bisogna saper sottrarsi alle suggestioni di certa critica impressionistica, o, peggio, apologetica ( e perciò generica e improduttiva: si pensi a certa critica francese, ma anche nostrana), propensa ad accettare, magari con i riferimenti che paiono ormai passi obbligati, ogni opera del regista, invischiandosi talora in complicate esegesi simboliche o rifugiandosi nella vuotezza di certe espressioni di comodo. E significa, ancor prima, proporre una linea unitaria di ' lettura ', che, pur tenendo conio dei diversi apporti e delle diverse direzioni, non si limiti ad un discorso frammentario, magari qua e là illuminante. Per questo ci sembra assai notevole lo stud.io di Tommaso Chiaretti, che non solo viene a colmare una lacuna ormai grave ( è il primo lavoro sistematico in lingua italiana), ma la colma innovando e µorlando un contributo personale di vasle proporzioni. Cerio, per un discorso esauriente su B. bisogna tener conto delle forzate lacune cui un critico va incontro. La breve «personale» infatti dell'ultima Mostra di Venezia ha ribadito la necessità di tener conto delle sue prime opere, anche di quelle - è naturale - di minor peso qualitativo o decisamente insuUicicnti, ma utili spesso per ravvisare le radici di certa problematica bergmaniana, gli inOussi, i contrasti ecc. ( senza, con questo. cadere nel Cncile equivoco della lettura « alla luce del dopo »). Inoltre, è chiaro, bisognerebbe poter tenere conto dell'ampia pro• duzione teatrale (e non solo di messa in scena) bergmaniana: •i pensi, per Care un esempio, alla complementarietà del ' discorso ' teatrale di Visconti rispetto a quello cinematografico, Di queste ( forzale) lacune, sia pur parzialmente risolte, il lavoro di Chiarelli, proprio per la sua qualità, è in parie un sintomo. Perché è nel complesso retroterra cuhurale ( ad una cui chiarificazione contribuisce tutta la sua opera) sul quale opera il regista s"edese che va ravvisata rorigine, ad esempio, di certa vena irrazionalistica sempre, o quasi, presente (fino al Silen:io), o l'acquisizione cli certa ' mitologia' tardoromantica. E anche di quella chiave individualistica, che giuslamente Chiaretti sottolinea ( per esempio. a proposilo del Settimo sigillo), che è una componente essenziale del mondo poetico-ideologico di B. Spesso le ' proposle ' bergmaniane tendono, infatti, - contro una ragione astratta e cristallizzante • verso una sorta di panteismo vitalistico, o - contro resperienza totalizzante - verso un ripiegamento sull'individuo, una sorta cH camusiana <t fuga dalla storia », con vene misticheggianti. La linea cri Iica proposta da Chiaretti ( pur nelle diverse intcrprelazioni) ci pare essere quella che, tenendo conto del clima culturole in cui B. si è trovato ad agire (la Svezia assente dai due ultimi con(litti, quello che Oldrini ha definito complesso di neulralità, di cui anche Il Silen:io è un sintomo rilel'ante e a suo modo prezioso). cerca di ravvisare gli addcnlellati Ira l'opera del rc-gista e le contraddizioni e le lacerazioni del mondo borghese di cui è l'interprete ( crisi che, per alcuni ,1ersi è storicamente e quasi geograFicamcnte circoscritta, per altri coinvolge certi aspetti del mondo occidentale in quanto espressione della crisi borghese). Chiaretti ra,~visa questo 'documento' già in Sommarlek ( « un indizio probanle di quella crisi della borghesia s,•edese che un film come Il po,to delle fragole porterà a piu se,•ere altezze di rappresentazione»), tro,•ando poi ulteriori pezze di appoggio, ad esempio. nel Se/limo sigillo ( « La novi1à del Selli mo sigillo è nel suo mostrarsi come accorato cantore di un mondo in declino, che scopre nella crisi dei suoi stessi valori, il valore religioso innanzi tutto, la propria incapacità a soprav,•i\'ere »), nel Po!IO delle fragole ( dove viene portato avanti il parallelo con Mann), fino a Luci d'inverno (« Di che fallimento si tratta? Anche se l'origine è quella di un ' collasso individuale '. esso non potrà essere definito tuttavia come cammino estravagante rispetto n quello dello societù cui il personaggio appartiene: poiché il silenzio di Dio - 69
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