mo già osservato come la natura del regista sia anzitutto quella di un geniale «riduttore> (sempre superiore ai suoi modelli); e il discorso può quindi partire, anche per noi, dai rapporti fra le due Lolite, quella di Nabokov e quella del film. La e riduzione> si presenta questa volta particolarmente spinosa: perché Nabokov, a differenza di Cobb e Fast, è presente anche in sede di sceneggiatura (ne figura anzi come il solo responsabile nei «credits >), ed è scrittore che ama i tranelli, gli « inside jokes >, i e romanzi nei romanzi nei romanzi» (ne fa fede il suo insuperabile pastiche in versi, prosa e note al testo, Pale Fire); perché, in secondo luogo, la ambiguità è un elemento fondamentale nel romanzo stesso, definibile con pari verosimiglianza « la vecchia Europa che corrompe la giovane America>, o « la giovane America che corrompe la vecchia Europa> 12 • Cos'è Lolita, questa fulgida apparizione « senza alcun preavviso, seminuda e inginocchiata sulla stuoia posta in un laghetto di sole >? Può essere « il piccolo demone micidiale fra le bambine integre>, ella stessa e Ignara del proprio fantastico potere>; ma può essere anche la povera scimmietta del Jardin des Plantes, costretta a disegnare da uno scienziato tenace, e autrice del primo disegno animale, rappresentante le sbarre di una gabbia; o la farfalla, l'elusiva e bellissima Lycaeides Sublivens, di cui il professor Nabokov, entomologo dilettante, andava a caccia in posti come Telluride, Colorado, o Ashland, Oregon; o la lingua inglese nella sua impermeabile inorganicità statunitense, accarezzata e corteggiata da un nostalgico russo in esilio. E chi è Humbert Humbert, come possiamo giudicarlo? L'immaginario John Ray jr, che con soave, accademico buon gusto presenta Il manoscritto, lo trova e senza dubbio un essere orribile, abbietto, un luminoso esempio di lebbra morale, un misto di ferocia e di buffoneria che tradisce forse l'infelicità suprema, ma non è tale da renderlo simpatico•; 54 - è, inoltre, « un anormale, non un gentiluomo>. e Ma con quale magia - riconosce « John Ray > - il canto del suo violino sa evocare una tenerezza, una compassione per Lolita che cl rapiscono, leggendo il libro, mentre ne aborriamo l'Autore! >. Il cinema non può essere ambiguo, e il cinema di Kubrick meno d'ogni altro: di qui l'unicità fisica e visiva che la storia e i personaggi assumono sullo schermo. Forse Nabokov avrebbe preferito un traduttore « labirintico > alla Resnais, o in equilibrio fra grottesco e malinconie crepuscolari, alla Fellini: ma per nostra fortuna Kubrick è un intellettuale moderno e un regista, non un altro poeta-che-fa-della-poesia-sulla-propria-incapacità-di -far-poesia. Gli basta pochissimo per riassumere le piu tortuose situazioni del romanzo, e proprio perché vuol chiarirle, ridurle all'essenziale. Il triangolo quasi incestuoso di Humbert, Charlotte e Lolita è immediatamente definito, senza nessuna parola, nella scena del drive in, con il fantasma dell'opera che terrorizza le due donne, Lolita che afferra la mano di Humbert, Charlotte che fa altrettanto, l'uomo che si libera della seconda e, quando la situazione diventa pericolosa, anche della prima, incrociando le braccia e degustando la delusione della vogliosa e matura Charlotte. La lunghissima, estenuante seduzione della «ninfetta> è risolta in modo solo apparentemente buffonesco con la sequenza della branda pieghevole, che sottolinea in realtà l'impotenza dell'uomo, e con Il sussurro finale di Lolita («giochiamo a ... >), che chiarisce la natura ed i sentimenti della ragazza, e non giunge certo improvviso, preparato com'è da quei « tuffi al cuore> che sono la richiesta del bacio In automobile, e Il travolgente abbraccio prima della partenza per Il campeggio («beh, non dimenticarti di me >). Ma particolarmente notevole è il rovesciamento strutturale della vicenda, che inizia con l'uccisione di Qullty, compiuta da Humbert per vendicare Lolita, e termina con l'addio fra Il futuro assassino e la scialba signora
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