protetto Cesare (John Gavin) che riusciranno a smantellare il vecchio e protervo edificio repubblicano. Pur riducendo al minimo la pittura della decadenza repubblicana (Helena e Caio non sono che comparse; del tutto sparito è Cicerone, che certo avrebbe suggerito interessanti variazioni; l'omosessualità è appena accennata net rapporti fra il generale e lo schiavo Antonino, interpretato da Tony Curtts), Kubrlck sottolinea l'attrazione torbida che patrizi e m111tarl provano per 11nemico Spartaco, e l'avidità con cui si scambiano Varlnla, la donna di quest'ultimo. E in generale si può osservare che la stessa epopea degli schiavi ribelli, alla quale 11regista vuole accostarsi in modo quanto più possibile diretto, schietto e , popolare,, risulta efficace e incisiva solo quando stimolata dalla presenza anche fisica degli oppressori: basti pensare a quanto si rialzi 11tono del film non appena Crasso e i suol amici si presentano, ansiosi di divertimenti eccitanti, alla scuola gladiatoria di Lentulo Batlato; o alla superiorità della prima scena, diciamo, amorosa, fra Spartaco e Varinia (con gli aguzzini che vorrebbero spiare 11loro accoppiamento) rispetto alle successive, e assai pitl convenzloali, parentesi sentimentali fra 1 due protagonisti. Spesso, in effetti, la generosa oratoria di Kubrick si cala in modo un po' gonfio e generico nel grande schermo e nelle ampie volute della narrazione epico-avventurosa: basti pensare al duello finale fra Antonino e Spartaco (una e scena madre , inutile e dannosa) o all'addio di Spartaco crocifisso alla sua donna (una Jean Simmons invero troppo brava e raffinata per essere una schiava, sia pure britanna). Non sono che mende minori in un film nobile e vibrante, assai importante tra l'altro in quanto è a tutt'oggi fra I pochissimi tentativi coerenti di imbastire un discorso formativo e sinceramente progressista tn termini popolari e correnti (e in questo senso supera senza dubbio tutti 1 kolossal dello schermo). La sconfitta luminosa d1 Spartaco ( e tornerò, e saremo milioni , ) si contrappone ana vittoria contingente delle armate di Roma, di una Roma già minacciata da Cesare, dal barbari, e da altri pericoU interni, portando avanti in questo senso il discorso di Orizzonti di gloria. Là il colonnello Dax si rendeva conto, definitivamente, che gli uomini non sono un gregge; qui l'autore ci presenta il medesimo interprete, Kirk Douglas, calato fra quel gregge in attesa di riscatto, e gli fa gridare, di fronte agli e spettatori , - voyeurs che spiano il suo accoppiamento con Varinia - (ma rivolgendosi anche ad altri e meno occasionali spettatori): < Io non sono un animale,. Pure, ci sembra significativo che la disposizione moderna e intellettuale, saggistica in certo senso, di Kubrick stenti a trovare un punto di incontro con l'azione pura e semplice se non sul piano delle motivazioni ideali. Spartacus è un film dove le parole, i gesti, i volti stessi degli attori suonano come e traduzione , e divulgazione di significati presupposti: non riescono a suggerire direttamente e e a posteriori, tali significati. Forse per questo Stanley Kubrick è regista che non piace e non può piacere ai critici formalisti. Quando usci Rapina a mano armata, la rivista Time dichiarò che l'ignoto e giovane autore del film era < la pitl grande personalità apparsa nel cinema americano dopo Welles ,, ma per Orizzonti di gloria la stessa rivista - la cui influenza ·è enorme - si mostrò dispiaciuta d1 vedere il talento dell'autore sciupato in un tema cosi < old fashioned ,, cosi antiquato e fuori moda. Un palo d'anni fa, la rivista Film Culture, portavoce dei giovani cineasti indipendenti newyorkest, escluse addirittura il nome d1 Kubrick, in un numero speciale sui registi americani, dall'elenco del ePantheon Dtrectors, e dei registi d1 seconda o terza grandezza, nonché dall'elenco degli e idoli infranti>, confinandolo tra le e delusioni minori >, insieme a Robert Parrish e a Richard Quine; nello stesso nu- - 51
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