è irriso dalla e vecchia volpe dell'Armée, quando quest'ultimo si rende conto che il colonnello non ha agito per calcolo, o ambizione di carriera: ridotto all'essenziale, il film è lo scontro fra l'impegno e il cinismo, tra la fede nell'uomo e le tentazioni molteplici del e sistema,, della resa, del culto del e particulare ,. Come viene risolto tale scontro? Lasciamo la parola a Guido Aristarco, che prima e meglio di ogni altro critico ha saputo cogliere la portata veramente rivoluzionaria dell'opera di Kubrick, anche se piu tardi, di fronte alle prove piu recenti dello stesso autore, esprimerà riserve a nostro avviso infondate. e Dax è sicuro della causa che difende. Solo per qualche attimo ha un dubbio: quando, dopo il colloquio finale con Broulard, di ritorno al suo comando, vede gli uomini, a un'ora dall'esecuzione dei compagni, maltrattare una ragazza tedesca, 'ultima preda di guerra'. Che Broulard abbia ragione? Sono un idealista, un alienato? E' proprio vero che il pubblico dimentica presto? ('Non avrà un seguito, l'inchiesta', dice Broulard a Mireau, dinanzi alle prove che quest'ultimo aveva comandato il fuoco delle artiglierie sui propri reparti. 'Il pubblico dimentica'. E' la stessa conc1us10ne cui giunge Mel Miller in Un volto nella folla). Che il soldato sia un animale, e che come tale vada trattato? Che la natura umana non si possa cambiare? Sono momenti di alta drammaticità. Gli interrogativi incalzano nella mente di Dax, e dello spettatore. Ma a poco a poco il viso addolorato e spaurito della ragazza si impone, il suo canto, all'inizio sommerso da fischi e scherni, si fa distinto, alla sua voce si unisce il coro dei soldati, alle sue lacrime le loro lacrime: sono uomini, non bestie; al sergente che porta l'ordine di partire, immediatamente, per il fronte, Dax, ormai rinfrancato, dice: 'Dia ancora qualche minuto agli uomini , 1 • Cosi, nel successivo film di Kubrtck, la disfatta di Spartaco si traduce e nella vittoria dell'uomo,. Ma questa dialettica di sconfitte sul terreno storico e vittorie ideali (o prese di coscienza), insieme all'altra e non meno ricorrente dialettica dell'engagement contrapposto allo scetticismo, ci sembrano elementi veramente centrali nell'opera di Kubrick: elementi chiave insomma, per definire la sua opera e la sua posizione nei confronti della cultura americana del dopoguerra, dalla quale proviene e dalla quale per tanti versi si distacca. Tali elementi di dibattito ideologico (quasi sempre allontanati di uno o piu piani rispetto all'azione grezzamente intesa) sono prefigurati ancor prima di Orizzonti di gloria, nel meccanismo apparentemente consueto di The Ktlling (Rapina a mano armata, 1956) e assumeranno proporzioni apocalittiche nel recente Dr Strangelove (Il dottor Stranamore, 1964): particolare attenzione dovremo dedicare, in questo àmbito, al film piu ambiguo e complesso di Kubrick, senza dubbio largamente incompreso: Lolita (id. 1962). Ma dobbiamo partire, ancora una volta, dal colloquio fra Dax e Broulard verso il finale di Orizzonti di gloria. Il film deriva da un romanzo di Humphrey Cobb, apparso nel periodo rooseveltiano: ma di tale colloquio non c'è traccia nel romanzo, che si chiude con la macabra scena della fucilazione (completamente inventato da Kubrick, insieme agli altri sceneggiatori Willingham e Thompson, è anche l'epilogo al Café du Carrefour, con la ragazza tedesca). Se Broulard può avere riscontro nel De Guerville del romanzo (e Mireau in Assolant), Dax è un protagonista completamente e ridimensionato , : nel romanzo è semplicemente una figura secondaria, un colonnello coscienzioso che invano offre la sua vita per salvare quella dei tre soldati (gesto conservato anche nel film) ma che per il resto si limita a eseguire gli ordini dello Stato maggiore, sia pure a malincuore. Humphrey Cobb perde di vista Dax dopo una telefonata, a metà circa del romanzo, in cui il colonnello riesce a salvare un e quarto uomo, minacciato di fucilazione rl- - 45
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