di argomentazioni primarie (a me sembra), si vuole o si vorrebbe trasferire la problematica del « confronto , ideologico in una ideologia della collusione, delle convergenze; si vorrebbero creare fittizie identità al di fuori, e oltre, le prospettive di comuni impegni e còmpiti di lavoro. C'è in atto, e lo si coglie come un sinistro rumore di foglie, un obliquo ed equivoco ricupero mistico, o metafisico, ad ogni livello, nel mondo occidentale; la vecchia metafisica, l'ontologia riappare con la presunzione di esporsi per risolvere le tante contraddizioni (e le nascoste nostalgie) che ci distruggono. La religione non è più l'oppio dei popoli, instrumentum regni (come anche sostiene Lucio Lombardo Radice)•, ma è ancora, come sempre, l'animo di un mondo senza cuore; cioè è l'alienazione dell'uomo da sé e dalla società, è la raccolta delle delusioni esistenziali, è il deferimento degli incarichi, una forma di pietosa compensazione. E' l'equivoco della paura che si ripete; l'ombra della morte che seduce e preoccupa nel fastidio di una attività che non si realizza. E' la sostituzione della pratica comunista, un calar di brache nell'ordine dei giorni, l'espiazione e l'attesa della grazia. E', per un marxista, impraticabile e indecifrabile. Questo è il pericolo che sta Innanzi, tenendo conto dell'arretratezza, dell'ignoranza (di un certo e tipo> di Ignoranza), della futilità tranquilla della nostra società: che a un certo punto si giunga a sostenere, con la presunzione di motivate ragioni, che non c'è interferenza (non e grossolana > contraddizione, e neppure una mistificazione viscida nel senso dell'equivoco) fra l'Ideologia marxista e la teologia cattolica; che Il dio del cristiani può bene coabitare nel tabernacolo della vita privata con l'immagine di Marx - se non accettando una regressione al livello di sottocultura. A questi vistosi giuochi della mente non crediamo affatto; anzi, poiché possibl11 da noi (e più volte sperimentati In passato) li temiamo e pa42 - ventiamo; e per quanto sta in noi li contrastiamo esigendo almeno la più assoluta chiarezza e il rigore metodologico. Pasolini sostiene, mi pare, che questo atteggiamento è da cattolico inibito e che la spregiudicatezza consapevole è il segno anche, e soprattutto, di una maturità ideologica e dell'assenza della « paura» teleologica. Non sono d'accordo; proprio perché i progressi e liberalizzanti , della nostra società sono scarsi; proprio perché gli uomini e I gruppi e interessati> sono pochi e poco autonomi (ancora); e soprattutto perché il comunismo italiano si è attardato troppo spesso in operazioni di « recupero > tattico, precludendosi in definitiva la possibilità, dettata dalla necessità, di un revisionismo ideologico che fosse sostanziale nell'ordine della verticalità; revisionismo che slgnlficasse non involuzione ma controllo di formule, applicazione di progetti, verifiche di problemi - più che un confronto e un raffronto e esterni>. E invece affidandosi a scatti di improvvisazione (alle volte piacevole), a sussulti ideologici Illustrati da pubbliche tesi. Apparizioni di avventurosi esemplari, da Galilei a Buonalutl (si fa per dire) si sono sempre date nel c6té cattolico; ma i comunisti hanno piuttosto Indurito il e terreno ideologico>, nel proposito di inseguire, invece di determinare e perseguire fini specifici. Trasformatosi rapidamente da partito di' opposizione, con quella durezza, a partito d'alternativa governativa (con alquanta mollezza e qualche orgasmo), ml sembra che la querelle, dalla sua parte, nasca con equivoco e sia scarsamente caratterizzante (sia nel riferimento della tesi del X congresso: e SI tratta di comprendere come l'aspirazione a una società socialista non solo possa farsi strada In uomini che hanno fede ecc. >; sia In quel famoso documento che è 11memoriale di Yalta - un testamento decoroso e doloroso; una summa rispettabile certo ma onnivora e tipicizzante di uno scetticismo dllacerato che si traduce, capovolgendosi, In un enciclopedico
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