di dialogo, o il dialogo, coi cristiani separati e con i comunisti atei. E' una realtà, che i cattolici phi avanzati e pili impegnati discorrono oggi, e non temono di contraddirsi, dei valori interni e generosi e disinteressati> dei comunisti. E' chiara questa disposizione, la sua apertura dialettica che offre un discreto campo a collusioni tattiche operative e a prospettive nuove (anche se incerte nei risultati, considerandole ora). Si deve dunque a una frazione discreta e qualificata dei cattolici di avere interpretato dapprima le proposte cosi acute e fulminanti di un papa straordinario e poi, pur fra le pieghe involute e contraddittorie del dibattito conciliare, le proposte lungamente meditate di una minoranza d'avanguardia. Ma i limiti di questa operazione, importante per la società contemporanea, sono netti (da parte cattolica) e si possono fissare intanto su alcuni punti: 1) il partito comunista italiano ha bisogno di portare fino in fondo il processo della sua e laicizzazione>; 2) la situazione del nostro paese potrà uscire dalle contrapposizioni attuali solo quando la Chiesa sarà certa che il partito comunista non si propone più di sottrarre masse alla sua influenza religiosa per sottoporle a una influenza ideologica contraria 1 ; 3) il confronto fra credenza religiosa e storicismo ateo marxista deve diventare un confronto delle coscienze personali, non una battaglia delle istituzioni e nemmeno dei gruppi politici organizzati come tali•. Ma oggetto di questa breve nota, che vorrebbe essere solo una precisazione a parte subtectt, con il proposito di sottolineare alcune contraddizioni e qualche perplessità di fondo (non superabile) è, piuttosto, in quale grado e misura intendono e interpretano questa possibilità d1 incontro i comunisti; qual è la qualità e il modo del processo d1 e laicizzazione > del partito comunista italiano; e (specialmente) come può l'ideologia marxista adattarsi fino in fondo a un tatticismo che, giustificabile di volta in volta sul piano della prassi, si fa terribilmente equivoco laddove vuole organizzarsi quale comodo o sottile riporto di idee (soprattutto ricordandosi della vn tesi di Marx su Feuerbach: il sentimento religioso è anch'esso un prodotto sociale). In altre parole: non si contesta (o almeno, non si vuole contestare in questa sede) la necessità o l'opportunità di una collaborazione con le sinistre cattoliche nella lotta per liberare la società italiana dalle sovrastrutture reazionarie o comunque ritardatrici; ed è un dato di fatto che queste forze cattoliche esistono, operano e vanno dunque e accompagnate>. Anche esse e hanno guardato le cose in faccia: rifiutare il socialismo è accettare il capitalismo> '. La recente battaglia parlamentare per l'elezione del presidente della repubblica ha confermato il grado di maturità politica, di decisione tattica e di consapevolezza delle ragioni e democratiche> di questi cattolici - a cui non solo da oggi, per preparazione culturale, intelligente spregiudicatezza e tuttavia sincerità e profondità di sentimento va la nostra ammirazione. (E poi slamo convinti che un certo progresso nella nostra società, se è avvenuto, sia soprattutto per merito loro.) Ma esaurito un pubblico obbligo, non possiamo esimerci di ritornare su una pregiudiziale di fondo che il pragmatismo del comunismo ufficiale italiano ha semmai reso ancora più problematica e assillante (in questi ultimi tempi). Collaborazione coi cattolici? decantamento delle preclusioni anticlericali? (ma intanto si vorrebbe chiedere: chi è ancora ancorato al vecchio e bolso anticlericalismo liberal-ottocentesco?) proposito e tentativo di instaurare un dialogo, sottosegnando anche un decalogo, per operare attivamente all'instaurazione di un regime socialistico ecc.? Ebbene! Ma il discorso cambia sostanzialmente, quando da parte comunista, con una certa improvvisazione - 41
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