e studi Una nota a proposito di due problemi !Morale e moralismo! S cambiano per moralismo (o si inducono con la Ironia a definirlo per tale) la proposta critica, in sé ancora rigorosa e affatto generica, di ridurre, o di cercare di ridurre a una diversa misura e a una diversa struttura; a una misura capovolta rispetto all'archetipo tradizionale e persistente (esistente e persistente in una gradazione o gradualità patologica e patogena), la tradizionale figura del letterato (del letterato italiano), dell'homo sapiens che intinge la penna, edulcorato nei propri umori dai ritrovi di metropoli e borghi, del bell'Antonio toccato (graziato) dalle muse ecc. E tuttavia persistiamo in questo proposito chiaro e semplice nella sua nudità semantica, nella sua disarmata necessità: finché non si ridurrà e non si renderà altrimenti il modo, e di conseguenza l'obietto del proprio operare (dell'operare artistico); cioè sussumendo per sé il < disprezzo di questo mondo > e per questo mondo, e di ogni intrigo di forza; e finché i problemi da elaborarsi non prevarranno sulle istanze ontologiche dei singoli, proiettate verso iateressi affatto metafisici; finché una smodata umiltà (che è conseguenza conoscitiva) e il disprezzo usato come arma e non più come una generica < difesa > morale, non si sostituiranno o non si opporranno alla <superbia> indifferente che contraddistingue non solo gli atti ma addirittura condiziona la pseudoideologia e la personalità dell'uomoartista, dell'uomo-letterato (lo schizofrenico o il conformista grammaticale); ebbene, fino allora nessuna novità di fondo nell'ordine di prospettive diverse e contrastanti alla norma tradizionale, nessuna autentica rivoluzione contro le sovrastrutture culturali potranno mai accadere e compiersi in Italia. Si propone insomma l'utilizzazione del disprezzo come comportamento utile di lotta; la sua strumentalizzazione; non come sintomo di un trasalimento o di un risentimento morale - soltanto questo - ma come programmazione, direi come metodologia letteraria. Per inserirci più rapidamente nel contesto, ricordiamo a noi stessi la nostra condizione, generale, di povera e piccola nazione con qualche ciondolo d'oro sul corpo (lo spagnolismo della presunzione) ma in effetti piagato da pustole e bubboni (le escrescenze di una società malformata e involuta; pletorica in una congestione di alcune novità mescolate alle contraddizioni di sempre; una specie di superba cancrena, restia ad ogni cura). E con quali qualità? Si esor- - 35
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