in MiAntonioni Poetica e stile chelangelo Se un merito ha la raccolta delle sceneggiature degli ultimi sei film di Michelangelo Antonlonl (Michelangelo Antonlonl, Set film, Einaudi, 1964), è quello di aver contribuito, in misura almeno pari alla visione de Il deserto rosso, ad una piU compiuta definizione del regista ferrarese .che, misconosciuto o incompreso - salvo le eccezioni del caso - dopo i suoi primi lavori, è oggi al centro dell'interesse critico come a pochi accade. Coglieremo l'occasione, perciò, dalla lettura dei suoi film, che percorrono l'arco creativo del regista dalle Amiche fino al Deserto, cioè pressoché i suoi risultati maggiori, per una sommari~ indicazione di alcuni aspetti del suo stile e del suo modo di far cinema: un cinema dalla apparenza cosi complessa per 11convergere in esso di varie suggestioni e richiami, ma, nel fondo, riconducibile ad alcuni moduli e ad una sensibilità che collocano i film di Antonioni nel momento di conf~uenza ultima del gusto decadentistico. E quando accenniamo al decadentismo de L'avventura o de La notte non intendiamo tanto quella atmosfera, tipicamente mitteleuropea, di sofferta coscienza della crisi come condizione ontologica dell"uomo, quanto la particolare versione che di alcuni motivi decadentistici, tardo-romantici, elaborò la nostra cultura, ed in particolare la nostra narrativa immediatamente anteriore al neorealismo. i: noto, invece, che oggi si è piuttosto inclini a designare l'opera di Antonioni come il punto di incontro di molteplici esperienze - dal nouveau roman alla fenomenologia - con una operazione critica di cui non sottovaluteremo l'acutezza e, in parte, la corrispondenza al vero, ma nei confronti della quale non nasconderemo 1 nostri dubbi, quando in essa scopriamo 11tentativo di affidare ai film del nostro registra significati che talvolta non gli competono. E, particolarmente, ci sembra che essa sottovaluti o trascuri le premesse sul cui terreno matura l'opera maggiore di Antoniani (pili o meno da L'avventura). La quale, invece, almeno al suo primo manifestarsi, fino all'importante, chiarificatore incontro col Pavese di Tra donne sole, affonda le radici nel periodo di crisi pili acuta del neorealismo. Antonioni appartiene cosi a quella generazione, nutrita di diverse suggestioni, che passa attraverso l'importante esperienza del cinema italiano del dopoguerra, senza recepirne la poetica, ma ponendosi nei suoi confronti in una posizione che, se non fu polemica, non fu certo di accettazione incondizionata. e Nel dopoguerra - egli afferma nella prefazione alle sei sceneggiature - c'è stato un gran bisogno di verità e sembrava possibile fotografarla dagli angoli delle strade. Oggi il neorealismo è superato in questo senso: che si tende sempre pili a creare una realtà propria [ ...]. Non Il cinema al servizio della realtà, ma la realtà al servizio del cinema>. In effetti il rapporto di Antonioni con la realtà - rapporto che nel cinema postbellico era diretto, si che essa pareva offrirsi quasi senza mediazioni - fu sempre filtrato come da un diaframma. Vi fu sempre in lui, cioé, la spinta a fissare nell'immagine 11momento essenziale di e una > sensibilità, piuttosto che rivestire le cose della loro concretezza. Non· a caso, egli, parlando di Marcel Carné, alla cui scuola aveva svolto 11proprio apprendistato artistico, dirà che e ogni accostamento fra l'arte e i suoi tempi, fra cinema e politica, presuppone non già una ricerca di corrispondenza diretta tra immagini ed eventi, bensi un sondaggio nell'animo degli Individui, dove è dato Incontrare quelli che sono 1 richiami pili intimi e pressanti > 1 • Questa pro- - 15
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