vole partecipazione. L'assedio viene anche da una parte dei suoi stessi compagni, i quali ritengono (anche se esplicitamente non lo dichiarano) che la e cultura> e la e tragedia> ·stano un argomento di élite, una situazione prevalentemente privata, uno strumento non adatto per il colloquio con gli altri. Naturalmente questo atteggiamento è tipico della persona che esorcizza i fenomeni non compresi nel suo vocabolario e li rifiuta ostacolandoli quando altri, magari anche sbagliando, tentano di affrontare in modo nuovo il proprio lavoro; come rifiuta i e mostri> (cioè l'angoscia, la solitudine, la difficoltà di comunicazione, Il dissidio soggetto-oggetto, ecc.), cosi allontana da sé la e cultura > diffidando di essa come in prevalenza prodotta ideologicamente dalla borghesia. Non dobbiamo però crearci sempre ragioni di infelicità, motivi di angoscia, prendendo a piene mani dalle numerose occasioni oggettive che il mondo ci presenta, perché dovremmo, invece, mantenere un vigile scetticismo verso le ripetizioni dell'angoscia, le quali, giudicate nel contesto storico, perdono 11loro valore privato e assumono il volto della violenza economica di classe che si rinnova di continuo in forme diverse e contrastanti. Anche se 11socialismo, questa mitica parola che richiamava immediatamente e semplicisticamente parecchia speranza e felicità sociale, ha in parte deluso, ha deluso soprattutto chi si era avvicinato alla sua ideologia con e sentimento> (da questo punto di vista la delusione è stata giovevole, perché la fiducia nel socialismo come nel e paradiso terrestre> contiene una notevole quantità di automistificazione, che si scontra poi con la realtà oggettiva, la quale non è mai mitica, e si brucia corrompendosi), non chi lo ha acquistato con razionalità e consapevolezza storica. Se l'ottimismo è un atteggiamento morale che, da solo, rischia di non farci comprendere sufficientemente le tragedie che si svolgono intorno a noi, il 14pessimismo, da solo, può condurre inevitabilmente al vuoto piU sconfortante e banale. Considero, perciò, queste due presentazioni dimidiate di noi stessi negative e false per una conoscenza intera dell'uomo, che voglia abbracciare tutte le sezioni della nostra esistenza, mentre mi riesce piU congeniale un atteggiamento rigorosamente razionale nei nostri riguardi, che sia preparato a distinguere le nostre reazioni agli avvenimenti esterni nella loro composizione anche influenzata da personali esperienze private e che riesca ad acquistare una notevole qualità di equ111brio e di giudizio obbiettivo. E" in questo senso che sono d'accordo con Roversl, quando scrive che e per favore, non si può perdere ancora tempo vagheggiando dentro all'acqua di un catino la propria faccia devastata e le occhiaie consunte>, perché demistifica l'assurdità della prigionia nel proprio dolore privato, che ci può far collocare in una dimensione astratta gli svolgimenti della vita pubblica e i dolori collettivi, i quali hanno sempre un'importanza notevolissima e servono, poi, ad attribuire una spiegazione e.un significato alle nostre medesime brevi esistenze, perdute altrimenti nel deserto della solitudine e dell'abbrutimento. La voce Inutile e meccanica dei personaggi di Samuel Beckett (cosi esemplarmente paradigmi della condizione esistenziale negativa), che attendono ormai completamente svuotati non si sa bene quale metafisica e metastorica speranza o illusione, può esserci di insegnamento positivo, come allucinante fenomenologia della propria vita quando ci si allontani dal mondo storico, paralizzando i propri sensi nel confronto sbagliato con l'universo il quale, guardato sentimentalmente, sgomenta e affascina come mondo desolatamente e catastroficamente vuoto e conduce all'angoscia, che senza scampo si riproduce e prolifera come una cellula impazzita. Alfonso Pozzi
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