giovane critica - n. 6 - dic.-gen. 1964-65

pubblicistica su Antonioni in tutto il mondo, unn iniziativa del genere può sempre rh elnr~i approssimala per difetto, è allrettanlo indubbio cbc questo cli Di Carlo costitujgcc il primo tentativo cli sistemazione bibliografica del regista italiano che lasci spazio a scarse (e del resto comprensibili) lacune; il cui margine potrà venire da nitri opportunamente assottigliato. Completano il volume - corredato di una dellagliata filmografia elci regista - un'ampia scelta, impaginata fuori te to, di immagini dai film cli Antonioni. cl proporre le quali Di Carlo ha voluto scartare <e l"uso /i'gurativo trndiziooaJc e arcaico elci fotogramma, dell'immagine isolata scelta come rappresentativa accompagnata da didascalie esplicath·c e da lunghe digressioni secondo gli usi ed il gusto del fumetto» ma si è proposto di <C foro.ire al lettore una sintesi visiva dei film cli Antonioni nell'intento cli comunicargli - con le immagini scelte - i dati mnestici piU rilevanti di ogni opera n. Questi dati stessi hanno inoltre suggerito all'autore e al grafico « un particolare modulor di lellura dcll"immaginc » cui si è data appunto la definizione cli fotolettura. Peccato comunque che la scelta delle foto si sia S\'olta in un àmbito di immagini già notissime per la maggior parte e che la resa cli stampa delle medesime mostri insufficienze palesi. Sono mende non gra,•i in ogni caso, di un libro dove « di troppo » non c'è che la « presentazione» di F. L. Ammannati: un sibilJino quanto go[fo corsivo con cui il presidente del Centro Sperimentale (e direttore di Bianco e Nero) interrompe, semel in anno, l"abituale silenzio. Qualche considerazione a parte suggerirebbe infine il momento dell'attività di Antonioni in cui questo libro, non a caso, cade. La pubblicazione de Il deserto ro.sso ha riacceso in vaste proporzioni l'interesse attorno al regista ma non può dirsi che questa volta il dibattito abbia veramente sviluppato le considerazioni che un primo contatto con il suo ultimo film mostra di suggerire pi\J urgenti; e che si potrebbero riassumere nella impressione che un'opera tesa e fragilissima come il Deserto denunci la sensibile dose di estenuazione e cli stanchcu.a con cui Antoniani sembra pagare i1 prezzo cli una ammirevole ma per molti versi inarticolata coerenza. Non si vorrebbe in rHetti che il momento dell~ sua « consacrazjone » ufficiale - sancita dal gran premio veneziano; dalla apparizione di questo Ubro per i tipi (si badi) di Bianco e Nero - coincidesse per Antonioni con l'inizio della fase accademica, dei « magisteri » prestigiosi ma sterili. Con l'augurio, naturalmente, che questo resti un allarme ingiustificato. [g. a.] Rubrica curata da Gianni Amelio e Vito Attolini. 72 - PAUL ROTIIA - R1CIIARD GntFFITH, Storia del cinema, Torino, Einaudi, 1964, pp. 621, L. 6000. - Non è stata certo una felice idea quella cli denominare la traduzione italiana cli The Film Till Now come Storia del cinema: un 'attribuzione che il pur pregevole libro del Rotha non sopporta, con la sua struttura 'a singhiozzo', a causa dell'ausilio, dettato da motivi eminentemente pratici, dell'americano R. Griffith, che all'originaria stesura del libro ha aggiunto due parti (la terza e l'epilogo) per esigenze di aggiornamento. Oggi che il cinema e gli studi cinematografici sono adulti, sempre piti anacronistici appaiono i tentativi di generale sistemazione di un arco storico relati. vamente breve ma densissimo di fatti ed implicazioni. E non è certo un caso che le uniche opere che non è arbitrario chiamare storie sono quelle dedicate a singoli periodi dello sviluppo del cinema (l'eccellente From Caligari lo Hitler cli Kracauer o le storie del cinema russo cli Lebedev e di Leyda). Queste considerazioni non sono determinate dalla coo"iozionc di dover esaurire la storia in singoli autori o periodi, senza alcun legame fra loro, ma esattamente dal contrario: dalla consapevolezza, cioè, che è possibile far storia a condizione di inserire nel suo vasto movimento anche quella ricca e proteiforme manifestazione che è il cinema. In questa recente Storia colpisce la netta distinzione fra le due sezioni: la prima, dedicata al cinema muto e scritta nel I 929 da Paul Rotha, la seconda, seri Ila da Rich&rd Griffith, che comprende l'ulteriore svolgimento del cinema fino ai nostri giorni. Non imporla che le pagine stese da Griffith siano per intero e per esplicita ammissione, sottoscritte anche dal Rotha; cosi come non importa che la qualità del giudizio dei due autori sia pressoché di eguale livello, cioè spesso notevole e stimolante. E' la diversità dell'angolo visuale che determina la curiosa distinzione delle due parti e che ci fa preferire la prima. Rotha scrisse il suo Film Till Noto nel I 929, con l'occhio insieme partecipe ma già teso a definire, raccogliere, sistemare una materia cosi cLisorganicae varia: le sue pagine hanno perciò il sapore di una testimonianza entusiastica e perciò stesso avvincente. Della sua veloce cronaca dello sviluppo di un mezzo di espressione che faticosamente raggiunge la consapevolezza delle proprie possibilità si condivide non difficilmente il giudizio su esperienze non ancora consumate, sui film non ancora sottoposti al severo vaglio del tempo. Ma si condivide soprattutto il suo felice intuito, nato da una anglosassone propensione empirica, volta aUa concretezza dei fenomeni e alla loro razionaliuazione. Rotha non disdegna infatti le classificazioni in generi dei film (ne enumera tredici) e la opportunità di esaminare il cinema sotto il suo aspetto commerciale oltre che artistico. Oggi le sue classificazioni, come quelle elaborate su dati non storicistici, sono invecchiate o almeno sono opinabili, tuttovio non sl deve sottovolutore l'esìgl'nza di chiarificazione che le ha det• tate. Al contrario, di notevole allualità e tutt'altro che invecchiate

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