rrn--l·irc. c1oc. a clclim1tarc entro i normnli confini la sua materia nar. ra1i,a. a ~,·olgcrc lo quale. egli a\C\'O bi.sogno cl.i uno lunghezza che lo '-pcllnlorc cui egli. in fondo. ~i ri\'olgc,a non era in grado di 'C>pporlarc. \'on ,i traua, o,, inmcnlc, di uno <1uc..1. ionc di metraggio, quanto di una c;car:-a capacità di comporre in unn equilibrala ,•isionc (di qui l'odio programmatico , c~o il mondo rapprcscnlato, cui ac• ccnno,·a il Finl in un acuto r.aggio su trohcim) la ,•cna limacciosa della sua fanta,ia, .c;ottopo.c;ta.c;pe.c;,oalle esigenze di un descrittivismo '-pinto nei piti min\ltÌ particohri. ì\on , 'è dubbio, perciò. che le contraddi2ioni e la '-car..;a concb,ionc del suo discorso nrtis1ico vadano fotte ri...alirc ad una accentuata ,ocaz.ionc naturalistica. di cui \'Cnnero c~t1:-,pcratc,piuttosto che composte. le caratleristiche. Nel suo disprezzo corro,i,o, Strohcim oltrcpas~n spc:-..:o, quasi senza accorgersi, il momento di una compiuta rc-.:a cspre.c;.c;iva.amplificando olt:c misura il nucleo drammatico-narratÌ\"O di una situazione. E con pari mancanza di misura dà corso ai momenti patetici (alcuni dei quali bellissimi) dei :,uoi film: ad es., il primo incontro fra likk.i e 1\litzi in Weddi11g ,llarch. condotto nl di là di una ragionc, 1ole «durata» lirica. Questo limite il quale determinò le impietose ampula1joni di intere sequenzc dei suoi film - è un fatto. perciò slrcttamcntc connaturato alla sua poetica. e farne un argomento cli difesa della sua condizione di artista « maledetto » non giova alla comprensione di un aspetto non certo positivo della sua personalità. li Noble trascura cli prestare attenzione, meritata in una trattazione del genere, al fatto che lrohcim è anche l'autore di due roman,J (Poto-Poto, Paprika) dove i caratteri negativi della sua arte si manifestano nella maniera piU e, ideate. i dirà che si tratta cJj due forme diverse di espressione, quella letteraria e quella cinematog·rafica, e che quindi è arbitrario confoodeme il diverso grado di espre.c;sività e compiutezza. E sarebbe obiez.ione giusta, ma non inciderebbe - anzi le avvalorerebbe - su alcune caratteristiche che abbiamo creduto di indl\ 1 iduare nella filmografia di trohcim. dando per scontata la notevolissima differenza di livello arti.stico ri'=contrabile nei suoi film e nei suoi romanzi. Altro punto non approfondjto dal Noble, ma importante per In definizione di un artista immigrato quale egli fu, è il problema delle fonti culturali del regista austriaco. L'autore moslra di aderire io propo,ilo alla convenzionale immagine del nobile ufficiale che, abban• donato l'esercito. è costretto a riparare in America nella cui storia della cinem'ltografia si in~crl\•c autorevolmente. Ora, ciò comporta almeno due errori di prospettiva: l*uno è quello di far risalire prevalentemente ad uo rancore u privato» - sebbene sia proprio questo ad of. fuscare talvolta la chiarezza del suo discorso - l,impietoso ritratto dell'aristocrazia ob~burgica che troheim ci ho lascialo nelle sue rnag• giori opere e di fare, quindi, della sua esclusione dal mondo cli apportenenz.a l'origine di un trauma che fornì materia per la sua arte. 70 - Questo è un profilo almeno impreciso di u11 regisla ben altrimenti complesso. nello cui filmografia In rappresentazione di un mondo e di una società che non meritavano migliore destino slorico, si spiega soltanto se al consueto cliché cli un rapporto odio-amore del regista verso la propria classe d,origine venga sostitui1a invece fa profonda consapevolezza che egli ebbe della sua anacronistica sopravvivenza e del suo inevitabile sfacelo. L'altro errore è. come s,è detto, quello di Care di Erich von Stroheim un protagonisla della storia del cinema americano, al pari cli un Criffith o di un Flaherty. In verità egli appartiene solo per dati esterni ed inesscnz.iali al cinema statunitense: della suo estra• neità ad esso fa fede - ove non suffragassero moti,ri interni alla sua opera - la incompa1ibili1à del regista al sistema ed alle slrutlure cinematografiche di quel paese. Non da tale rapporto la sua arte trasse ispirazione; egli invece rimase fisso al suo mondo e alla sua cultura che. lungi dal rinnegare. descrisse con quella pili acuta pre• cisione che la lontananza materiale forse gli consenti. l\Ienlre Schoen• ùerg e Berg registrarono con dolente partecipazione il crollo dei valori romantici, Hofmannsthal e Schnitzler trascrissero in elegante elegia il tramonto di una chriltà, l\1usil fu combattuto « fra il vagheggia• mento nos1algico di una realtà storica che non ho pili diritto di esi. stere e la speranza cli una grande conquista mistica» (l\fittner), Erich von Stroheim mostrò il risvolto di tragica aggressività (non a caso Creed, sebbene ambientato negli Stati Uniti, fu la trasparente allegoria di questa reaJtà) e di corrotto cinismo che si nascondevano dietro le uniformi absburgiche. Se a lui Cece difetto la superiore capacità di comporre in perfetta misura i motivi deUa sua fantasia artistica, non mancò certo la coscienza lucida, razionale del futuro d'Europa, la cui classe mililare, momentaneamente sconfitta con il crollo dell'im• pero austro.ungarico, si preparavo ad affermare altrove e con altre connivenze la sua inesausta volontà di sopraffazione. [v. a.] CARI.OD1 CARLO, Michela11gelo Antonioni, Roma, Edizioni cli Bianco e Nero, 1964, pp. 533 (con ampia scelta di « fotolellurc » fuori testo) L. 5500. - Mentre la lelleralurn critica su Michelangelo Antonioni può già vantare una serie di « capitoH » di notevole ampiezza e importanza, questo libro di Di Carlo porla, alla conoscenza del mondo antonioniano e del dibattito svoltosi attorno od esso, un contributo sotto molti aspetti indispensabile e otteso. Lo pubblicazione attuale si presenta infatti, piti che con l'ormai consueta fisionomia dei correnti studi monografici su personaJità del cinema, come un vero e proprio « compendio orgonico dell'opera e della figura di 1'1. A.»; e va riconosciuto che, dosando con accortezza
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