dogana Cinema PETER Noeu, Fuggiasco da Hollywood, l\'lilano, Il Saggiatore, 1964, pp. 256, L. 600. - La recente pubblicazione della biografia di Erich von Stroheim, apparsa in Italia a distanza di quattordici anni dall'edizione londinese, viene a colmare una lacuna negli studi sull'opera del regista austriaco, fornendoci notizie di prima mano sulla parabola umana e creativa di una delle piu tormentate personalità del cinema muto e sgombrando il campo dalla ricce mitologia che, riferita ad un artista eccentrico quant'altri mai, ha avuto sempre facile alimento. Fatto, quindi, oltremodo utile, solo se si pensi alla congerie di supposizioni che un'attività cosi contrastata, come quella appunto di Stroheim, aveva in passato legittimato. Certo, chi si accinga a ripercorrere l'opera di questo regista si trova a dover superare un ostacolo pressoché insormontabile, costituito dal fatto che « nessuno » dei suoi film passati attraverso le strette maglie della produzione hollywoodiana risulta quale fu da lui concepito. A ciò si aggiunga la scarsa conoscenza e diffusione, almeno qui da noi, di quello che viene unanimemente considerato il suo capolavoro (Greed) o ancora dell'ultimo suo film muto, l'incompiuto Queen Kelly; si consideri l'assoluta ignoranza dell'unico suo film sonoro (Walking Down Broadway) e si avrà un'idea abbastanza precisa delle difficoltà che un esame dei film di Stroheim presento: quasi a dover ricostruire un mosaico, del quale alcune tessere sono andate defin.itivomentc perdute o sono difficilmente recu• perabili. Eppure, di pochi artisti si può dire che abbiano suscitato un interesse critico cosi vivo, giustificando la presenza del cioemo come una voce non trascurabile della coscienza artistico contemporooen, quanto il reiello ed esule Stroheim. L'intrico indissolubile fra la sua arte ed i piU profondi motivi biografici ne fo uno figura non certo consueta del cinema, si che non sarebbe inesatto affermare che la vita di Ericb von St.roheim è significativa quasi quanto la sua opera creativa: essa sottolinea con particolare crudezza il meccanismo con cui anche i valori culturali piu autentici vengono mortificati dalle ferree leggi dell'industria: quell'industria cui l'emigrato austriaco non volle piegarsi, in omaggio ad una concezione aristocratica, « europea » appunto, della {unzione dell'artista, laddove un altro emigrato (Chnplin) seppe trarre, operando all'inlcrno delle slesse, gli strumenti per con• segnarci una delle pili sofferte tcstimonian2c dcWorte di questo secolo. Il libro di Noble segue l'itinerario tumultuoso di troheim, dal forzato distacco dalla patria allo turbinosa av\ 1entura hollrwoodiana, che ricolca, nelle sue tappe fondamentali, uno elci modelli dj vita piU tipici ciel << nuovo mondo ,,, dal faticoso apprendistato alle piU alte affcrmaz.ionj. Poi, )'assoluta inconciliabilità fra due antitetiche visioni del cinema - quella dei mercanti e quella dell'altezzoso austriaco - sarà la causa dell'inevitabile ostracismo e del forzato siJcnz.io. l\[a le riserve creative delrartista non resta.no inutilizzate: la gran madre Europa, dove egli fissò le radici, o[fre rifugio e almeno una possibilità (La grande illttsione) di nUermare ancora una volta uno dei più pregnanti e lucidi talcnli cinernalografici. Il suggello alla sua opera gli fu ancora una volta consentito, in America, da un altro transfuga europeo, Billy Wilder, che gli dette modo di creare, con ltfax von l\foyerling, un'altra indjmenticabile figuro (in Sun..set Bou• levard), nella qua.le, con perfetta fusione, la materia autobiografica si decanta in un personaggio di forte rilievo. Lo ricordiamo nella bellissima sequenza finale del film, quando egli, mosso da pietà, « dirige » Norma Desmond, ormai completamente impazzita, sotto le luci dei flash dei fotografi-giornalisti: in fondo. nel suo sguardo scc1tico e dolente ero come racchiusa la sua condizione umana di artista escluso da una ci\•iltà e da un mondo nel quale non ave\1a saputo inseri_rsi o al quale, molto probabilmente, non volle mai aderire. Il Noble ha individuato, non sapremmo fino a qual grado di consapevolezzn. questo inestricabile rapporto fra attività creativa e motivi biog·rafici in S1rohcim cd ha evitato una trattazione piU pro. priamentc storico-estetica dei suoi film. per affronta.re la quale forse non disponeva di strumenli adeguati. Per cui il problema della valutazione dei film del regista austriaco resto ancora aperto. Qui. perciò, interessa accennare almeno a due punti, che. con piU approfondjto sviluppo, potrebbero dare una pili solida impostazione aU'inteUigenza della suo opera, per ci.rcoscriverne i caratteri e sottolinearne il non indifferente peso. Uno dei limili, già posto io luce dalla critica piu attento, sembra doverlo rinvenire ncUa trasmodante prolifcra2.ione deUo suo {onlnsio: ciò darebbe ragione (in parte, naturalmente) al rimprovero che gli vcnjva comunemente mosso dai produttori: quello dj non - 69
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