giovane critica - n. 6 - dic.-gen. 1964-65

Ma il regime si preoccupa di realizzare un film che la ri• metta nell'ordine delle cose, e manda una 'troupe' di cineasti volenterosi a riprendere la « città giardino », la città pianificata. Nasce Oro nero. Il regime invia anche oratori, a tenere nutriti comizi davanti al Caffè dell'Impero. Proprio ad una di queste « adunate » si produce spontaneamente un manifestazione antifascista. L'oratore parla parla, ma dalla folla degli operai, muti, immobili, non parte un applauso, non un segno di assenso. I fascisti di Carbonia si innervosiscono. Uno dei gerarchetti in divisa scende tra la folla, esorta ad applaudire, minaccia vendette, urla ma nessuno lo ubbidisce, nessuno lo ascolta. Le parole dell'oratore cadono sempre in un silenzio ostile. Allora il « ras » del luogo non ne può piu, prende i primi due che gli capitano a tiro, li porta di peso sul palco, urla ancora di applaudire, infine sbatte con violenza la testa dell'uno in quella dell'altro, come due zucche. Tutti gli operai rimangono passivi, immobili, mentre gracchia ancora la voce dell'oratore, che finge di non accorgersi di nulla. La guerra. Nel '43 Carbonia attraversa una prima crisi, dove per la prima volta si fa strada lo spettro del• l'inflazione. Il fascismo vuole solo carbone, lo sfrutta• mento diventa sempre piu bestiale, sempre piu militaresco. Cominciano i licenziamenti. Il lavoro sicuro, anche se terribile, non esiste piu. Ma è una lezione di breve durata. Il mito di Carbonia come Eldorado della miseria non tramonta nel dopoguerra, anzi si rafforza, e l'immigrazione tocca punte altissime nel '45, nel '46, nel '47. Può essere lo sfondo per un secondo film. L'Italia attraversata dalla guerra ha bisogno di energie per la rico• struzione. Le miniere tedesche sono chiuse. A Carbonia rinasce la febbre, però in tutt'altro clima, quello degli sciuscià e delle am-lire, della libertà mai prima assaporata, delle prime organizzazioni sindacali, delle « commissioni interne ». È il momento in cui Il caffè dell'Impero una mattina si ritrova ad essere, per opera di ignoti ed arguti devastatori d'insegue, Il caffè del pero ... È il momento in cui Carbonia manca di tutto, persino di bottoni. Bisognava farli venire dal continente. Sembra un fatto ridicolo, diecimila operai che non hanno bottoni per agganciarsi le giacche, moltissimi si adattano a tenerle ferme con del filo di ferro, con dello spago; invece è un dettaglio su mille di una situazione tragica. Le commissioni interne, tra le altre richieste hanno anche questa: 50.000 bottoni da far venire presto. L'approvvigionamento della città assume punte drammatiche, i primi generi scarseggiano. Ma l'immigrazione aumenta. Il mito del lavoro sicuro rinasce. Minatori siciliani, toscani, o che avevano lavorato in Belgio e io Germania, tornano nella città. Eppure c'è ancora il razionamento, c'è la tessera come in guerra. Arrivano i pacchi Unra e le famiglie degli operai si precipitano alla distribuzione, affamati, esasperati. La signorina Emma Perra, attivista dell'Acli, ha il compito di distribuire i pacchi. Zucchero, scatole di carne, vestiti. Ad un certo punto, da un pacco escono tre pellicce. A chi darle? La signorina Perra non ha esitazioni: a nessuno. Le mogli degli operai non saprebbero che farsene delle pellicce. Centinaia di occhi seguono muti l'episodio. Se lo ricorderanno qualche mese dopo, quando scenderanno in piazza a protestare per l'irregolarità con cui la città viene rifornita. Si forma un corteo minaccioso, capeggiato dai piu furibondi, che comincia a sfilare per le strade. La signorina Perra ha la cattiva sorte di passare in strada. Qualcuno ricorda la frase delle pellicce e tenta di prenderla. La Perra si mette a correre, rifugiandosi in chiesa. Ma quindici persone non hanno scrupolo di seguirla, di catturarla, di portarla tra la folla urlante e poi nella torre, fino al balcone della prima rampa. Sotto gri• dano di buttarla giu. Ma un urlo avverte che hanno aperto un magazzino. La donna è abbandonata, il motivo della sommossa è la fame, e alcuni depositi di farina vengono saccheggiati. In questo clima si verifica uno dei fatti piu tipici della deliquenza minorile del dopoguerra: il caso della << banda del topo », anche se banda assolutamente non era. Si tratta solamente di tre sciuscià che hanno portato a - 63

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