tamente maligna è la esemplificazione di Brecht: « Se ci si mette dal punto di vista della paJJa, è evidente che le leggi del moto diventano inconcepibili. Cioè, se la palJa è urtata, non si è in grado di dire, in questa posizione, qualcosa sulJe leggi che regolano questo moto ». Questo è da parte di Brecht un rigidissimo rifiuto dclJa teoria del sacrificio di Diirrenmatt, in quanto la teoria del sacrificio di Diirrenmatt era stata un tentativo di plasmare la Dramatik dj Uebelohe. di Ili, di Mi:ibius dal punto di vista della palla in movimento. Diirrenmatt nega la possibilità di una tragedia individuale, poiché la tragedja presuppone colpa, pena, misura, un punto di vista superiore, responsabilità. « Nella vita priva di senso del nostro secolo, in questa ultima danza della razza bianca. non vi sono piu colpevoli e nemmeno responsabilità. essuno può farci niente e nessuno l'ha voluto. Tutto si compie eia sé », dice Diirrenmall, « tutto viene trascinato e rimane appeso ad un qualsiasi rastrello. Noi siamo troppo collettivamente colpevoli, troppo collettivamente adagiali nel peccato dei nostri padri e progenitori, noi siamo ancora soltanto dei figli di figli. Questa è la nostra djsdetta, non la nostra colpa. Esiste colpa solo come effetto personale, come azione religiosa. Adesso ci rimane soltanto la commedia "· A questo punto il contrasto giunge al suo culmine e si comprende perché egli, Diirrcnmatt, scrisse sempre commedie negative. Egli ci dice: « Perché questa è una delJe cose che maggiormente mi toccano "· Il cieco, un'opera giovanile di Durrenmall, Romolo il Grande, Uebelohe ne 1l matrimonio del Jignor Mi..ssi..ssippi, Akki in Un angelo viene a Babilonia, sono uomini coraggiosi. Possiamo aggiungere - questo ancora non era stato scritto - che lo stesso problema ritorna poi nella Panne, ne La vi.sita della vecchia signora, ne I fisici. « Nel loro petto si riproduce la perduta Weltanschauung, l'universale sfugge alla mia capacità. lo ricuso l'idea », dice Durrenmall, « di trovare l'universale in una dottrina, io lo accetto come caos. Il mondo " - e qui viene una frase che, secondo me, rap58 - presenta un elemento essenziale, una chiave per l'intera produzione creativa di Diirrenmatt - « è piti grande dell'uomo, esso assume tratti minacciosi, che dal difuori di un punto non sarebbero minacciosi, ma io non ho nessuna ragione e nessuna capacità di pormi all'esterno "· Cioè: il mondo di oggi assume tratti minacciosi. Se io effettuassi una fuga nella trascendenza, tenterei di vederlo dal difuori di un punto, ossia dalla posizione, diciamo, di un drammaturgo cattolico, del Paul Claudel de La scarpa di seta, allora esso apparirebbe forse confortevole e non cosi minaccioso. Ma Diirrenmall non è un cattolico, è il figlio secolarizzato di una parrocchia protestante e dice: « lo non ho alcuna ragione né capacità di pormi al difoori. La mfa drammaturgia dev'essere una drammaturgia senza trascendenza"· Diirrenmatt non si fermò qui. In un discorso del 1959 su SchiUer egli non soltanto ritorna sul suo contrasto con Brecht, ma, nel ricevere il premio Schiller a Mannheim, si contrappone anche alla schilleriana filosofia della libertà come a una possibilità anzi - per Durrenmatt - impossibilità per un drammaturgo contemporaneo. Egli tenta di applicare le categorie di Schiller del poeta sentimentale e na"if a Brecht quale poeta sentimentale del XX secolo. E finalmente nel suo poscritto a 1 fisici ritorna sullo stesso tema dicendo quanto segue: « Brecht parte dal concetto che per mezzo del contenuto si possa ottenere dalla scena nello spettatore una funzione, e, per mezzo dell'effetto di estraniamento, conseguenze ben determinate. In maniera che dopo l'abbassarsi del sipario non tutto è finito, ma lo spettatore, mutato nella realtà, accetti un comportamento voluto e perseguito dallo scrittore teatrale "· Diirrenmatt non crede a questo ma non crede nemmeno in un teatro dell'assurdo, che potrebbe far ritenere qualsiasi effetto del drammaturgo come non gradito e vuoto di senso. Diirrenmatt dice piuttosto nelle sue Annotazioni a 1 fisici: Non è certo se con l'aiuto della scena ci si riesca ad impadronire dello spettatore e ad iniettargli determinati concetti nel modo voluto e desiderato, ma è certo che il drammaturgo riesce però ad
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