giovane critica - n. 6 - dic.-gen. 1964-65

13 Sul posto che la concezione walettica della storia ( rapporto tra natura e storia) occupa nell'opera w Pasolini, e sui suoi caratteri, cfr. PIO BAUlELLI, Film e opera letteraria, Padova, Marsilio, pp. 348, 357, 362-369,375-376;e ESTER FANO, L'ideologia romanesca, Quaderno 1 del Cuc Catania, febbraio 1962. 48 - Ed ecco lo scontro mitico fra il personaggio subumano borghese (borghese alienato, operaio alienato, insomma l'individuo ridotto a merce) e il personaggio sottoproletario. < Il sottoproletario, preso come elemento ancora carico delle caratteristiche antiche dell'uomo antropologicamente inteso, dell'uomo delle civiltà contadine religiose, si contrappone alla borghesia che sta stupidamente andando verso la distruzione attraverso una specie di palingenesi a rovescio iniziatasi con la tecnologia e con la civiltà di massa delle macchine>. Nell'occhio del ciclone e, in un certo senso, < fuori della storia>, ossia oltre la prospettiva contingente della storia operano il capo politico lungimirante o il poeta-profeta: fuori legge, avversato, perfino crocifisso, ma sempre carico di e disperata vitalità>. La circostanza demiurgica, nel film, viene scaricata, misticamente, sulla figura di Cristo quale, secondo il regista, la vede Matteo: « [ ... J nulla mi pare più contrario al mondo moderno di quella figura, di quel Cristo mite nel cuore, ma mai nella ragione, che non desiste un attimo dalla propria terribile libertà come volontà di verifica continua della propria religione, come disprezzo continuo per le contraddizioni e per lo scandalo; qualcosa che contraddica radicalmente la vita come si sta configurando all'uomo moderno>. Testimonianza di salvezza, dunque: salvarsi dalla corruzione della vita presente - conformismo e rancore teologico senza religione - nella prospettiva opposta di un'innocenza della vita preistorica e dell'innocenza della vita futura, dopo l'impero della tecnologia e delle macchine. Non fa bisogno di dire che non pretendo misurare il risultato estetico con il metro dell'ideologia: perché c'è sempre, nessuno l'ignora, una diacronia tra il fare e il pensare di un autore"· E non contrappongo a Pasolini « la droga, per professori poveri, dell'ideologia>, per adoperare la sua caustica battuta (con un piccolo corollario: non dimenticare che esiste la droga - per professori, poeti, giornalisti e organizzatori di cultura benestanti - della carenza o del rifiuto di ogni ideologia). Mi trovo d'accordo sulla negazione di ogni possibile ufficialità o stabilizzazione ideologica e, naturalmente, sull'altra premessa: il fatto che il poeta ha l'assoluto dovere di seguire ed esprimere punto per punto ogni suo moto interiore, ogni suo dubbio. D'altra parte, credo d'aver messo In chiaro che il tema del film era il mito di Cristo, non la storia di Cristo. Semmai, Interessa la verifica di quel che succede nell'incontro tra ideologia politica e coscienza Individuale (o passione, psicologia, cultura; in concreto: quel suo sentirsi umiliato e offeso, e soprattutto escluso, quasi fuori legge: non

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