giovane critica - n. 6 - dic.-gen. 1964-65

il voler rlsolYere l'inferno nella possibilità della parola. Sartre sarà in ciò un surreallsta e un razionalista insieme. Ma non gll sarà mal abbastanza sufficiente strappare dalla propria carne tutto quanto ha ricevuto dalla sua famlglla: e Protestante e cattollco, la mia doppia appartenenza confessionale ml tratteneva dal credere al Santi, alla Vergine, e alla fine a Dio, finché 11si chiamava col loro nome. Ma un'enorme potenza collettiva mi aveva penetrato; stab111tas1 nel mio cuore, essa stava all'erta; era la fede degli altri>. E non basta, una mattina: e non seppi pili cosa inventare per distrarmi: decisi di pensare all'Onnipotente. Immediatamente ruzzolò nel cielo, e spari senza dare spiegazioni: non esiste, mi dissi con uno stupore di cortesia, e credetti risolto il problema. E in un certo modo era risolto, dato che mai In seguito ho avuto la minima tentazione di riaprirlo. Ma l'Altro rimaneva, l'Invisibile, lo Spirito Santo>. e Scrivere fu per molto tempo un chiedere alla Morte, alla Religione, in forma mascherata, di strappare la mia vita al caso>. Invero per Sartre è difficile conquistare l'ateismo: esso è veramente la e critica dei cielo> che si trasforma nella critica di questo mondo; esso è difficile quanto conquistarvi se stesso. Se per Camus l'ateismo restò una maschera, per Sartre esso ha invece un solo volto: realizzare la vita di un uomo senza Dio. La sua opera ne è percorsa da parte a parte, ma vediamo anche la sua vita: e martirio, salvezza, immortalità, tutto si deteriora, l'edificio cade In rovina, ho acchiappato lo Spirito Santo nelle cantine e l'ho discacciato; l'ateismo è un'impresa crudele e di lungo respiro: io credo di averla condotta in porto. Vedo chiaramente, sono disingannato, conosco i miei veri còmpiti, merito certamente un premio di civismo>. e [ ... J i miei vecchi sogni, potrebbe essere che ancora li nutro segretamente? Non è esattamente cosi: li ho, credo, adattati [ ...] >. e Non dipendo che da loro i quali dipendono solo da Dio, e io non credo in Dio. Andate a raccapezzarvici. Per parte mia io non mi ci raccapezzo, e mi chiedo a volte se non gioco a vinciperdi e non mi studio di calpestare le mie speranze d'un tempo sol perché tutto mi sia reso centuplicato>. Come Filottete; ma in tutto ciò c'è una speranza, questo gioco non è gratuito: la possibilità per l'intellettuale di rinnovare la propria posizione di lotta contro questa difficile realtà storica. Proprio questo Sartre suggerisce indirettamente, mentre senza esitazione ci rivela dove è arrivato ed ha dovuto arrestarsi: «Ho smesso d'investire, ma non ml sono spretato: scrivo sempre. Che c'è da fare di diverso? Nulla dies sine linea. E' la mia abitudine e poi è il mio mestiere. Per molto tempo ho preso la penna come una spada: ora conosco la nostra impotenza>. Ma dopotutto e senza equipaggiamento, senza attrezzatura, ml sono messo tutto per intero all'opera per salvarmi tutto intero. Se ripongo l'impossibile Salvezza nel ripostiglio degll attrezzi, cosa resta? Tutto un uomo, fatto di tutti gll uomini: li vale tutti, chiunque lo vale>. Oltre la sua umanità, oltre l'umanità di tutti, Sartre non rinnova le sue speranze. La via reale della Storia, che egll aveva visto nel marxismo, non riesce a dargli direttamente la ragione di questa infelicità; essa gli resta da prima, ormai è un privilegio. Tuttavia e esigere la rinuncia alle Illusioni concernenti la propria situazione, è esigere che si sia rinunciato ad una situazione che ha bisogno d'lllusioni >. In una società rimasta immobile contro ogni speranza, che non ritrova 11 senso della propria alternativa, l'intellettuale europeo ripercorre con Il marxismo la propria strada solo come sacralltà della storia. Egll non conosce pili da tempo lo sforzo di chiedersi ogm volta: che cos'è Il comunismo? Nell'esperienza di problemi nuovi, solo sospettati fino ad ora, slamo ancora agll inizi. Ma già è stata altra cosa la via di Brecht. Paolo Manganaro -3

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==