giovane critica - n. 6 - dic.-gen. 1964-65

L'impostazione ideologica del film 46 - collegamento narrativo fra gli apostoli che ascoltano la parola e la folla circostante si compie nella visione del lettore per intuizione di fede o per integrazione poetica, favolosa. Nel film, Cristo pare alzarsi sulla punta de! piedi: si avvia verso il monte con gli apostoli; poi la e camera> l'inquadra in P. P.; da quel momento gli apostoli e la gente di Galilea scompaiono per ricomparire soltanto alla fine della sequenza. Il regista fa marciare il personaggio su e giù per la montagna. E' come se passassero parecchi giorni e trascorressero le varie stagioni e le ore del giorno: prima la calma della natura, ad un certo punto irrompe il vento, poi la bufera e i lampi che scoppiano sulla faccia di Cristo. L'inquadratura ne ritaglia la testa in una serie di campi e controcampi, sopra orizzonti abbuiati o folgorati: Cristo inveisce e profeticamente>, parla ai quattro punti cardinali, in una sorta di apocalisse (piuttosto ampollosa), un comizio ai secoli e per il genere umano. E diventa una lagna retorica, stancante, in cui il regista si deve appoggiare agli effetti di luce riprendendo la faccia del protagonista in due modi, alternativamente illuminata e poi oscura, scarmigliata e poi composta, con l'obiettivo che scava enfaticamente nei tratti del viso (come nella sequenza dell'orto del Getzemani in cui il regista ora gira l'andirivieni del personaggio ora chiaroscura pesantemente il volto tirato dall'angoscia). Pasolini muove da una v1s1one antinomica del reale. Schematizzando in due fasi questa impostazione ideologica: 1 - Prima vive interamente dentro quella che chiama e la mia malattia cronica>: la crisi tra popolo come coscienza e popolo come spontaneità, ossia la contraddizione tra ideologia storica e istanze sentimentali: e con te [Gramsci J nel cuore, in luce, contro te nelle buie viscere >. La contraddizione s'abbarbica con la cronaca, giorno per giorno. Disperato, tenero, tetro e angosciosamente innamorato della morte anela alla carica vitale dell'esistenza, al simulacro della bellezza, della norma. La sua insicurezza diventa una leva aggressiva. L'attrazione che il mondo astorico e preumano esercita su di lui appare un simbolo del suo bisogno di vita. Angolatura tolemaica, sulla vita: al centro sta il sottoproletariato mentre intorno ruotano distanti e confuse, opache come astri senza luce, le altre forze della storia. L'autore avverte, più tardi, tale sproporzione e parla di eccesso di interesse verso il mondo subalterno: e quando io scrivevo e parlavo del sottoproletariato, non potevo occhieggiare verso quel

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