giovane critica - n. 6 - dic.-gen. 1964-65

colare. La madre e i fratelli di Cristo compaiono mentre egli sta predicando contro la generazione malvagia: e E stesa la mano verso i suoi discepoli disse: Ecco la mia madre e i miei fratelli ( ... ] >. Il centro dell'episodio risiede nell'avvertimento dell'urgenza della fede per la salvezza, nell'invito imperioso a prepararsi, di fronte al vecchio mondo che crolla, nell'esaltazione al capovolgimento dall'intimo, affrancati dai legami del mondo: il primato della coscienza sopra le istituzioni e la vecchia legge ebraica. La figura della madre resta confusa nel mucchio, non individuata nella sua natura materna. Il regista capovolge questo segno della scena, e punta la macchina da presa sul dolore atteggiato della madre, a cui i figli fanno corona: macchia nera (ad effetto) dentro il corruccio santo del figlio. Ma ne deriva, in questo caso come nella salita al calvario o nella presenza finale al centro del gruppo davanti al sepolcro, un'immagine poco persuasiva; una specie di ebetudine del dolore (quella bocca semiaperta), priva di consapevolezza delle ragioni della vita e della morte del figlio: figura quasi portata di peso, deposta nell'inquadratura, aggravata dalla citazione del quadro di Levi con la madre di Rocco Scotellaro. La nevrosi del protagonista del film non diventa mai l'ira profetica che, secondo i propositi, operi da spartiacque di fronte alla marea montante della « nuova _preistoria>: hai, nei risultati, la scorza furiosa di un'impotenza e tenerezza indifesa, che tuttavia inveisce: non l'ira profetica, maturata, solenne che sorge da un fondo di sicurezza, ma il corruccio del giovane ardente e introverso, la sua protesta. Eppure l'intero film punta su questa arsi profetica, dilatata nella lunga sequenza del discorso delle beatitudini. Il quale, si sa, costituisce una cucitura di brani che fanno da antitesi al discorso del monte Sinai, dove Mosè pone le tavole della Legge. Il e messia > fonda il capovolgimento della legge e il primato dell'apertura della coscienza sulle gerarchie e le prescrizioni. A chi parla dunque il testo evangelico? Secondo Matteo, il Cristo si rivolge agli apostoli, stando seduto famigliarmente; le genti sono d'intorno e vengono a sapere delle parole pronunciate (cap. V, 1-2: « Gesù, vista la folla, sali sul monte e, come fu seduto, gli si accostarono I suoi discepoli. Allora egli Incominciò ad ammaestrarli dicendo [ ... J >; 28-29: e Ora avendo Gesù terminati questi discorsi, le turbe restarono stupite della sua dottrina>); anche in Luca parla agli apostoli, anzi Luca scrive che Cristo dopo essere andato su un monte a pregare, e sceso con essi si fermò In un ripiano > e e alzati gli occhi verso i suoi discepoli diceva [ ... J >. Il punto di partenza sta in questo atteggiamento familiare e solenne: seduto: come uno che si metta sul trono. Il - 45

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