l'Immediatezza del primitivo discorso diretto e il cumulo delle successive significazioni subiscono l'angolatura dei vari autori: ad es., Marco è molto pili scabro, meno aulico di Matteo, il quale appare socialmente pili conservatore, il pili giudaico, di conciliazione con la vecchia Legge: e Io sono venuto non a distruggere la Legge ma ad adempirla>. La materializzazione cinematografica prende la parola del testo e i tempi di una narrazione pausata da cesure favolose, e li combina con le immagini di una successione visiva paratattica, ininterrotta, dinamica. La combinazione delle parti (il libro del vangelo di fronte ad un'ispirazione cinematografica e lirica) diventa creativa nei momenti di e stasi> (primitivi) del testo: dove esistono poche parole, visioni ferme come in un quadro, minor peso o assenza della materia teologica, indicazioni sommarie di azione, movimento. In questi casi, il regista quasi affrancato da una parafrasi troppo stretta e vincolante, lascia lievitare l'ispirazione nella forma e volgare-austera>, quella contemplazione di figure: oggetti e persone. In genere, qui la rappresentazione, pili che l'annuncio di un mondo nuovo, ha qualcosa di funereo, e: luce su un mondo bombardato, finito, che si sfalda> (nota G. B. Cavallaro) tanto in Israele che in Lucania, col senso di questa morte nei visi, nel sole, nelle strade e nei vicoli. L'avvio del film e l'Intera prima parte contengono parecchi tra i brani migliori: la gravidanza miracolosa (con scelta felice del personaggio di Giuseppe, che la credenza popolare immagina invece come un vecchione); la fuga in Egitto; la strage degli innocenti, di cui un soldataccio ordina l'esecuzione con un fischio, mettendosi due dita in bocca: popolaresca, contingente (il fez fascista) e insieme preziosa nel gusto delle citazioni figurali e sonore; l'episodio delle tentazioni del demonio, raccontate con larghe ma velocissime panoramiche della macchina da presa; la morte di Erode: fredda, impietosa, come impietosa è la mano che serra nel nodo di un fazzoletto le mascelle del cadavere; la figura di Giovanni Battista; la chiamata dei primi discepoli; la guarigione dello storpio dilatata da un canto negro mendicante; l'episodio di Salomè, liberato dalla crosta delle interpretazioni dannunziane e strausslane in un quadro di linea semplice e raffinata, poco mossa ma vivida nel rapporti interni che legano, secondo il montaggio dell'Inquadratura, i sentimenti dei protagonisti; i due processi che subisce Cristo, presso i sacerdoti e po! i Romani: la macchina da presa tiene lontani I personaggi, quasi non si distinguono I giudici, l'imputato, le spie; i curiosi e I fedeli stanno nel margine inferiore dell'Inquadratura davanti all'obiettivo, spesso le loro teste tagliano la visuale, a Indicare l'lmmedia- - 35
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