2 Per es., secondo un primo pro• getto: F.1. cli Maria, vicina a essere madre. P.P. o P.P.P. cli Maria che guarda addolorata, umile, vergognosa. P.P. o P.P.P. cli Giuseppe che ricambia lo sguardo addolorato, ma rigido e se• vero. F.t. cli Giuseppe che si allontana in pan. dalla stanzetta. P.t. cli Giuseppe ché sempre in pan. cammina lungo l'orto Co un piccolo brolo, o un vigneto) e si distende sotto un albero. P.P. cli Giuseppe, che stanco, dolente chiude gli occhi, e dorme. P.t. dell'angelo che gli appare, clicen• do: " Giuseppe, figliolo cli Davide, non temere cli prender teco Maria, tua moglie[ ...] ». 32 - In questa linea continua di poetica sopraggiunge una situazione nuova, d'emergenza, capace di aumentare la tensione vitale dell'autore. Nella nevrosi abituale, subentra una tregua: il papato di Giovanni XXIII e le aperture battagliere del Concilio ecumenico; e l'incontro con l'ambiente assisiate della Pro Civitate Christiana: non funerario, anzi mite, ospitale, colto. Momento di sgrovigliatura, di pace. Pasolini rilegge una notte il primo evangelo, e s'esalta. Di che? Di scorgervi (immaginarvi) specchiato, anzi moltiplicato in figure stilistiche e profetiche, il proprio mondo, la propria passione, la furia della sua vita. In vari gradi: 1) il sottoproletariato, le borgate e, di contro, l'altra razza, quella dei farisei: i primi intorno a Cristo, i secondi contro Cristo, e maledetti («In me, durante questi ultimi anni l'insofferenza totale verso la borghesia ha assunto caratteri estremi: mentre la mia simpatia è attratta verso quei luoghi e quelle anime dove io veda contraddetto, in qualche modo, lo spirito borghese. I rapporti che ho avuto con i preti in questo periodo sono stati di questo tipo: escludevano tutti, in qualche modo, la borghesia i,); la scoperta dei luoghi minimi in Israele con la loro desolazione identica a quella pugliese o calabrese: le cose erano piccole e brulle (le solite ristrette misure di tutto il Vangelo, niente luoghi favolosi: la vita, la morte di Cristo sta tutta dentro un pugno); 2) l'identificazione con il personaggio di Cristo, per una sorta di montaggio narcisistico in cui il protagonista dell'evangelo finisce per somigliare in qualche modo all'idea che il regista offre di se stesso: giovane e ardente, perseguitato dai farisei, alla gogna, «esposto» per testimoniare lo scandalo: disperata vitalità che contiene il desiderio di morire, solitudine che antivede i tempi che verranno e scaglia la parola profetica contro il presente opaco, abbrutito. Il viavai dalla situazione personale al testo, e viceversa, recupera anche l'altro motivo che rende piena l'identificazione autobiografica: Cristo e la madre (la cui parte Pasolini fa interpretare dalla propria madre), Cristo con gli amici e i discepoli come al centro di un cerchio di tenerezza e di compianto; 3) il Vangelo di Matteo pare a Pasolini una sceneggiatura pronta, perfetta per il potere di visualizzazione dei brani anche connettivi, degli elementi «acceleranti>, oltre che di quelli < ritardanti >, per l'ellissi e la sproporzione: insomma una narrazione serrata che passa da un argomento all'altro senza incertezze e senza mezzi termini. Bisognava, dunque, secondo il regista, trasporre il testo - senza la mediazione della sceneggiatura, come se fosse una sceneggiatura pronta - in un testo inalterato letteralmente, ma tecnicizzato 2 •
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