giovane critica - n. 6 - dic.-gen. 1964-65

24 - cessibile a tutti, lineare, ecc. - o poetica cinematografica che sia. Gli elementi rintracciati in un brano di Puskin o in uno di Tolstoj - a parte il fatto che tali elementi si ritrovano anche al difuori della letteratura - non sono rinvenibili in un Poe o in un Petrarca o in un Baudelaire o in un Kafka ( e grande letteratura> anch'essa). Appare evidente l'insugsistenza teorica del concetto di «letteratura> adoperato da Romm. Appare altresi evidente quanto sia sbagliato, da parte di un regista, accanirsi, al momento della riduzione cinematografica di un testo letterario, su quelle scene che sembrano, nel testo, congedate già bell'e pronte per lo schermo: operando nei loro confronti una sorta di trasferimento amministrativo dal contesto originario, e loro proprio, a uno nuovo in cui quelle, pur mantenendo la loro sagoma originaria, sono prive di sangue. Baldelli cita opportunamente, dalla terza parte di Madame Bovary di Flaubert, l'incontro di Emma con Leone alla cattedrale di Rouen e successivo giro in carrozza lungo le strade di Parigi, brano giustamente famoso. e Insomma - dice Baldelli -, si potrebbe impostare un sillogismo di questo tipo: il cinema è movimento; la carrozza di Flaubert è movimento; la carrozza di Flaubert è cinema. Ma sullo schermo la carrozza si muove, continua a muoversi (fisicamente, all'occhio), ma sta ferma (per l'intimo, ove presiede l'evidenza poetica); nel libro sta ferma (fisicamente, solo le parole dicono che si avanza) ma genera un potente movimento (nell'intimo). Perché? Perché, ovviamente, nel libro sotto l'apparenza superficiale e allusiva del movimento, esiste un ' motore ' che vibra col ritmo dell'ispirazione dello scrittore, il ritmo di Flaubert>. Cosi, quando un regista muove cinematograficamente il testo d'avvio, la validità dell'esito non sta nell'aver fatto ricorso alla sintassi del cinema ma nell'avere, sfruttando le risorse proprie al mezzo, trovato una nuova misura espressiva, poetica (la citatissima sequenza delle prigioni, con quei corpi schiantati e quei volti stravolti, nel Tom Jones, film di tutto riposo di un eccellente regista). Non esistono dunque opere letterarie e cinematografiche > (grande libertà di movimento, molteplicità di piani e loro intersecarsi, personaggi scorciati e con una evidenza anche figurativa, tagli bruschi con Inversioni cronologiche, ecc.) e opere e non cinematografiche> (zeppe di riflessioni, personaggi psicologicamente approfonditi, striature liriche sul costone rude dei fatti, ecc.). In realtà la forza di quelle opere apparentemente e cinematografiche> non sta In quel movimento tumultuoso o accavallarsi di piani ma in altro, al fondo morale e sentimentale dell'autore, nella qualità della materia prima con cui è impastata la pagina. Valga per tutti il caso di Hemingway,

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