, Inutile dire che è il critico, e non il partito o chi per lui, a determinare il raggio della propria milizia, il pubblico - una minoranza all'Interno di una minoranza - cui rivolgersi, i modi di comunicazione con esso pubblico, le occasioni politiche da sfruttare, ecc. (Ciò vale oggi, con questo partito, per chi scrive: che non Intende dunque additare modelli di comportamento validi sotto qualsiasi latitudine.) e D'accordo con Giovanni Giudici che « la materia offerta in questi anni all'elaborazione culturale è, In Italia, prevalentemente di lmport&zione [ ...] . Gli autori e i testi pili significativi tra• dotti In questi anni o, prima che tradotti, letti e citati anche a livello non specialistico vanno da Morris a Carnap, da Weber a Wittgensteln, ds Pier. ce a Bally, da De Saussure a Fanon, da Adorno a Merleau Ponty, da Benjarnin all'ultimo Sartre, da Husserl a Lévi-Strauss, da Barthes ad Ayer, da Shannon a Jakobson, da C. Wrlght Mills al giovane Lukàcs. L'elencazione è volutamente casuale (come l'Inventarlo di un doganiere che a suo tempo avesse frugato nella sporta della spesa di un Arbaslno retour de Chiasso) » (GIOVANNI GIUDICI, Le opposlzicmi di Sua Maestà, Quaderni Piacentini n. 16, maggio-giugno 1964). suno vi bada>), con un suo peso culturale e una sua tempestività ITÙ!ltante '· Una critica intesa non come farmacia, a procacciare cioè rimedi o e certezze> terapeutiche di tipo trascendente o laico; o comunque familiarizzata colle formule ma non colle opere, sempre ansiosa di 'sistematizzare' (cosa particolarmente penosa nei ripetitori, nei fogli minori devoti all'uno o all'altro 'maestro'), di filosofare per mezzo del cinema, usando cioè il cinema come porta d'accesso di servizio alla storia della cultura. (Non a caso osservazioni spesso acute e convincenti, in merito a singole opere o autori, vengono proprio da quegli intellettuali che pur non avendo il 'senso del cinema' - che non è nulla di metafisico ma semplicemente il frutto della frequenza collo schermo - hanno però vissuto di prima mano quella storia della cultura contemporanea in cui purtroppo solo raramente il cinema occupa un posto di rango•. Non per sue insufficienze ontologiche ma per le particolari pressioni e mortificazioni cui è sottoposto.) La zona aurea del libro - a parte le magistrali analisi dei film scespiriani, che costituiscono una sorta di volume nel volume - è la seconda, Fondamenti antiquati alla distinzione estetica dei linguaggi. Il quale libro, diciamo subito, avrebbe dovuto esser nettato di un gruzzoletto di pagine allo scopo di snellirlo e di evitare cosi alcune fastidiose ripetizioni e squilibri (comprensibili col fatto che gran parte dei paragrafi costituivano saggi nati in océasioni diverse) che risaltano anche sul piano stilistico: una prosa a volte troppo zeppa e affollata dove gli argomenti e le definizioni si accavallano e l'aggettivazione, sempre vivace e mobilissima, finisce coll'appesantire Il concetto: cosa dovuta al vero e proprio assedio cui Baldelli sottopone il testo. Vediamo adesso la poetica di Baldelli, quale risulta dalla generalizzazione dei criteri che regolano la sua critica in atto e ne costituiscono lo smalto; a tal uopo ricorreremo a un vezzo caratteristico delle sue pagine: quella enumerazione di 'idee base' che funge quasi da memorandum da tenere fronte al testo e da arricchire man mano che il testo stesso rivela i suoi tesori, segno primario di una critica, di una poetica critica, che si viene costituendo col rispondere ai quesiti posti dalle opere concrete e non col sovrapporre i propri corollari ' prestigiosi ' alle opere stesse, quasi che la critica venisse prima delle opere. In breve: 1) Inanità della teoria delle e parentele>. Mikhail Romm viene colto in flagrante mentre nell'Indicare l'esistenza di elementi - il montaggio - connaturati al cinema come alla e grande letteratura> non fa altro che riferirsi a una specifica sezione della letteratura europea - quella ottocentesca - e, parallelamente, a una sua idea del creare cinematografico - ac- - 23
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