• Pio BALDD.LI, Film e opera letteraria, Padova, Marsilio, 1964. crr. anche, recenti: G1ANS1RO FERRATA, Critica cmematogra/1ca e critica letteraria, Monza, Cinestud10 n. 9, 1964; ISTVÀN NEMESKURTY, Immagine, tempo, movimento, Bianco e Nero n. 7, luglio 1964; V1KTOR SKLOVSKIJ, Forma e materiale nell'arte, Rassegna Sovietica n. 3, luglio-settembre 1964. Non mi pare sta andato al di là di una divulgazione, un po· boriosa, del principi estetici di della Volpe Il convegno cc cinema e linguaggio » organizzato dalla redazione di Filmcritica <Atti su Filmcritica n. 143144, marzo.aprile 1964) su cui crr. le giuste riserve di GIANNI Ton, Il linguaggio della crisi e la crisi dei linguaggi, Cinema 60 n. 41, maggio 1964. 22 - teatro diverrebbe cosi « eterno >). Al cinema viceversa spettano còmpiti distinti da quelli del teatro ma, e qui Lukàcs sbaglia, gerarchicamente inferiori per sua stessa natura: e lo spettacolo cinematografico ha carattere ricreativo, di amusement - del divertimento pili sottile e raffinato o pili grossolano e primitivo; esso non soddisfa fini di edificazione o di elevazione spirituale>. Lukàcs castra cosi in partenza le virtualità del cinema, dimezzandone la dignità. Affascinato dal movimento e dai ritrovati di cui traboccano i film di quegli anni ( e le sfere per giocare ai birill! si ribellano improvvisamente ai giocatori e cominciano a dar loro una caccia spietata per monti e pianure, guadando fiumi, attraversando ponti, inerpicandosi su per ripide scale, finché finalmente sono prese in consegna dai bir!lli, diventati a loro volta vivi>) egli lamenta che non sia ancora venuto un e poeta> capace di interpretare e di ordinare queste immagini che e ci giungono da un mondo simile a quello di Hofmann o di Poe > e e di redimere la loro fantasticità, che ora è puramente tecnica ed accidentale, in significatività metafisica, in purezza di stile>. Il cinema dovrebbe cosi installarsi al pianterreno del teatro, dedicandosi a quanto occupa inutilmente le scene senza costituire il vero teatro, e quella che è la sua vocazione autentica: la grande tragedia e la grande commedia. Anche se oggi ciò accade ancora di rado, il divertimento, che sul palcoscenico fu sempre condannato alla rozzezza a causa dell'incompatibilità tra i suoi contenuti e le forme dello spettacolo drammatico, potrebbe trovare nel cinema una forma interiormente adeguata e realmente artistica>. Si tratta di un notevole fraintendimento del cinema, comprensibile data l'epoca in cui il saggio fu scritto e che, del resto, Lukàcs condivise con altri ingegni del tempo. U na critica cinematografica moderna, sincronizzata colle esigenze e le diffuse aspettative del nostro clima culturale (ogni tempo ha i suoi problemi specifici che la critica riflette addossandosi, di volta in volta, responsabilità e funzioni diverse) non credo possa prescindere dall'ultimo libro di Pio Baldell!, Film e opera letteraria•. Una critica cioè libera da feticci vecchi o nuovi, sgangherati o raffinati, e immune dal e demone dell'analogia> (scriveva Renato Serra: e quel che interessa, cosi ai lettori come ai critici, è il valore generico, il nome, l'inquadratura, le formule astratte che poi, bene o male si adattano sempre: alla personalità, alla luce esatta, alla impressione sincera dei particolari nes-
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